Perché il Pil europeo sta crescendo più rapidamente di quello Usa

I dati pubblicati di recente sulla crescita del Pil nel primo trimestre del 2025 dei diversi Paesi avanzati, in controtendenza rispetto al passato, sono una buona notizia per l’Europa. Ciononostante, aspetterei prima di stappare lo champagne, incluso in Italia. Cosa è successo e cosa resta preoccupante? Partiamo degli Stati Uniti. Il dato sul tasso di crescita nel primo trimestre rispetto a quello precedente, ampiamente pubblicizzato dai media, è stato del meno 0,3%. Gli americani, tuttavia, pubblicano dati annualizzati, ossia dati che indicano quanto varierebbe il Pil in quattro trimestri cumulati se si mantenesse la stessa velocità di crescita del trimestre osservato. La caduta effettiva del Pil tedesco è stata più bassa, dello 0,07%. Si tratta comunque di un brusco cambiamento rispetto ai trimestri precedenti, in cui l’economia a stelle e strisce stava espandendosi a un tasso dello 0,6-0,8% al trimestre. E, al contrario di quanto qualcuno ha sostenuto, non si tratta di una frenata puramente “contabile” . Ha invece contribuito il clima di incertezza innescato dalle politiche della nuova amministrazione americana e, probabilmente, l’attenuarsi di un ciclo favorevole che durava ormai da diversi trimestri. Sia come sia, per la prima volta da parecchio tempo, il Pil dell’Eurozona è cresciuto più rapidamente di quello americano: abbiamo fatto lo 0,4%, più o meno la velocità che ormai manteniamo da inizio 2024, dopo un 2023 davvero deludente. A cosa è dovuta questa ripresa? In parte ha contribuito l’allentamento della stretta monetaria che era stata necessaria per frenare l’inflazione: i tassi di interesse della BCE sono scesi di quasi 2 punti percentuali da fine 2023. L’economia tedesca nel primo trimestre del 2025 ha poi ripreso a crescere, forse per la prospettiva, di una solida vittoria della CDU alle elezioni di febbraio. Il problema è che il clima di stabilità che sembrava essere stato creato dai risultati elettorali è stato ora sconvolto dalla bocciatura di Merz nella prima votazione del Bundestag: la Germania viene rigettata, se non ancora nel caos politico, in una situazione di grande incertezza. E l’Italia? Il tasso di crescita del trimestre è stato soddisfacente, lo 0,3%, il più alto da due anni, anche se, ad essere pignoli, ci ha aiutato un po’ di arrotondamento . L’obiettivo originale del governo per la media annua di crescita del Pil nel 2025 resta però molto lontano; se il Pil continuasse a crescere per il resto dell’anno allo stesso ritmo del primo trimestre, finiremmo in media annua allo 0,8% su dati corretti per il numero di giorni lavorativi. Tenendo conto che quest’anno abbiamo meno giorni lavorativi del 2024, ne risulterebbe una crescita effettiva dello 0,6-0,7%, in linea col nuovo e più modesto obiettivo del governo pubblicato nel recente Documento di Finanza Pubblica. Insomma, non c’è troppo da festeggiare. Chi dovrebbe essere contenta è invece la Spagna, che continua a inanellare robusti tassi di crescita trimestre dopo trimestre. Ha fatto lo 0,6% nel primo trimestre dell’anno e il 2,8% rispetto a un anno fa. L’altra “tigre iberica” degli ultimi anni, il Portogallo, ha avuto una caduta del Pil di mezzo punto percentuale, ma questo risultato va interpretato alla luce di uno spettacolare quarto trimestre del 2024, quando il Pil era cresciuto dell’1,4% rispetto al trimestre precedente. Nell’anno la crescita resta ottima: 1,7%. Non ci sono ancora dati per il primo trimestre per la Grecia, ma le aspettative restano positive. Nel Sud Europa è solo l’Italia che resta ferma allo zerovirgola. E il nuovo shock politico in Germania certo non aiuterà il nostro settore manifatturiero, che resta molto integrato con quello tedesco.

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Carlo Cottarelli