Mutui, tra taglio Bce e effetto dazi il variabile prepara il sorpasso

Buone nuove, per i possessori di mutui, dalla Bce: le incertezze sull’economia sono più forti dei timori di inflazione , quindi altra sforbiciata dei tassi d’interesse. E altro ossigeno per le rate mensili dei mutui a tasso variabile. Le prospettive poi – leggendo tra le righe delle dichiarazioni di Christine Lagarde – sono di ulteriori discese del costo del denaro: la maggior parte degli esperti ne prevede altri due, se non tre, entro la fine dell’anno. E quindi altre buone notizie per chi un mutuo non ce l’ha e lo vuole accendere nei prossimi mesi. Il settimo taglio del tasso di deposito da parte della banca centrale europea porta un risparmio della rata mensile sui mutui variabili di circa 17 euro, prendendo come esempio un contratto medio : Facile.it e Mutui.it hanno stimato che la rata passa dagli attuali 640 euro a 623 euro. Era oltre 750 euro alla fine del 2023, al termine insomma del biennio di forte risalita dei tassi voluto da Lagarde per raffreddare l’inflazione galoppante di quel periodo. Ora, il tasso di deposito è sceso al 2,25%, quasi la metà del 4% raggiunto tra fine 2023 e prima metà del 2024. Con la graduale discesa dell’inflazione, la BCE ha iniziato la sua opera di abbassamento dei tassi che potrebbe continuare. Stando ai Futures, l’Euribor a 3 mesi dovrebbe passare dal 2,07% di giugno 2025 all’1,76% di dicembre 2025, per poi stabilizzarsi. Se queste previsioni fossero corrette, la rata del mutuo standard preso in esame arriverebbe, entro dicembre 2025, a 598 euro, con un risparmio di circa 42 euro rispetto ad oggi, per poi fermarsi. Ci sono o si intravedono effetti dei dazi sui mutui? “Guardando al mercato dei mutui, l’effetto ad oggi più evidente innescato dalle politiche trumpiane si è visto sui tassi fissi – spiega a Sky TG24 Andrea Polo, Chief Communication Officer di Facile.it –: ad inizio aprile, l’introduzione dei dazi reciproci, poi sospesi per 90 giorni, ha fatto crollare le borse mondiali scatenando un effetto a catena che ha contagiato il mercato obbligazionario americano, il quale, complice la vendita in massa di treasury da parte della Cina, ha visto schizzare i propri rendimenti. L’aumento dei rendimenti dei titoli obbligazionari americani ha trainato anche quelli europei, a cui è agganciato l’IRS, il tasso di riferimento dei mutui fissi, e questo ha comportato in alcuni casi un lieve aumento anche dei tassi finali proposti alla clientela. Si tratta di un aumento di pochi punti base che, peraltro, sta rientrando negli ultimi giorni, ci spiegano gli esperti che abbiamo contattato. La situazione è in continua evoluzione, ma le condizioni restano comunque favorevoli”, conclude Polo. Altro aspetto da tenere d’occhio, per chi sta comprando casa e deve aprire un mutuo: il gap, la differenza di prezzo, tra tasso fisso e tasso variabile si sta riducendo sempre di più. Per i nuovi contratti a tasso fisso, le migliori offerte sul mercato si attestano a circa il 2,2%; per i variabili al 2,6%. La forbice era molto più ampia fino a qualche mese. “Entro pochi mesi il variabile dovrebbe tornare a scendere sotto il fisso, dopo un periodo di anomalia in cui è costato di più – ha spiegato a Sky Tg24 Business Matteo Favaro, di Mutuionline – e quindi sarà più appetibile: entro la fine dell’estate dovrebbe tornare sotto, diventando una soluzione molto interessante per i consumatori. Questo sta incidendo anche sulle surroghe: sono state concentrate, nel 95% dei casi, nel passaggio dal variabile al fisso. Questo strumento è in netta ripresa, circa il 31% dei contratti di mutuo in questa fase sono delle surroghe, e arrivano soprattutto da clienti che hanno sottoscritto il mutuo in anni recenti, quando i tassi erano più alti rispetto agli anni precedenti; oppure – ha concluso Favaro – sono mutuatari che arrivano da tassi variabili e hanno subìto la salita delle rate nel biennio 2022-23, quindi cercano di passare la tasso fisso. Più difficile invece la surroga per i mutui più vecchi, perché è più difficile trovare offerte allettanti sul mercato”. Insomma, chi è oggi alle prese con la richiesta di un mutuo, quale tasso dovrebbe scegliere? Il fisso, dati alla mano, è, seppur di poco, ancora il più conveniente. Presto, però, le cose potrebbero cambiare, come conferma ancora Polo: “Sicuramente il clima di incertezza economica causato anche dai dazi avrà un impatto importante e, in parte, lo ha già avuto con ripercussioni rilevanti soprattutto sull’IRS . La sua risalita potrebbe portare, a breve, ad avere offerte sui tassi variabili più convenienti rispetto a quelle legate al tasso fisso”.

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