Redditi, salari, ricchezza: il declino delle condizioni degli italiani in 6 grafici

Il rischio è quello di ripetersi. Il problema è che a ripetersi è la realtà. O meglio i segnali che arrivano sotto forma di alcuni indicatori. Da tempo, da qualche anno, quelli relativi all’Italia vanno nella stessa direzione, che non è proprio desiderabile. E ad ogni aggiornamento, l’ultimo sulle “Condizioni di vita e reddito delle famiglie” pubblicato dall’Istat lo scorso 26 marzo per esempio, la storia si replica. O quasi. I redditi Il caso più eclatante di questa storia infinita sono i redditi reali, ovvero aggiustati per l’inflazione. Nel 2023, ultimi dati disponibili, risultano ancora inferiori al 2003, quando al cinema sbancava “Alla ricerca di Nemo”, alla radio imperversava “Gocce di memoria” di Giorgia, alla guida del Paese c’era il secondo governo di Silvio Berlusconi, il presidente degli Stati Uniti era George W. Bush Jr.. Tante cose sono cambiate nel frattempo e non necessariamente in meglio. Stessa cosa possiamo dire per le entrate delle famiglie italiane che si sono ridotte: sono il 12% inferiori al 2003, ci informa l'Istituto italiano di statistica. Ma c’è di più. Se l’approdo, il punto finale, non è felice, anche la traiettoria che i redditi reali hanno seguito in questo periodo non induce ottimismo. Basta guardare la linea del grafico qui sopra. I redditi sono diminuiti quasi ininterrottamente fino alla metà del secondo decennio del secolo, con la discesa che è diventata più ripida a seguito della grande crisi finanziaria del 2008. A partire dal 2015, punto più basso, sembravano aver ripreso a salire ma gli ultimi anni hanno visto un’ulteriore contrazione. Insomma, la crescita, intesa come fenomeno stabile e duraturo, si è fermata sul nascere. E le tasche degli italiani restano più vuote rispetto ad inizio millennio. Eppure non funziona così dappertutto. Altrove i redditi reali salgono o restano quantomeno stabili. Per la verità, accade quasi ovunque in Europa. Secondo Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, Grecia, Italia e Austria sono gli unici tre Stati Ue in cui il reddito disponibile reale delle famiglie nel 2023 era più basso rispetto al 2008. Se il paragone si fa con il 2005, restano solo Grecia e Italia. Certo, nelle maggiori economie europee, come Francia, Spagna e Germania, la crescita non è sensazionale negli ultimi 15 anni . Ma pur sempre di segno più si è trattato, così come per la media dei ventisette Paesi Ue e per quasi tutti gli altri stati membri. Salvo, appunto, Italia, Grecia e Austria. Salari e patrimonio Insomma, il Belpaese non se la passa tanto bene e non da oggi e nemmeno da ieri. E’ un po’ che va così, dicevamo. E, dicevamo anche questo, è una storia che si ripete. Perché se nell’ultima pubblicazione di Istat si parla di redditi, in precedenza era toccato ai salari. Gli stipendi, quelli reali, puntano anch’essi verso il basso. Nel 2023, ci aveva già informato l'Istituto di statistica qualche mese fa, quelli italiani erano ancora più bassi rispetto al 2013, anche questo caso unico tra i maggiori Paesi europei. E se le buste paga, da cui proviene la maggior parte del reddito familiare, calano, le famiglie non hanno molta scelta. Se vogliono mantenere il medesimo stile di vita, sono costrette o ad indebitarsi o ad attingere ai risparmi e dunque intaccare la propria ricchezza. Che infatti è in calo anche quella, come avevano sottolineato in precedenza sempre Istat e Banca d’Italia. Il patrimonio complessivo delle famiglie tricolori, sempre in termini reali ricordiamo, risulta infatti inferiore oggi a quanto non era nel 2005. Povertà e diseguaglianza Il declino, insomma, è multiforme e le conseguenze di queste tendenze si fanno sentire. Nell’ultimo decennio la povertà nel nostro Paese è in crescita. Soprattutto quella assoluta, una misura che comprende tutte le famiglie che non possono permettersi una soglia definita di beni e servizi. Ma sale anche, seppur con un aumento meno pronunciato, la povertà relativa, che include i nuclei familiari il cui reddito sia inferiore al 60% del reddito mediano. E se i redditi, i salari e il patrimonio degli italiani, sempre in termini reali, si assottigliano anno dopo anno, non tutti però sono affetti da queste tendenze allo stesso modo. L'arretramento colpisce maggiormente i segmenti meno abbienti della popolazione e porta ad un aumento delle diseguaglianze. Come si legge nell’ultimo rapporto Condizioni di vita e reddito delle famiglie, il divario tra il quinto più ricco delle famiglie e il quinto più povero si è allargato dal negli ultimi 16 anni. Nel 2023 il 20% più facoltoso si aggiudicava una quota di reddito complessivo 4,5 volte superiore al 20% più indigente. Questa fetta è cresciuta al 4,8 nel 2023. Le diseguaglianze maggiori di verificano al Sud, dove i più ricchi incamerano 5 volte i redditi dei più poveri. La crescita maggiore nel periodo considerato si verifica invece nel Centro Italia dove si passa da un rapporto di 3,8 a 4,5, sempre a favore degli abbienti. E anche questa, possiamo dire, è una storia già sentita.

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