La nuova geografia della diseguaglianza: miliardari in ascesa e povertà stagnante

Il rapporto Oxfam 2025, presentato come ogni anno in concomitanza con il World Economic Forum di Davos, delinea ancora una volta un quadro drammatico della distribuzione della ricchezza a livello globale. Se da un lato una fetta sempre più piccola della popolazione accumula fortune impressionanti, dall’altro miliardi di persone continuano a lottare contro condizioni di estrema povertà. È un contrasto che mette in luce un sistema economico non solo iniquo ma anche incapace di risolvere il problema, se non addirittura portato ad aggravare ulteriormente tali disuguaglianze. Secondo i dati Oxfam, nel 2024 la ricchezza complessiva dei miliardari è aumentata di 2.000 miliardi di dollari, mentre quasi la metà della popolazione mondiale sopravvive con meno di 7 dollari al giorno. Questa disparità, secondo l’organizzazione, è il frutto di un modello economico che premia rendite di posizione, eredità e poteri monopolistici, invece di premiare il merito e la produttività. Una situazione aggravata da sistemi fiscali e sociali poco efficaci nel ridurre i divari: il più classico “piove sul bagnato”. Il paradosso italiano: un Paese dalle fortune invertite L’Italia, pur non essendo il caso più drammatico a livello mondiale, rappresenta un esempio emblematico di come le disuguaglianze globali trovino riscontro sul piano nazionale. Nel nostro Paese, il 5% più ricco possiede quasi la metà della ricchezza complessiva, mentre la metà più povera deve accontentarsi di appena il 7,4%. Questa sproporzione incide profondamente sulla vita quotidiana di milioni di italiani, alle prese con costi dell’abitazione, dell’energia e dei beni di prima necessità in costante crescita. Un ulteriore elemento critico è che oltre il 60% della ricchezza dei miliardari italiani deriva da patrimoni ereditati. Ciò sottolinea quanto per Oxfam sia urgente implementare politiche di redistribuzione delle risorse e promuovere una maggiore equità sociale. Il rischio, altrimenti, è di vedere i patrimoni dei più abbienti crescere senza sosta, mentre un numero sempre più ampio di persone rimane intrappolato in una spirale di difficoltà economiche. Diseguaglianze globali e moderno colonialismo economico Allargando lo sguardo, il rapporto Oxfam evidenzia come i Paesi del Nord continuino a trarre enormi benefici dallo sfruttamento del Sud del mondo, estraendo ogni anno quasi 1.000 miliardi di dollari attraverso meccanismi finanziari e commerciali iniqui. Questo sistema di dipendenza strutturale aggrava ulteriormente le disuguaglianze a livello internazionale. Un esempio lampante è quello della Nigeria, dove gli interessi sul debito pubblico superano il 50% delle entrate statali, riducendo drasticamente la capacità di investire in settori chiave come istruzione e sanità. In questo modo, lo sviluppo sostenibile viene ostacolato e la povertà rischia di perpetuarsi. Senza contare che, pur costituendo il 90% della forza lavoro globale, i lavoratori del Sud ricevono appena il 21% del reddito complessivo mondiale, con salari spesso inferiori dell’87% rispetto a quelli dei Paesi del Nord. Le conseguenze sociali ed economiche delle disuguaglianze Come già accennato guardando al caso italiano, la concentrazione estrema della ricchezza non ha solo ripercussioni macroeconomiche, ma innesca profonde fratture sociali. Pensiamo a chi fatica a pagare l’affitto o a garantire un pasto caldo alla propria famiglia, mentre assiste all’acquisto speculativo di interi edifici che rimangono vuoti. Tali squilibrio alimenta tensioni, mina la fiducia nelle istituzioni e riduce il senso di comunità. Le disuguaglianze, ci ricorda Oxfam, non sono un fenomeno inevitabile, ma la conseguenza di scelte politiche ed economiche ben precise. Se vogliamo garantire un futuro in cui ogni persona possa vivere con dignità e avere opportunità reali, è urgente agire ora. Ridurre la forbice tra i pochi che possiedono moltissimo e la moltitudine che fatica a sopravvivere è una questione di giustizia, ma anche una precondizione per lo sviluppo di società più stabili, coese e resilienti. Un futuro da costruire Come ogni anno, il rapporto non si limita però alla ola denuncia, ma delinea anche possibili vie di cambiamento, immaginando un futuro fondato su una maggiore giustizia sociale. Tra le proposte troviamo l’adozione di una tassazione maggiormente progressiva, il contrasto ai privilegi fiscali delle grandi multinazionali e maggiori investimenti in servizi pubblici, quali sanità, istruzione e alloggi accessibili. È un appello a considerare l’equità come motore per una società più giusta e sostenibile. Pensiamo a un mondo in cui le risorse dei più abbienti vengano destinate a finanziare scuole, ospedali, abitazioni a prezzi equi e una transizione ecologica che non lasci indietro nessuno. Secondo la visione di Oxfam, queste misure non sono un’utopia, ma rappresentano un passo necessario per garantire a tutti la possibilità di condurre una vita dignitosa e per scongiurare un peggioramento di quelle disuguaglianze che, in definitiva, rischiano di mettere a repentaglio la tenuta stessa del tessuto sociale.

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