Bollicine, il Prosecco batte lo Champagne

Conclusa la stagione dei brindisi natalizi, ricomincia probabilmente quella di Spritz, Kyr royale, Bellini e Mimosa. Che lo si preferisca nella versione più raffinata francese o nelle altre tante varianti locali più o meno rinomate, le bollicine sono, infatti, uno dei patrimoni che più connotano l’Europa. Anche nell’export. La conferma arriva da dati appena pubblicati da Eurostat sulla produzione di vini spumanti dei Paesi Ue per il 2023 e il commercio con i Paesi extra-Unione. E l’Italia è la locomotiva, almeno in termini di volumi, del continente grazie soprattutto al Prosecco, ma non solo. Un treno, quello degli spumanti europei, che ha però rallentato leggermente il passo rispetto al 2022. Un mercato al limite dell’ossimoro, florido ma in sofferenza. Nel 2023, in tutta l’Unione europea sono stati prodotti 1 miliardo e 496 milioni di litri di vino spumante da uve fresche. Un dato complessivo in calo dell’8 per cento rispetto all’anno precedente ma che rimane nella traiettoria di crescita rispetto al periodo pre-2022. L’Italia rimane il principale produttore, con 638 milioni di litri venduti, più del doppio della Francia . Seguono la Germania - patria delle bollicine almeno per quel che riguarda il consumo - e la penisola iberica . La varietà di spumante più vinificata è il Prosecco, seguito dallo Champagne. Ma sono tante le varietà - non tutte distinte nel report Eurostat - che compongono l’offerta europea di bolle. La Cava catalana, ad esempio, o il Sekt tedesco. E un ruolo sempre più da protagonista se lo sta ritagliando anche l’Asti spumante, nelle due versioni secco e dolce. Import-export, 1 a 99 La bilancia import-export sancisce il marchio Ue dei vini spumanti. Cinque milioni di litri importati nel 2023 contro i 600 milioni finiti oltre i confini dell’Unione. L’1 per cento di import e 99 di export. Anche il dato assoluto delle esportazioni è in calo rispetto al 2022 della stessa percentuale di quello della produzione , e anche in questo caso resta comunque superiore alla media degli anni precedenti. La buona notizia per l’economia nazionale è che quasi la metà dei litri di bollicine esportati in altri continenti è italiana, col Prosecco che ha venduto 265 milioni di litri e l’Asti spumante quasi 30 milioni. Di Champagne sono volati oltre confine 91 milioni di litri, di Cava 60 milioni e il resto è attribuibile ad altre etichette, contrassegnate o meno con la Denominazione di origine o l’Indicazione geografica protette. Rispetto a 5 anni fa, tutti gli spumanti più prestigiosi hanno incrementato i numeri delle esportazioni: nel 2019 di Asti spumante erano stati esportati 25 milioni di litri, di Cava 52, di Champagne 82 e di Prosecco 207 milioni di litri. Crisi climatica e Cava Il calo rispetto al 2022 è probabilmente da attribuire a fenomeni climatici estremi che hanno portato alla minor resa soprattutto dei vigneti più nobili, quelli con un disciplinare più rigido che non ammette eccezioni. Nonostante le prime stime delle vendite di bollicine italiane nel 2024 appaiano incoraggianti, la crisi climatica è sull’agenda di tutti i produttori di spumanti che stanno cercando di correre ai ripari, sebbene non sia facile proteggere terroir delicati e dagli equilibri sempre più precari. La situazione più preoccupante al momento è quella della prolungata siccità che negli ultimi tre anni ha colpito la Catalogna, con il razionamento idrico che ha stressato i vitigni. Negli ultimi anni la produzione spagnola è progressivamente calata, nonostante l’aumento delle esportazioni, e per il 2024 le previsioni indicano una contrazione di circa 50 milioni di litri rispetto al 2023, perché il raccolto di quest’anno non ha garantito quantità e qualità sufficienti. Le piogge primaverili, fortunatamente, hanno salvato l’esistenza di alcune zone produttive nei dintorni di Barcellona che erano a rischio.

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