Pensioni, chi riceve gli assegni più alti?

Nel 2023 in Italia sono state erogate 22,9 milioni di prestazioni pensionistiche a oltre 16 milioni di persone, per una spesa complessiva di 347 miliardi di euro. Sono questi solo alcuni dei dati contenuti nel resoconto annuale pubblicato in ottobre da INPS. Il numero di prestazioni e di pensionati è aumentato in egual misura dello 0,6% rispetto alle 22,8 milioni di pensioni e ai 16,1 milioni di pensionati dell’anno precedente, mentre la spesa complessiva è aumentata del 7,7% rispetto ai 322 miliardi del 2022. L’anno scorso, la spesa per le pensioni ha pesato per il 15,3% sul PIL, una delle percentuali più alte d’Europa: secondo gli ultimi dati di Eurostat disponibili, nel 2021 ci batteva solo la Grecia con oltre il 16% di spesa in relazione al PIL, mentre la media europea si attestava intorno al 13%. Il numero di pensioni è più alto del numero di persone che le ricevono perché quasi un terzo dei beneficiari ne percepisce due o più. Nello specifico, il 24,1% ne percepisce due, il 6,7% tre e l’1,2% quattro o più. Più della metà delle pensioni erogate nel 2023, il 53,7%, è stata per la vecchiaia, il 19,8% di tipo assistenziale, il 19,7% per i superstiti, il 4,1% di invalidità e il 2,7% di tipo indennitario. Guardando tuttavia ai volumi di spesa, la distribuzione cambia sensibilmente, con una sproporzione in favore delle pensioni di vecchiaia: quasi i tre quarti sul totale dei 347 miliardi spesi nel 2023, il 73,2%, è andato a pagare queste ultime, il 13,7% quelle ai superstiti il, l’8% quelle di tipo assistenziale, il 3,8% quelle di invalidità e l’1,2% quelle di tipo indennitario. L’importo medio lordo annuale corrisponde a 20.662 euro per le pensioni di vecchiaia, 14.142 euro per le pensioni di invalidità, 10.533 euro per le pensioni ai superstiti, 6.796 per quelle di tipo indennitario e 6.139 per quelle di tipo assistenziale. Guardando ai pensionati per classe di reddito, calcolato come somma di tutte le prestazioni percepite , vediamo come il 10,5% dei pensionati percepisca fino a 500 euro al mese, il 19% tra i 500 e i 1000 euro, il 18,5% tra 1.000 e 1.500 euro e il 52% più di 1.500 euro al mese. Osservando le differenze di genere, emerge che nelle fasce di reddito oltre i 1.500 euro mensili ci siano più uomini che donne: il 62,1% contro il 42,5%. La distribuzione geografica e demografica Le regioni del nord hanno di gran lunga la quota più alta di pensionati, quasi 11 milioni , mentre al sud se ne contano poco più di 7 milioni e al centro circa 4 milioni e mezzo . Relativamente alla spesa, le proporzioni favoriscono leggermente il nord, dove l’INPS spende 176 miliardi , mentre al sud 96,5 e al centro 72 . Al nord gli importi medi delle pensioni sono più elevati del 7,7% rispetto al resto d’Italia. Questi dati tuttavia - sia quelli relativi al numero di pensionati, sia quelli agli importi - rispecchiano la distribuzione demografica e di reddito del Paese: al nord, infatti, vivono più persone e i redditi sono più alti. Guardando infine alla distribuzione delle pensioni in base al sesso e all’età, i dati INPS mostrano una prevalenza di percettori uomini in tutte le classi d’età fino ai 74 anni. Tra i pensionati di età compresa tra i 75 e i 79 anni, le percentuali di uomini e donne sono invece quasi identiche, mentre nella classe degli ultraottantenni c’è una netta prevalenza di donne rispetto agli uomini, con un distacco di 10 punti percentuali: il 33% delle donne che ricevono una pensione appartengono a questa classe d’età, contro il 23% degli uomini. Tuttavia, dai 55 anni in su, gli importi medi percepiti dagli uomini sono sempre più elevati di quelli delle donne.