Pensioni, il traguardo si allontana: più a lungo al lavoro

Fino al 1993 un operaio e un impiegato potevano tagliare il traguardo della pensione di vecchiaia a 60 anni . Da allora in poi l’età si è progressivamente innalzata. Fino al 2010 bastavano 65 anni e oggi ne occorrono 67 . Dal 2027 a questa soglia bisognerà aggiungere tre mesi, per aumento progressivo che nel 2051 arriverà a 69 anni e sei mesi. Insomma, per chi è nato dal 1960 in poi l’orizzonte si allontana ed è assai probabile che i più giovani, alle prese con carriere zoppicanti e contributi a singhiozzo, dovranno attendere i 70 anni per godersi l’assegno dell’Inps. Età pensionabile e speranza di vita vanno a braccetto Ma perché la meta è sempre più distante? È una questione di soldi: per evitare che il costo della previdenza diventi insostenibile la legge lega l’età pensionabile all’aspettativa di vita, cioè alla probabilità di rimanere a questo mondo dopo aver raggiunto i 65 anni. Il meccanismo si chiama “indicizzazione dell’età pensionabile” e procede in modo automatico: ogni due anni si aggiungono tre mesi al requisito anagrafico. Sempre che la speranza di campare di più aumenti. Col Covid stop all'aumento delle soglie Durante la pandemia di Covid i tanti decessi nella fascia più anziana della popolazione avevano abbassato questa aspettativa, ma ora siamo tornati ai livelli del 2019. Così l’Istat ci dice, per esempio, che nel 2029 per l’assegno di vecchiaia saranno necessari 67 anni e sei mesi: non più 67 e un mese come s’ipotizzava in precedenza. Lo scenario, dunque, è cambiato. E a delinearne la fisionomia sono diversi fattori. Italiani sempre più anziani e nascite in calo L’invecchiamento della popolazione, innanzitutto. Nel 2023 gli italiani con più di 65 anni erano il 24,4 per cento, una quota che salirà al 27,7 nel 2031 e al 34,5 per cento nel 2050. C’è poi il calo delle nascite: “Se oggi per ogni giovane fra 0 e 14 anni – sottolinea l’Istat - ci sono due anziani sopra i 65 anni, il rapporto salirà a 2,5 nel 2031 ”. Tutto questo porterà a un minor numero di persone in età lavorativa . Meno migranti in futuro Infine, c’è da considerare gli stranieri. L’Ufficio di Statistica stima che i flussi migratori diminuiranno nei prossimi anni, col risultato che arriveranno meno persone in grado di contribuire alle casse dell’Inps. Chi può anticipare l'uscita dal lavoro Come detto, stiamo parlando della pensione di vecchiaia, con l’età standard che è superiore a quella effettiva in cui si esce dal lavoro. Nel nostro Paese si va in pensione, in media, poco sopra i 64 anni perché esistono diversi sistemi di anticipo. Chi ha versato tanti contributi, magari perché ha iniziato la carriera quando era molto giovane, può lasciare il posto a prescindere dal requisito anagrafico: per gli uomini servono 42 anni e 10 mesi di versamenti . Ci sono poi altre soluzioni, come Quota 103 , Opzione Donna e Ape Sociale per chi è svantaggiato o ha svolto mansioni usuranti. Incentivi a prolungare la carriera Non sappiamo se questi sistemi ci saranno in futuro. Il governo, preoccupato per i conti pubblici e la tenuta del sistema pensionistico, sembra andare nella direzione opposta, prevedendo già per l’anno prossimo incentivi per rimanere al lavoro più a lungo.

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