I numeri della produzione di energia negli Usa

La settimana scorsa abbiamo visto quali sono le fonti energetiche che alimentano il fabbisogno energetico dei Paesi europei. Oggi analizziamo invece l'approvvigionamento energetico degli Stati Uniti, fino a poco meno di due decenni fa il Paese che emetteva più CO2 al mondo . Al contrario dell’Unione europea, dal 2019 gli Stati Uniti hanno un surplus energetico, ovvero producono più energia di quanta ne consumano e non hanno dunque bisogno di importarne. Un risultato reso possibile da un mix di fattori: il crescente utilizzo del fracking, una tecnica che permette di estrarre gas naturale e petrolio in maggiori quantità e in maniera più efficiente; la rapida crescita delle rinnovabili, sempre più proficue e meno costose; e l’efficientamento dei consumi - il tutto sospinto da politiche mirate e investimenti pubblici. I dati sulla produzione di energia negli Usa Gli Stati Uniti, come l’Europa, sono ancora fortemente dipendenti dai combustibili fossili. Secondo uno studio di Usa Facts basato su dati della Energy Information Administration, nel 2023 il carbone, il gas naturale e il petrolio sono state le principali fonti di produzione energetica, rappresentando il 75% del totale. Dal 1984 al 2010 il carbone è stata la principale fonte di approvvigionamento, ma tra il 2008 e il 2023 la produzione di energia attraverso questo combustibile fossile è diminuita del 50% e attualmente rappresenta solo l’11,5% del totale. Oggi la maggior parte dell’energia statunitense - il 38,2% - è prodotta grazie alla combustione del gas naturale, mentre il petrolio rappresenta il 26,1% della produzione totale. Insieme, gas naturale e petrolio sono utilizzati per produrre quasi i due terzi dell'energia americana. Secondo Usa Facts, grazie soprattutto alle nuove tecniche di trivellazione, negli ultimi quindici anni la produzione di energia da gas naturale e di petrolio è cresciuta a ritmi eccezionali: dal 2008 al 2023 la prima è aumentata del 90% e la seconda del 153%. Ciò ha portato a un graduale abbassamento dei prezzi, che a sua volta ha contribuito a un aumento dei consumi da parte del comparto industriale. Nel 2023, le rinnovabili hanno contribuito solamente per l’8,2% della produzione energetica totale e il nucleare per una percentuale praticamente identica, l’8,1%. Nonostante l’energia prodotta attraverso le rinnovabili sia più che raddoppiata dall’inizio degli anni 2000 a oggi, rimane minoritaria. Nello stesso periodo quella nucleare è invece rimasta pressoché invariata. Considerato che il totale delle forniture energetiche dell’Unione europea - che include sia l’energia prodotta che quella importata - nel 2022 provenivano per il 32,3% da petrolio, per il 24,7% da gas naturale, per il 18,7% da fonti rinnovabili e per il 10,8% dal nucleare, il nostro continente è più avanti nella corsa al taglio delle emissioni, ma la strada è ancora lunga sia per l’Ue che per gli Stati Uniti.