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Pensioni, incentivi per restare di più al lavoro

Economia

Simone Spina

E' uno degli obiettivi del governo: bonus per spostare in avanti il traguardo della pensione. Si va verso la conferma di Quota 103 e degli altri sistemi di anticipo. All'orizzonte non ci sarebbe una stretta sulla rivalutazione degli assegni al carovita ma sembra lontano dai radar l'aumento degli assegni minimi. In progamma una spinta alla previdenza complementare

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Il governo non ha ancora scoperto le carte sulle pensioni. Ma ci sono diversi indizi nel Piano Strutturale di Bilancio, la cornice che disegna i conti pubblici per i prossimi anni. C’è, infatti, l’impegno a modificare i criteri per lasciare il lavoro. Non si parla di abbassare il requisito dei 67 anni di età fissato dalla legge Fornero ma di incentivare, a determinate condizioni, carriere più lunghe.

Premi a chi non lascia

In pratica, si tratterebbe di dare più soldi a chi decide di mantenere il posto pur potendo andare via. Si legge nel documento di Bilancio: "L’allungamento della vita lavorativa costituisce una necessità"; e quando si parla di pubblico impiego si precisa che "si prevede di rivedere e superare l'obbligatorietà di ingresso in quiescenza dei dipendenti pubblici definendo soluzioni che consentano un allungamento della vita lavorativa, permettendo alla Pubblica Amministrazione di trattenere le risorse ad elevato know-how e di conseguire un efficace passaggio di consegne."

Verso rinnovo Quota 103

Dovrebbe poi esserci la conferma degli anticipi esistenti (Quota 103, le agevolazioni per le donne e quelle per chi è in condizione svantaggiate con l’Ape Sociale). Tutte forme che comportano consistenti penalizzazioni, mentre sfuma l’idea (cara alla Lega) di uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

L'imperativo: far quadrare i conti

In generale, è una questione di denari. O di sostenibilità, come scrive l’Esecutivo, con la spesa pensionistica in crescita e il calo delle nascite che ha causato la perdita di 1,8 milioni di lavoratori in dieci anni. Con meno operai e impiegati c’è il rischio di non riuscire a pagare gli assegni di chi è già in pensione.

Rivalutazione salva, incognite assegni minimi

Il governo promette di non lasciare indietro nessuno, non parla di una ulteriore stretta sulla rivalutazione degli assegni al carovita (sceso dai picchi di qualche tempo fa) ma neanche di aumentare le pensioni minime.

Spinta alla previdenza integrativa

Annuncia invece di voler potenziare i fondi pensione, in modo che più persone, su base volontaria, mettano una parte dei loro guadagni – per esempio – in un’assicurazione. Tutte questioni ancora da definire e sulle quali si avranno maggiori chiarimenti man mano che si entrerà nel vivo della manovra.