Il rettore di Bologna sul caro affitti: “Gli studenti non sono una mucca da mungere”

“Bologna deve decidere cosa vuole essere, centro universitario o turistico. C’è una fetta di città che pensa che gli studenti siano solo una mucca da mungere.” Al Prof. Giovanni Molari, Rettore della più antica università del mondo occidentale - l’Alma Mater Studiorum nasce nell’anno 1088 - bastano poche parole per fare comprendere la misura del problema. “Torni dalle vacanze e come ogni anno il tema degli affitti e degli alloggi per gli studenti fuorisede è sul tavolo”, un’emergenza che, complice il cosiddetto fenomeno dell’overtourism, sotto le due torri è diventata strutturale. E le prospettive sono poco incoraggianti a guardare le classifiche. Nel rapporto stilato da Immobiliare.it l’affitto di una stanza a studenti o a giovani lavoratori a Bologna, aumentato nell’ultimo anno del 5%, è di 506 euro al mese. Città più cara d’Italia, seconda solo a Milano , davanti a Roma e Firenze . Rettore, la difficoltà degli studenti di trovare alloggi ha avuto ripercussioni sulle immatricolazioni per l’Università di Bologna? Un calo delle immatricolazioni c’è stato sul post Covid. Tenga conto che noi abbiamo circa 86mila domande ogni anno e prendiamo 26mila matricole. E quindi la contrazione degli iscritti, se c’è, è abbastanza contenuta perché la domanda è molto maggiore dei posti disponibili. Ma noi siamo sempre stati un ateneo con più del 50% degli studenti provenienti da fuori regione. I dati di quest’anno li avremo fra qualche mese ma l’anno scorso abbiamo avuto una riduzione poi compensata dall’aumento di studenti residenti in regione. Questo in parte è sicuramente dovuto al problema degli affitti. Quanto la preoccupa? Più che in termini di iscritti mi preoccupa soprattutto il messaggio che diamo. L’aumento del turismo a Bologna c’è stato. Io credo sia il caso che Bologna scelga se essere una città turistica o una città universitaria. Le due cose, dal mio punto di vista, sono conciliabili. Però bisogna dare una netta priorità al fatto che Bologna è una città universitaria. A Bologna l’Università è la città. E la città è l’Università. Ma lei da dove comincerebbe? Io posso dire da dove abbiamo cominciato noi, cercando di fare quello che non è nostro compito ovvero costruire studentati. A me hanno molto colpito le interviste di questi giorni in cui si dice ‘l’università deve fare di più’. L’università non costruisce alloggi. Non è compito nostro. Nonostante questo, siamo stati gli unici ad avere costruito alloggi a Bologna. In programmazione triennale edilizia abbiamo altri 800 posti letto in studentati e ne abbiamo già realizzati 1500. È chiaro che sono numeri piccoli per un’università da 100mila studenti, di cui il oltre il 60% su Bologna. Abbiamo fatto anche un innovativo piano per 600 borse di contributo affitti. Abbiamo avuto diverse idee in questi anni per cercare di attenuare il problema. Ma ovviamente sono gocce in quello che è il problema degli affitti su Bologna. Chi potrebbe aiutare, cosa segnerebbe una svolta? È il caso di intervenire sia a livello locale che nazionale controllando il turismo o gli alloggi per gli affitti brevi. Secondo me su questo si può e si deve fare di più. Ma perché, secondo lei, Bologna è in cima alle classifiche delle città in cui è difficile trovare una sistemazione agli studenti? Sicuramente in questi anni Bologna è diventata sempre più attrattiva. Sono aumentati tantissimo i voli verso questa città. La crescita del turismo ma non solo. È cresciuto anche il numero delle aziende che hanno portato consistenti stabilimenti nel territorio. Qui poi c’è il Tecnopolo. L’università stessa è cresciuta. Sono state tante le motivazioni che hanno portato a un aumento della richiesta di alloggi su Bologna. In questo momento si tratta di fare delle scelte. Per cercare di gestire tutto in maniera equilibrata. Cosa la colpisce della reazione degli studenti e del movimento di protesta delle tende che c’è stato anche qui? Sono proteste ampiamente giustificate e condivisibili finché restano nel perimetro della contestazione civile. Quando si superano questi limiti non sono più condivisibili perché io credo che il dialogo debba essere sempre civile. Molti bolognesi che prima affittavano agli studenti adesso scelgono i turisti, il problema è la corsa al guadagno? C’è quello ma c’è anche dell’altro. Le ultime stime fatte da Nomisma indicano 15mila alloggi sfitti a Bologna. Ci sono diversi fenomeni che portano a questi problemi. C’è una fetta della città che continua a pensare che gli studenti siano una mucca mungere. Ma è una concezione sbagliata. Gli studenti sono il futuro del nostro Paese, questa è la realtà. Quanto l’Università rimane motore di Bologna? L’Università è sempre stata motore di questa città. E continua ad esserlo. Non solo economico. Le varie iniziative che portiamo avanti lo testimoniano. Anche su temi complicati ma sui quali abbiamo le competenze per dare un contributo come quelli della Sanità, dei Beni culturali, dello Sport. Il nostro impegno è ampio. Guardando al futuro, la crisi degli alloggi per gli studenti si risolverà? È ottimista? Sono certo che ci siano degli strumenti per poterla migliorare e sono anche altrettanto sicuro di quello che noi possiamo fare per andare in questa direzione. Mi piacerebbe che ci fosse un aiuto un po’ da parte di tutta la città nello sforzo che stiamo facendo.