L'energia costa sempre meno, ma le aziende italiane pagano più delle altre in Europa

Nei primi quattro mesi del 2024 il prezzo medio dell’energia per le imprese italiane è sceso del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e del 70% rispetto al 2022. Nonostante ciò, i costi rimangono alti rispetto agli anni pre-pandemia. Questi i dati riportati dal CNA nell’Osservatorio energia 2024. Oggi, il prezzo dell’energia nei mercati all'ingrosso si aggira intorno ai 90 euro per megawattora: nei primi quattro mesi del 2023 costava 127 €/MWh e nello stesso periodo del 2022 aveva toccato la cifra record di 304 €/MWh, il 480% in più rispetto al 2019. Non ancora ai livelli pre-Covid I prezzi sono iniziati a crescere nel 2021, quando la ripresa economica dopo la pandemia da Covid-19 ha causato un’esplosione della domanda che ha messo pressione sulle catene di approvvigionamento, causando l’aumento dell’inflazione che ancora oggi stiamo vivendo. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 e la decisione dell’Unione europea di abbandonare l’abbondante ed economico gas russo ha provocato un ulteriore impennata dei costi. Nonostante l’abbandono congiunto del gas di Putin, quello italiano è stato uno dei mercati più colpiti dall’inflazione energetica. Durante il picco del 2022, le nostre imprese pagavano circa il 10% in più rispetto a quelle francesi, il 29% in più rispetto alle tedesche e addirittura l’80% in più di quelle spagnole. Queste differenze continuano a riscontrarsi anche sui prezzi attuali: rispetto ai nostri 90 €/MWh, in Germania si pagano 66 €/MWh, in Francia 54 €/MWh e in Spagna - dove il prezzo è addirittura sceso sotto il livello del 2019 - 37 €/MWh. Secondo il CNA: “Tale aspetto è riconducibile in larga parte alle carenze del mercato energetico italiano che, sulla scia della crisi energetica, non ha saputo creare i giusti correttivi per meglio efficientare il proprio funzionamento e mettere così un argine alle speculazioni che hanno caratterizzato la formazione dei prezzi sul mercato all’ingrosso”. Più penalizzate le piccole imprese Nel 2023 le imprese italiane con i consumi energetici minori hanno pagato le forniture energetiche il 14,5% in più rispetto alla media europea delle imprese nella stessa fascia di consumo. Una differenza che si assottiglia gradualmente con l’aumentare dell’energia consumata, fino ad arrivare a meno del 4% di scarto tra la media italiana e quella europea per le aziende più energivore. Sempre secondo il CNA: “Tra le ragioni di tale fenomeno è possibile individuare da una parte, la difficoltà delle piccole imprese ad accedere a migliori condizioni contrattuali di prezzo rispetto alle imprese più strutturate, meglio attrezzate per contrattare condizioni economiche più competitive”. In più, le grandi imprese sono avvantaggiate da un quadro normativo che facilita l’accesso a sconti sull’energia, mentre le piccole aziende sono penalizzate da un maggiore impatto in bolletta di tutti i costi che non riguardano il consumo di energia vero e proprio : rete di distribuzione, tasse e altri oneri vari.

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