Thailandia: 260 euro a cittadino, tra opportunità e rischi economici

La Thailandia, nel cuore del Sud-Est Asiatico, è al centro dell'attenzione globale grazie a un'iniziativa economica che potrebbe cambiare le sorti del Paese. Il nuovo governo, sotto la guida della giovane Paetongtarn Shinawatra, sta implementando un programma ambizioso chiamato "portafoglio digitale". La misura, originariamente proposta dall'ex Primo Ministro Srettha Thavisin, prevede la distribuzione di 10.000 baht a 50 milioni di cittadini, su una popolazione totale di 70 milioni di persone. L’espressione "helicopter money", coniata dall’economista Milton Friedman nel 1969, rende bene l’idea di una distribuzione di denari dalle istituzioni ai cittadini come se lanciati letteralmente da un elicottero. Sebbene l'immagine evocata possa sembrare positiva, le implicazioni economiche non lo sono sempre o almeno del tutto. I “soldi dall’elicottero”, infatti, potrebbero sì risvegliare un’economia in stagnazione, ma corrono anche il rischio concreto di alimentare l'inflazione e aggravare ulteriormente il debito del Paese in questione. L'obiettivo del “portafoglio digitale” è ovviamente quello di stimolare la crescita economica in un Paese che negli ultimi anni ha faticato a crescere. Il governo stima che l'iniezione di circa 13-14 miliardi di euro possa far crescere il Paese dell'1,2-1,6% nel primo anno. Il denaro sarà destinato principalmente alle piccole imprese locali, grazie a regolamenti che ne indirizzano la spesa. Inoltre, l'uso di una piattaforma digitale basata su blockchain dovrebbe promette di ridurre possibili truffe. Come ogni grande scommessa, anche questa iniziativa presenta però rischi significativi. Finanziando questa enorme spesa attraverso ulteriore debito, il governo potrebbe aggravare i conti pubblici della Thailandia. Inoltre, sebbene l'aumento dei consumi possa offrire un beneficio economico a breve termine, esiste il pericolo che l'inflazione possa sfuggire di controllo, soprattutto se la capacità produttiva interna non sarà in grado di soddisfare la domanda crescente. La Thailandia non è il primo Paese a sperimentare politiche simili, e gli esempi internazionali offrono preziose lezioni. Negli anni '90, il Giappone tentò di rilanciare la sua economia asfittica e in deflazione con sussidi in contanti, ma prima di vedere la crescita e l’inflazione reagire ci vollero decenni e sono in molti gli economisti a non dare il merito della “ripresa” a tali incentivi. Più recentemente, gli Stati Uniti hanno distribuito assegni ai cittadini durante la crisi finanziaria del 2008 e la pandemia di COVID-19. Sebbene queste misure abbiano fornito un sollievo immediato, hanno anche suscitato preoccupazioni circa l'inflazione e la sostenibilità a lungo termine di tali politiche. In Italia, nonostante non sia stata adottata una politica di “helicopter money” in senso stretto, sono stati implementati numerosi interventi una tantum che hanno avuto un impatto significativo sui conti pubblici. Tra i vari esempi, i bonus anti-inflazione, gli sconti sulla benzina e il Superbonus edilizio hanno rappresentato un importante esborso per le casse dello Stato. Questi interventi, concepiti per sostenere i consumi e stimolare l’economia, hanno avuto costi elevati, con il Superbonus che da solo ha superato ampiamente i costi del programma tailandese. Tuttavia, anche in Italia, queste misure hanno sollevato preoccupazioni circa la loro efficacia a lungo termine e l’impatto sul debito pubblico. Il programma del portafoglio digitale thailandese, quindi, mentre promette di stimolare la crescita economica a breve termine, andrà valutato poi nel lungo termine dalla capacità del governo di gestire i rischi associati allo stesso, tra cui l'inflazione e l'aggravamento del debito pubblico. Come dimostrano le esperienze di altri Paesi, trovare il giusto equilibrio tra stimolo economico e sostenibilità fiscale è una sfida complessa, che richiederà una gestione attenta e strategie di lungo respiro.

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