Debito pubblico, nuovo record in Italia: sfiorati i 3.000 miliardi

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Lo scorso maggio il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 13,3 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.918,9 miliardi,
avvicinandosi verso la soglia dei 3.000 miliardi

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Il debito pubblico italiano segna l’ennesimo record: a maggio tocca quota 2.918,9 miliardi di euro, in crescita di 13,3 miliardi rispetto al mese precedente e di 99 miliardi rispetto allo scorso anno. Questa la fotografia scattata da Banca d’Italia nel documento «Finanza pubblica: fabbisogno e debito». Numeri che, se proiettati nella quotidianità, significherebbero «un debito a italiano pari a 49 mila e 475 euro e a famiglia addirittura pari a 110 mila e 563 euro», stima Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

Cresce il debito delle amministrazioni centrali

L’aumento del debito pubblico rilevato a maggio è dovuto, spiega Via Nazionale, al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (11,5 miliardi) e all'effetto complessivo degli scarti e dei premi all'emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione dei tassi di cambio (2,1 miliardi). In senso opposto, aggiunge Banca d’Italia, ha agito la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (0,3 miliardi, a 31,9).

Con riferimento alla ripartizione per sotto-settori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 13,6 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 0,3 miliardi. Il debito degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato come anche la vita media residua del debito è rimasta stabile a 7,8 anni.

Cala al 23,3% la quota detenuta da Banca d’Italia

A maggio la quota del debito detenuta da Banca d'Italia è lievemente diminuita (al 23,3% dal 23,5% del mese precedente). Ad aprile invece (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) la quota detenuta dai non residenti si è collocata al 28,8 (dal 28,7% del mese precedente) e quella detenuta dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) è rimasta stabile al 14,1%.

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