Lavoro, il benessere del dipendente vale 4,5 volte la spesa dell’azienda: lo studio
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Secondo un’analisi condotta da The European House-Ambrosetti, in collaborazione con Jointly, se tutte le imprese italiane si adoperassero per il massimo corporate wellbeing si avrebbe una spesa di 45,3 miliardi e un valore di mercato per i dipendenti di 204 miliardi di euro. Da parte loro, i lavoratori metterebbero sul piatto della bilancia una maggiore fidelizzazione e coinvolgimento nel proprio lavoro
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- Per il lavoratore un valore 4,5 volte superiore rispetto alla spesa sostenuta dall’azienda. Per l’azienda, uno straordinario strumento di attraction ed engagement. Il benessere aziendale, o corporate wellbeing, può essere un asset importante, come certifica uno studio che quantifica in termini economici tanto l’uno che l’altro aspetto, pubblicato su Il Sole 24 Ore
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- Lo studio si intitola "Una nuova visione di corporate wellbeing: un valore per la strategia retributiva, una leva fondamentale di attraction ed engagement" ed è stato realizzato da The European House-Ambrosetti, in collaborazione con Jointly
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- Secondo questa analisi, se tutte le imprese si adoperassero a questo proposito, si potrebbe generare per i lavoratori un valore superiore ai 200 miliardi di euro. Il calcolo secondo loro è semplice e vede, a fronte di una spesa media dell’azienda di 2.500 euro pro capite l’anno, un valore reale per il dipendente che supera gli 11mila euro
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- È possibile perciò ipotizzare, a livello di cifre, che se tutti i lavoratori in Italia beneficiassero di strumenti di corporate wellbeing si potrebbe ottenere un incremento della spesa delle aziende fino a 45,3 miliardi di euro (oltre 2,1 volte superiore rispetto a oggi), con un valore di mercato creato fino a 204 miliardi di euro, che equivale a 1,5 volte la spesa in welfare sostenuta dalle famiglie
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- Il lavoro in Italia, però, non è ancora pronto a una simile valorizzazione: lo studio, infatti, mostra gli ultimi dati rilasciati dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che spiegano come a gennaio 2024 il 61,1% dei contratti aziendali (sul totale dei contratti attivi) preveda questo tipo di misure (erano il 17% nel 2016 e il 57,4% nel 2020), incentrate però per la maggior parte su benefici fiscali
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- Come evidenzia la ricerca, questi "sono supporti reddituali ancora lontani dall’essere uno strumento strategico di supporto al benessere organizzativo e personale". In questo modo "un welfare aziendale così strutturato risulta infatti meno efficace, sia per le imprese, che non riescono a utilizzarlo per aumentare produttività ed engagement, sia per i collaboratori"
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- Eppure, un maggiore supporto da parte del proprio datore di lavoro è quello che si aspettano i dipendenti: l’80% ha dichiarato di aspettarsi dalla propria azienda misure di benessere più specifiche e utili, come servizi di assistenza, salute, istruzione e prevenzione. A bilanciare c’è la fidelizzazione: secondo i dati dell’osservatorio Jointly balance la presenza di un piano di corporate wellbeing permette di aumentare l’engagement dei dipendenti fino al 30%
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- All’interno dello studio sono presenti diverse linee guida, a cominciare dalle misure da adottare per migliorare la capacità di attrazione dei talenti: a essere importante è "la valorizzazione sistematica degli elementi della strategia di corporate wellbeing all’interno delle attività di employer branding"
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- Come spiega lo studio, dopo "la fase di attraction, serve incrementare gli impatti degli interventi di corporate wellbeing sull’engagement", cioè fidelizzare il proprio dipendente con interventi di welfare aziendale
- In questo modo, con un’offerta di servizi che favoriscano l’equilibrio vita-lavoro, "è possibile concentrarsi sull’aumento del tasso di retention dei dipendenti", che così decidono di restare in azienda
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- Altro passaggio importante, secondo lo studio, è quello che prevede "l’innovazione delle strategie retributive". A questo proposito viene raccomandato "di affiancare sempre più le componenti monetarie di base (fisso e variabile) e i benefit “monetari con le componenti e gli interventi di corporate wellbeing, quantificate con il reale valore trasferito"