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Salario minimo, no del Cnel: meglio contratti collettivi

Economia

Simone Spina

Il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro ha bocciato l'ipotesi di una paga base fissata per legge così come proposto dalle opposizioni. Il parere su un livello di retribuzione che non scenda al di sotto dei 9 euro lordi l'ora era stato chiesto dal governo. Palazzo Chigi ha in mente altri sistemi per sostenere i redditi

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Non è necessario un salario minimo stabilito per legge in Italia. E’ questa la conclusione a cui è arrivato il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, interpellato dal governo dopo la proposta dell’opposizione di un paga base di 9 euro lordi l’ora.

Quasi tutti i dipendenti coperti dai contratti

Nel suo documento finale, l’organismo guidato da Renato Brunetta è dell’idea che bisogna continuare a stabilire i livelli degli stipendi con la contrattazione collettiva, cioè le intese fra sindacati e aziende. Accordi che coprono, ricorda l'ente che fornisce pareri in materia economica e sociale, la quasi totalità dei dipendenti nel nostro Paese, anche se in molti casi (e spesso da anni) si attendono i rinnovi per adeguare le paghe.

Accordi "pirata" marginali

I cosiddetti “contratti pirata”, quelli firmati da sigle sindacali poco rappresentative, vengono definiti dagli esperti un aspetto marginale. E per chi non ha alcuna copertura di questo tipo, i cosiddetti lavoratori poveri – dai finti dipendenti ai precari, passando per gli stagisti – si propongono tariffe base, magari sostenute da provvedimenti legislativi, ma sempre riferite ai contratti collettivi.

Rischio lavoro nero

Anche per chi è impiegato come colf o badante non è necessario il salario minimo, perché – è questa la tesi – aumenterebbe “drasticamente” il lavoro nero. Insomma, bocciato il salario minimo per legge. Lo dice chiaramente Brunetta: “No a una grida manzoniana: 9 euro lordi a tutti che, sinceramente, data la complessità del mercato del lavoro, data la complessità delle relazioni industriali, non significa nulla”. 

Cgil, Cisl e Usb hanno votato contro

Il Cnel è arrivato a questi risultati con 39 voti favorevoli, 8 astenuti e 15 contrari, fra i quali quelli di Cgil, Uil, Usb (ma non la Cisl). Respinta la proposta di cinque consiglieri nominati dalla Presidenza della Repubblica che volevano un salario minimo sperimentale, limitato ad alcune categorie come fragili, giovani, donne e immigrati.

A governo e Parlamento l'ultima parola

La palla passa adesso a Palazzo Chigi. Quanto fatto dal Cnel non è vincolante ma dà un assist al governo, che ha in mente altre idee per sostenere i redditi. Dalla conferma del taglio dei contributi, alla revisione dell’Irpef fino agli aiuti alle famiglie con due o più figli. Tutte misure da mettere nella prossima manovra.