In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Crisi Medio Oriente, rischi per la crescita economica dell'Italia

Economia

Simone Spina

La guerra in Israele crea forti incertezze internazionali e il timore è che possa comprire il nostro debole Prodotto Interno Lordo. Lo sostiene la Banca d'Italia, ma anche altre istituzioni, durante le audizioni alla Nadef, la cornice entro la quale scrivere la prossima manovra

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

L’instabilità in Medio Oriente potrebbe peggiorare i commerci internazionali e infiammare i prezzi dell’energia, peggiorando un quadro già incerto a causa della guerra in Ucraina. A rimetterci potrebbe essere la nostra crescita, avverte la Banca d’Italia, mentre il presidente del Cnel Renato Brunetta si chiede se, alla luce dei combattimenti in corso, il governo non dovrà rivedere le stime contenute nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza.

Banca d'Italia: estrema prudenza sui conti

La Nadef è la cornice entro la quale bisogna scrivere la prossima manovra (che dovrebbe aggirarsi sui 22 miliardi, dei quali 15,7 in deficit). Durante le audizioni parlamentari, Via Nazionale ha richiamato “all’estrema prudenza”, affinché i conti pubblici siano sostenibili e i mercati non chiedano rendimenti più alti per comprare i nostri titoli di Stato aggravando le nostre casse pubbliche.

Corte dei Conti: pochi spazi per ridurre il debito

Una linea, questa, condivisa dalla Corte dei Conti, che sottolinea come siano molto stretti gli spazi per ridurre il debito, peraltro visto in lievissima discesa nei prossimi tre anni. Da qui il suggerimento della magistratura contabile a una “decisa lotta all’evasione”, a un “più efficace” taglio degli sprechi, al controllo della spesa pensionistica e a una puntuale attuazione del Piano Nazionale di Ripresa.

Istat: salari ai livelli del 2009

Lo stimolo del programma finanziato dall’Europa dovrebbe vedersi in maniera più evidente nel 2024, prevede l’Istat, che immagina un prodotto lordo a rilento nei prossimi mesi, dovuto anche alla difficoltà delle famiglie a ottenere prestiti e mutui e al basso potere d’acquisto, visto che i salari – si ricorda - sono tornati sotto i livelli del 2009 se si tiene conto dell’aumento dei prezzi.