Export, SACE: “In Italia +10,3% nel 2022 e +5% nel 2023”. Ma resta l’incognita Ucraina
Il Gruppo assicurativo-finanziario ha presentato il rapporto “Caro Export. Le sfide globali e il valore di esserci”, discutendo con le realtà imprenditoriali italiane di possibilità di sviluppo futuro e internazionalizzazione. Molto dipenderà dagli sviluppi del conflitto russo-ucraino, ma gli elementi per crescere ci sono e vanno dalla domanda di beni intermedi, come chimica e metalli, a opportunità commerciali in Paesi come Emirati Arabi, India e Vietnam
Nel 2022 l’export italiano crescerà del 10,3%. Nel 2023 l’andamento continuerà a essere positivo, registrando un +5% e raggiungendo un valore di 600 miliardi di euro. Sono le stime presentate nel rapporto “Caro Export. Le sfide globali e il valore di esserci” del Gruppo assicurativo-finanziario SACE, da decenni leader nell’offrire sostegno alle imprese nazionali. I dati sono positivi, ma da analizzare con attenzione: la crescita a due cifre del valore dell’export per quest’anno sarà spinta più dall’aumento dei prezzi che dai volumi effettivi, che segneranno un modesto +2,6%. Tuttavia, anche in uno scenario incerto, le esportazioni si dimostrano volano di crescita per l’economia del Bel Paese, trainate anche da dinamiche positive nel settore dei metalli, della meccanica strumentale e della chimica e dai piani di investimento pubblico lanciati da economie emergenti (IL RAPPORTO SACE COMPLETO).
L’evento
SACE ha presentato il Rapporto Export 2022 lo scorso 14 settembre, durante una diretta streaming aperta a tutti gli stakeholder interessati al mercato internazionale. Come ogni anno - l’appuntamento è ormai alla sua 16esima edizione - hanno partecipato molte aziende esportatrici del Paese, espressione di diversi settori e dimensioni aziendali. L’evento si è confermato bussola di riferimento per approfondire e discutere su come posizionarsi al di fuori dell’Italia. In un contesto inedito come quello attuale, l’obiettivo non è semplice. Ma è occasione di stimolo e confronto per i protagonisti dell’economia azionale, chiamati ad affrontare le sfide del presente con la messa a punto di strategie innovative. “Le aziende italiane possono rafforzare la loro competitività anche in un momento complesso come questo”, ha detto l’amministratore delegato di SACE, Alessandra Ricci, secondo cui “abbiamo risorse, strumenti e competenze per affrontare le sfide globali e tenere alta la bandiera dell’export italiano nel mondo”. Sarà possibile farlo anche grazie a “un approccio sempre più strategico, all’attenzione ai nuovi mercati e a “tutto il sostegno assicurativo-finanziario che il nostro Gruppo è in grado di offrire”. Per SACE, alla diretta streaming sono intervenuti il presidente Filippo Giansante, l’amministratore delegato Alessandra Ricci, il chief economist Alessandro Terzulli e il chief underwriting ufficer Dario Liguti. Presenti anche il vicepresidente esecutivo di ISPI, Paolo Magri, e l’executive director, direzione sales and marketing imprese di Intesa Sanpaolo, Anna Roscio.
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Rapporto Export SACE 2022, lo scenario di base
SACE ha analizzato vari scenari per arrivare a capire quale sarà il valore dell’export italiano. La prima prospettiva, che sconta una lenta e progressiva risoluzione del conflitto in Ucraina da qui al prossimo anno, è quella che vede le esportazioni nazionali crescere del 10,3% nel 2022 e del 5% nel 2023. Questo permetterà all’Italia di mantenere più o meno invariata la sua quota di mercato a livello mondiale. A trainare la crescita sono elementi come le condizioni di domanda ancora relativamente favorevoli a livello globale e le risorse su cui i Paesi europei possono contare nell’ambito del Next Generation Eu e della sostenibilità. In questo scenario, la forbice di distanza tra crescita per l’aumento dei prezzi e crescita per aumento dei volumi esportati dovrebbe diminuire nel 2023, quando SACE stima che a un +5% di valore dell’export si accompagnerà un +4% in volume.
L’export italiano per settori
Guardando ai vari settori di export, la crescita più marcata nel 2022 sarà quella dei beni intermedi come chimica e metalli (+16,4%). Seguono agricoltura e altri alimentari (+9,2%); beni di consumo (+7,9%) e beni di investimento (+7,1%). Il prossimo anno le esportazioni trainanti, secondo le stime SACE, saranno invece quelle dei beni di investimento – grazie soprattutto ai mezzi di trasporto e alla meccanica strumentale – che toccheranno quota +5,3%. Alla base della loro crescita ci saranno anche i piani economici di rilancio in chiave green e infrastrutturale.
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Le geografie dell’export italiano
L’export italiano troverà terreno fertile soprattutto nei contesti economici di alcune economie emergenti, dove le nostre imprese – grazie ai massicci piani di investimenti pubblici di Paesi come Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e India – faranno nascere numerose opportunità. L’Italia potrebbe beneficiare anche dei venti trasformatori che stanno investendo l’industria di Stati come il Vietnam, dal tessile alla lavorazione delle pelli e all’agroalimentare. Queste nuove potenzialità si aggiungeranno a quelle già presenti sui mercati verso cui l’export italiano è in buona parte destinato. Gli Stati Uniti, ad esempio, ma anche la Spagna, dove le realtà imprenditoriali italiane potranno soddisfare la domanda legata alla transizione energetica.
Le esportazioni di servizi: nel 2023 superati livelli pre-pandemia
Guardando alle esportazioni di servizi, il 2022 rappresenterà per l’Italia l’anno di un forte recupero - +19,9% - che raggiungerà quasi i livelli precedenti alla pandemia da Covid-19. A trainare la crescita è soprattutto il turismo, che vale il 9,1% del Pil nazionale. Si guarda al futuro con ottimismo: nel 2023 il buon andamento proseguirà fino a raggiungere un +9,8%, permettendo così di superare i livelli del 2019.
Guerra in Ucraina ed export italiano: gli altri scenari
L’incertezza che caratterizza questo momento storico obbliga però a simulare ulteriori scenari. Se il conflitto russo-ucraino dovesse continuare e intensificarsi, la crescita economica mondiale risulterebbe inevitabilmente più debole e l’inflazione salirebbe ulteriormente. Nel 2022, l’export italiano crescerebbe del 9,1% (-1,2% sullo scenario di base), ma sarebbe soprattutto nel 2023 che gli effetti della guerra si farebbe sentire, con una prospettiva di crescita dello 0,5% (-4,5% sullo scenario di base). Se invece la guerra in Ucraina dovesse risolversi in tempi brevi con una pace condivisa sia da Kiev che Mosca – ipotesi in realtà abbastanza lontana – le stime di crescita sarebbero migliori del previsto. Sciolte le tensioni sui mercati energetici e calata l’inflazione, nel 2022 l’export italiano di beni potrebbe arrivare a un +11% (+0,7% sullo scenario di base) e dell’8,3% nel 2023 (+3,4%), per poi tornare in linea con lo scenario base nel biennio successivo.