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Salario minimo in Europa, via libera alla direttiva Ue

Economia
©Ansa

L'Europarlamento ha approvato con 505 voti favorevoli, 92 contrari e 44 astenuti la misura che obbliga tutti i Paesi membri ad adottare entro due anni una legislazione per garantire retribuzioni "adeguate ed eque" attraverso un tetto legale o la contrattazione collettiva, purché copra almeno l'80% dei lavoratori

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Strasburgo dà il via libera alla direttiva sul salario minimo. Dopo il sì della Commissione, il Parlamento europeo ha infatti approvato la misura con 505 voti favorevoli, 92 contrari e 44 astenuti. Un passo, si legge nel relativo comunicato, che obbligherà i Paesi membri ad adottare entro due anni una legislazione atta a “garantire retribuzioni adeguate ed eque” attraverso un tetto legale o la contrattazione collettiva, purché questa copra almeno l'80% dei lavoratori. Il ministro del Lavoro Orlando: “In Italia si faccia leva sulla contrattazione collettiva”. 

La direttiva

Concordata a giugno con il Consiglio, la direttiva punta a “migliorare le condizioni di tutti i lavoratori dell'Ue e promuovere progressi in ambito economico e sociale”. Il testo definisce inoltre i requisiti essenziali per l'adeguatezza dei salari minimi garantiti, come stabilito dalle leggi nazionali o dai contratti collettivi, nell'ottica di fare accedere quante più persone possibili alla tutela fornita dal tetto legale. Il provvedimento si applicherà dunque a chiunque abbia un contratto o un rapporto di lavoro ma la definizione della retribuzione rimarrà di competenza dei singoli Stati. Il testo chiede inoltre che la contrattazione collettiva sia promossa e rafforzata sulla base delle nuove regole e che i Paesi in cui questa interessa meno dell'80% degli occupati stabiliscano un piano d'azione per aumentare tale quota. Non è il caso dell'Italia, che quindi non sarà tenuta a introdurre le norme o a rendere gli accordi già previsti universalmente applicabili.

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Il nodo contrattazione

Proprio perché la direttiva dispone che non è necessario fissare per legge un minimo se la copertura dei contratti collettivi raggiunge l'80% dei lavoratori, l’opzione per Roma potrebbe essere quella di puntare sul rafforzamento e sull'estensione a tutti i lavoratori dei minimi già stabiliti per settore. Si conferma favorevole a quest'idea il ministro del lavoro Andrea Orlando, che già in passato aveva provato a imbastire un tavolo con le parti sociali salvo poi vedere l’accordo arenarsi dopo la caduta del governo. 

Orlando: “Si lavori sulla contrattazione”

"La via italiana all'applicazione del salario minimo deve fare leva innanzitutto sulla contrattazione collettiva, che in Italia ha un tasso molto alto di applicazione". Questo il commento alla notizia di Orlando. “La direttiva aiuta a inquadrare la questione e obbliga a dare una risposta ma ci dà la facoltà di scegliere una strada. Per me questa facoltà va esercitata in tal senso: contrattazione finché si arriva e poi salario minimo", ha aggiunto. Poi ha concluso: "Dobbiamo costruire una procedura che veda la fissazione del salario come conseguenza del dialogo tra le parti sociali. Questo per non indebolire la contrattazione e coprire i lavoratori che si trovano in aree in cui il sindacato ha storicamente una capacità più limitata". 

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Le altre reazioni

Variegate le altre reazioni dal mondo della politica. Decisamente contrario si è dimostrato ad esempio Fratelli d’Italia "Ho detto spesso, sintetizzando, che il salario minimo è uno specchietto per le allodole, le storture si combattono allargando le contrattazioni di primo e secondo livello ma se i salari sono bassi in Italia è perché la tassazione al 46 e mezzo è troppo", ha ribadito Giorgia Meloni. Lega e Movimento Cinque Stelle rivendicano invece l’ok al provvedimento ma si differenziano per come intendono recepirlo. "Il sistema di contrattazione collettiva presente in Italia già risponde ai requisiti della direttiva poiché la copertura supera ampiamente l'80% indicato dall'Ue”, fa sapere il Carroccio. Mentre il M5s per bocca dello stesso Giuseppe Conte ribadisce: “Il salario minimo va introdotto nel nostro ordinamento già entro fine anno. Noi continuiamo a batterci perché sia di 9 euro l'ora”. “La normativa è stata approvata in Europa, ora è tempo di fare lo stesso in Italia”, recita il tweet del segretario Pd Enrico Letta. 

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