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Energia, per l’Italia strada in salita per i prestiti Ue

Economia

Simone Spina

Per il nostro Paese potrebbe essere complicato accedere alle linee di credito messe a disposizione dall'Europa col nuovo piano energetico che ha l'obiettivo di rendere l'Unione indipendente dalla Russia. La maggior parte dei fondi provengono dal Recovery Fund e Roma ha già chiesto tutta la fetta degli aiuti pandemici che le spettavano. Potrà avere altri denari solo se ne rimarranno dopo che gli altri Stati avranno fatto domanda

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E’ grande la torta messa sul piatto dall’Europa col RePowerEu per emanciparsi dalla dipendenza energetica di Mosca. Ma per l’Italia potrebbe essere più complicato degli altri Paesi prenderne una fetta. Per capire perché c’è un rischio del genere, bisogna partire dal meccanismo col quale Bruxelles intende investire quasi 300 miliardi per sganciarsi da gas, petrolio e carbone russo (GUERRA IN UCRAINA, LO SPECIALE DI SKY TG24 – I REPORTAGE E LE DIRETTE DALL’UCRAINA)..

L'Italia ha già chiesto tutti i prestiti disponibili

I soldi a disposizione non sono freschi, ma – in pratica – già in cassa. Una parte, 72 miliardi, provengono da fondi in origine destinati ad altro. Il grosso, 225 miliardi, dal Recovery Fund. Il pacchetto di aiuti per la crisi pandemica conta su 338 miliardi in sovvenzioni (cioè sussidi da non restituire) che tutti i Paesi hanno chiesto, e 385 miliardi in prestiti, cioè da rimborsare a tassi agevolati. Solo sette Paesi, sui 27 Ue, hanno trovato economicamente conveniente fare domanda per questi prestiti e fra loro c’è l’Italia, che – così come Grecia e Romania – ha voluto l’intera quota che le spettava. In pratica, abbiamo già preso tutto quello che ci tocca del cuore del RePowerEu.

Roma potrebbe rimanare all'asciutto

C’è la possibilità che Roma possa avere altri denari, ma solo dopo gli altri. Se la Germania, per esempio, ora trovasse conveniente ricorrere ai prestiti anziché finanziarsi sui mercati (i rendimenti sui suoi titoli di Stato stanno aumentando), e così facessero altri Paesi, i quattrini a disposizione potrebbero esaurirsi e Roma rimarrebbe all’asciutto. L’Europa ha proposto che entro un mese dall’entrata in vigore del nuovo piano per l’energia siano avanzate queste richieste, accorciando i tempi: il termine originario era agosto 2023.

Il Recovery Fund si potrà usare anche per la crisi energetica

Per noi, dunque, potrebbe esserci spazio per avere altri fondi, ma siamo tra gli ultimi in coda. Da ricordare, comunque, che l’Italia è il maggior beneficiario del Recovery, che – con le novità introdotte – potrà essere speso per interventi sull’energia prima esclusi, così - come visto - altri finanziamenti potranno essere dirottati per raggiungere l’obiettivo di sganciarsi da Mosca.