Guerra in Ucraina, petrolio, gas e oro alle stelle. Le Borse europee chiudono in calo
EconomiaIl prezzo di un barile di Brent ha sfiorato i 140 dollari, vicino al record assoluto raggiunto nel 2008. Le quotazioni dell'oro hanno superato la soglia dei 2.000 dollari l'oncia. Gas ai massimi storici. In netto calo i mercati orientali, l'Europa termina debole, Milano chiude in calo. Kiev intanto sospende le esportazioni di alcuni prodotti a causa del crescente rischio di carenza di cibo
La guerra in Ucraina sta continuando ad avere un pesante impatto sull’economia (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE - I VIDEO DEGLI INVIATI). Nel giorno del terzo round di colloqui tra Mosca e Kiev per provare a trovare una soluzione al conflitto, i mercati hanno reagito negativamente. Schizza il prezzo del petrolio, sull'ipotesi di uno stop dell'import dalla Russia: il prezzo di un barile di Brent ha sfiorato domenica i 140 dollari, vicino al record assoluto di 147,50 dollari raggiunto nel 2008. Oggi il greggio del Texas guadagna l'8,62% a 125,76 dollari al barile; il Brent vola verso i 130 dollari a 129,48 dollari (+9,63%) (LE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA CONTRO LA GUERRA IN RUSSIA). Il gas avvia le quotazioni con un balzo che lo porta ai massimi storici. Ad Amsterdam il prezzo si infiamma a 300 euro al Mwh, con un rialzo del 54%. A Londra il prezzo sale a 697 penny al Mmbtu (+51%). Nuovo record per il prezzo del grano che tocca i 430 euro la tonnellata alla Borsa di Parigi con un +9% rispetto a venerdì.
L'oro supera quota 2.000 dollari l'oncia
Le quotazioni dell'oro hanno superato la soglia dei 2.000 dollari l'oncia sulla scia dei timori per l'escalation della guerra. L'oro, tradizionale bene rifugio, segna un prezzo spot che sui mercati asiatici a quota 2.003 dollari l'oncia (+1,85%), avvicinandosi ai massimi degli ultimi due anni. Oltre alla corsa delle materie prime, non si arresta quella dei metalli con il conflitto in Ucraina sempre più aspro. Ancora in tensione il palladio che sale del 10% e si avvicina ai 3.300 dollari l'oncia. Sfiora il +4%, invece, l'alluminio a oltre i 4mila dollari la tonnellata. Ma è sempre il Nichel a segnare la corsa maggiore (+25%) che con i futures sui contratti da 1.500 chili balza a quasi 38mila dollari. Tra gli altri, il rame cresce marginalmente dello 0,89% (10.700 dollari per il contratto da 25mila libbre).
Tonfo delle Borse asiatiche
La Borsa di Tokyo conclude la prima seduta della settimana in sostenuto calo, con l'indice di riferimento ai minimi in 16 mesi, sui timori di un crescente rialzo delle quotazioni del greggio, arrivate ai massimi in 13 anni, dopo le discussioni tra Ue e Stati Uniti sulla possibilità di porre un divieto all'importazione di petrolio e gas provenienti dalla Russia. Il Nikkei cede il 2,94%, a quota 25.221,41, con una perdita di 764 punti. Sul mercato valutario lo yen si indebolisce a 114,90 sul dollaro, mentre si apprezza poco sopra a 125 sull'euro. Le Borse cinesi chiudono la seduta con pesanti perdite per il balzo delle quotazioni del greggio e dell'incertezza della situazione in Ucraina: l'indice Composite di Shanghai cede il 2,17%, a 3.372,86 punti, mentre quello di Shenzhen perde il 2,70%, attestandosi a quota 2.203,41.
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Milano ed Europa in calo
La Borsa di Milano ha avviato in calo la prima seduta della settimana e dopo una giornata altalenante ha chiuso in negativo con l'indice Ftse Mib che ha ceduto l'1,36% a 22.160 punti. Seduta negativa anche sugli altri listini europei. Il peggior risultato è di Francoforte (-1,98%) che entra nel cosiddetto bear market (mercato orso) avendo ceduto, rileva Bloomberg, il 21% dal suo record segnato a gennaio. Il mercato azionario tedesco è pieno di titoli industriali e automobilistici che soffrono più di altri per l'impennata dei prezzi di petrolio e gas. Risente inoltre dell'esposizione complessiva del Paese verso Russia e Ucraina. Parigi lascia sul campo l'1,31% mentre Londra limita i danni (-0,40%).
Aumenta rischio carenza cibo, Kiev sospende export carne
Anche le materie prime alimentari sono in grossa crisi. L’Ucraina ha deciso di sospendere le esportazioni di alcuni prodotti a causa del crescente rischio di carenza di cibo: lo ha annunciato ieri il governo, secondo quanto riportano i media internazionali. Sono state sospese le esportazioni di "carne, segale, avena, grano saraceno, zucchero, miglio e sale". Allo stesso tempo, le esportazioni di grano, mais, pollame, uova e olio saranno consentite solo con il permesso del ministero dell'Economia.