Il governo deve approvare entro fine mese due provvedimenti per snellire le procedure necessarie ad avviare gli appalti e per definire nel dettaglio chi gestirà le risorse e farà i controlli. Due tasselli fondamentali in attesa del via libera dell'Unione Europea ai progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Una montagna di soldi da gestire, centinaia di progetti da realizzare e una data: agosto 2026. L’Italia ha poco più di cinque anni per realizzare le opere del Recovery Plan finanziate coi fondi europei.
Per riuscire in quest’impresa, dopo aver avuto il via libera da Bruxelles, bisogna rendere concreto quello che il governo guidato da Mario Draghi ripete da mesi: semplificare. Procedure più snelle per far arrivare i denari nei tempi previsti a chi dovrà eseguire i lavori, a partire da Regioni e Comuni, ai quali toccherà il 39,5% per cento delle risorse comunitarie (87,5 miliardi). L’obiettivo è rimuovere quelli che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono definiti “colli di bottiglia" che ostacolano la “concreta messa a terra degli investimenti”.
Palazzo Chigi si è dato delle scadenze: 20 e 31 maggio per partorire due decreti coi quali oliare gli ingranaggi della macchina burocratica.
Il primo provvedimento (Semplificazioni) ha il compito di superare gli ostacoli su bandi e autorizzazioni, a partire da quelle per l’impatto ambientale necessarie per ogni opera. Per gli appalti dovrebbero esserci controlli preventivi più veloci da parte della Corte dei Conti e un maggior dialogo tra le banche dati dei vari enti coinvolti. Per il Superbonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie sono stati annunciati requisiti meno severi.
Il secondo provvedimento riguarda la governance, cioè chi gestirà denari e interventi. Si devono scrivere i dettagli del sistema a tre livelli già tracciato.
La realizzazione delle opere farà capo a ministeri, Regioni e Comuni. A monitorare l’attuazione dei lavori sarà il Ministero del Tesoro che garantirà a Bruxelles il rispetto della tabella di marcia e le tranche dei finanziamenti. A coordinare il tutto, una cabina di regia a Palazzo Chigi: un ruolo decisivo che spiega gli attriti nella maggioranza per decidere chi siederà a questo tavolo.