I prestiti del Next Generation Eu, pari a 360 miliardi di euro, non sembrano interessare la maggioranza dei paesi europei. La preoccupazione dell'aumento del debito pubblico e delle clausole europee, evidentemente, scoraggia molti.
Nessun paese ha ancora inviato alla Commissione europea il proprio recovery plan definitivo per spendere i soldi del Next Generation Eu, nonostante la scadenza (il 30 aprile) si stia avvicinando. Le trattative non sono infatti semplici: i documenti devono rispettare le raccomandazioni europee e spendere almeno il 37 e il 20 per cento rispettivamente per ambiente e digitale. E se non convinceranno Bruxelles potranno anche essere rispediti al mittente.
La preparazione dei recovery plan nazionali
Nella riunione dei commissari di circa un mese fa, il cui verbale è stato pubblicato da poco, Valdis Dombrovskis, responsabile per l’economia e il commercio, ha fornito alcuni aggiornamenti sulla corsa dei paesi europei al Recovery Fund (IL MONITORAGGIO DI SKY TG24). Quasi tutti gli stati riusciranno a presentare i piani entro fine aprile, e nove di loro potrebbero riuscirci già tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo. Evidentemente però hanno riscontrato alcune difficoltà, visto che per ora non è ancora successo.
Solo quattro paesi vogliono i prestiti (per ora)
Dombrovskis inoltre ha fornito un’altra informazione rilevante. Sarebbero solo quattro, almeno fino a un mese fa, i paesi intenzionati a richiedere i prestiti del Recovery Fund: Grecia, Ungheria, Slovenia e Italia. Il fondo europeo infatti si divide tra sussidi (390 miliardi), finanziati attraverso meccanismi comuni, e prestiti (360 miliardi), che invece i singoli paesi dovranno ripagare direttamente come fanno con i propri titoli di stato. I secondi evidentemente appaiono poco attraenti, in un periodo in cui i tassi di interesse per prendere a prestito denaro sono ai minimi storici. Quasi tutti dunque preferiscono per ora fare da soli, per ridurre le condizionalità europee ed evitare la crescita eccessiva dei debiti pubblici. Va detto che secondo il regolamento europeo i paesi potranno richiedere i prestiti fino ad agosto 2023, quindi la scelta di molti potrebbe essere dettata dalla volontà di aspettare.
L’Italia ha confermato negli ultimi giorni che richiederà i prestiti, e forse altri paesi potrebbero ripensarci vista la recente proposta della Commissione di non ri-attivare il Patto di Stabilità prima del 2023. Una scelta che potrebbe chiarire, dopo l’austerity dello scorso decennio, quale sarà la politica economica europea degli anni Venti.