Un’indagine presentata al 53esimo appuntamento del Salone rivela che il valore del vino italiano al consumo è di 14,3 miliardi, in aumento del 2,8% rispetto al 2017. In Italia si beve meno ma lo fanno tutti: 9 italiani su 10 bevono in media 2-4 bicchieri a settimana
Il valore del vino italiano al consumo, nei bar, ristoranti e sugli scaffali dei supermercati lungo la Penisola, raggiunge i 14,3 miliardi di euro, per un volume di vino venduto pari a 22,9 milioni di ettolitri. Il valore cresce del 2,8% nel 2018 rispetto all’anno precedente, a fronte di una sostanziale stabilità del volume (-0,4%). La stima, presentata in apertura del 53esimo Vinitaly, è dell'Osservatorio Vinitaly - Nomisma Wine Monitor. Nel confronto tra i top mercati per valore dei consumi, l'Italia (primo Paese produttore) si posiziona al quarto posto dopo Usa, Francia e Regno Unito.
Si beve meno ma lo fanno tutti
L’indagine fornisce la fotografia del Vigneto Italia: un mega "distretto" della green economy da 650mila ettari, con 406 vini a denominazione e 310mila aziende. Una passione che coinvolge in tutto 9 italiani su 10. Secondo la ricerca, infatti, in Italia oggi si beve meno - il 26% di volumi ridotti rispetto a vent'anni fa - ma lo fanno praticamente tutti e in modo più responsabile: la media è di 2-4 bicchieri a settimana, consumati soprattutto in casa (67%) in particolare dai baby boomers (55-73 anni, al 93%). Ma è rilevante la quota di tutte le generazioni, con i millennials (18-38 anni) che evidenziano già un tasso di penetrazione pari all'84%. Dato in aumento sia a casa che nel fuori casa.
Si beve ovunque ma con delle differenze
Il consumo di vino accomuna gli italiani di tutta la Penisola, anche se al Nord si concentra una maggior conoscenza del prodotto. Vola, in particolare in Lombardia e Veneto, il consumo di spritz (attorno al 40% nel fuori casa) e più in generale dei vini mixati nelle grandi città, dove è maggiore anche la propensione alla vacanza enoturistica, in particolare a Milano (36%). Il rosso, primo tra i consumi, domina al Sud, in Piemonte e in Toscana, mentre in Veneto è altissima l'incidenza dei vini frizzanti. Più marcate le differenze sulla conoscenza dei grandi vitigni: chiamati a indicare la provenienza regionale di Amarone della Valpolicella, Brunello di Montalcino e Franciacorta, solo 1 italiano su 4 (del campione intervistato) risponde correttamente: i migliori sono i veneti (38% di risposte senza errori), seguiti dai lombardi (34%), mentre fanalini di coda sono la Sicilia e la Campania, dove la soglia si abbassa a circa un quinto dei rispondenti.
Quanto costano i vigneti italiani
Il vino piace agli italiani e al mercato. Tanto che, rileva la Coldiretti, i vigneti italiani costano più di un'isola caraibica con quotazioni che salgono dal milione di euro per Brunello e Prosecco fino ai 2,5 milioni di euro per ettaro nel caso del Barolo (un’isola alle Bahamas costa intorno ai 2 milioni di euro). Più “economici” – intorno ai 500/600mila euro per ettaro – sono i vigneti del Barbaresco, dell’Amarone della Valpolicella, il Bolgheri Toscano e alcune vigne del Trentino Alto Adige. Si scende ancora – intorno ai 200/300mila euro – per i terreni necessari a produrre il Franciacorta, il Chianti e il Lugana, vino in ascesa tanto da essere in cima alla top ten delle bottiglie che hanno fatto segnare il maggior incremento di vendite. In generale, nonostante le quotazioni siano molto variabili, il valore medio delle vigne in Italia è di circa 51mila euro a ettaro, più di due volte e mezzo la media dei terreni agricoli. I prezzi medi più alti si riscontrano in Trentino Alto Adige (200mila euro), seguito dal Veneto (poco sotto i 140mila euro a ettaro), poi il Piemonte (68mila euro). Quotazioni superiori alla media nazionale anche per Friuli Venezia Giulia (61mila euro) Lombardia (57mila euro) e Toscana (55mila euro).