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Quanto versa l'Italia al bilancio europeo? E quanto riceve?

Economia

Mariangela Pira

Finanza & Dintorni

Di Maio ha minacciato  di tagliare il contributo dell'Italia all'UE. Ma quanto versa davvero il nostro paese all'Unione Europea? E quanto riceve? Sul web circolano tante cifre e oggi nel blog cerco di fare chiarezza. Per tutti. 

 

 

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Quanto versa davvero il nostro paese alle casse dell'Unione Europea? E quanto riceve? Sul web circolano diverse versioni ma sui numeri non si può sbagliare. Cerco quindi di fare un po' di chiarezza in questo blog.

L’Italia è uno dei cosiddetti contributori netti del bilancio europeo. Cosa significa? Che versa alle casse di Bruxelles più di quanto poi riceve.

Stando agli ultimi numeri disponibili, forniti dalla Corte dei Conti e relativi al 2016, il contributo netto dell’Italia risulta pari a 4,4 miliardi di euro. Frutto di 15,7 miliardi che versiamo a Bruxelles e 11,3 miliardi che tornano indietro. Risultato analogo a quello registrato l’anno precedente e che colloca il nostro paese tra i maggiori contributori netti dopo Germania e Francia. Berlino per intenderci, offre al bilancio europeo un contributo netto di quasi 14 miliardi di euro: il totale del pagamento dei vari stati membri infatti avviene sulla base della potenza economica degli stessi, ovvero del loro prodotto interno lordo.

Il saldo netto di cui sopra (quello pari a 4,4 miliardi di euro) è quindi molto vicino a quanto ipotizzato dal vice premier Matteo Salvini. I 20 miliardi citati da Di Maio sono invece una stima per eccesso del contributo italiano, che non tiene conto di quanto il paese riceve indietro. 

Vale anche la pena ricordare che fare un conteggio esatto non è semplice dato che alcuni fondi europei (e questo sì, è uno dei grandi paradossi italiani) vengono in realtà sprecati  perché le regioni non sono in grado di spenderli! I soldi dell'Unione arrivano tramite i vari fondi comunitari per le regioni, la ricerca, l'innovazione e sviluppo, i migranti e tutte le altre politiche dell'UE.

Ora, indipendentemente dalle cifre, è praticabile la minaccia di bloccare il nostro contributo all’Unione Europea?

Se si parla dei fondi per l’anno  prossimo è impossibile: il bilancio è blindatissimo, dato che le cose sono state già decise cinque anni fa. Ma per quanto concerne il nuovo bilancio pluriennale (che trovate spesso citato come 'settennato') dal 2020 al 2027 la partita è ancora aperta. Il voto per determinare quanto e come spendere prevede infatti l’unanimità e, se l’Italia si mette di traverso, può bloccarlo. Magari (è solo un’ipotesi, ma che a Bruxelles circola eccome) insistendo per inserire una clausola che blocchi i fondi ai Paesi che non accolgono migranti.

Infine, mi chiedo, ci conviene ad oggi contribuire all’Unione Europea? Se è vero che l’Italia paga più di quanto riceve, non va dimenticato che partecipare al mercato unico europeo offre dei vantaggi che vanno al di là di questo dare-avere. Paesi extra-UE come Norvegia e Islanda pagano dei contributi pur di  partecipare all’area di libero scambio. Perché, vi chiederete? Per esempio, partecipare al Mercato Unico permette alle aziende di operare in modo più efficiente, offrendo quindi prezzi più bassi al consumatore. Pensate anche al viaggiare utilizzando la stessa moneta, e più in generale alla facilità negli spostamenti. Del resto, la difficoltà del negoziato sulla Brexit dimostra quanto sia complesso rinunciare a questi benefici.