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Manovra, 60 milioni per assumere oltre 2mila ricercatori precari

Economia
(Getty)

Madia e Fedeli annunciano un emendamento che sblocca i finanziamenti: 10 milioni per il 2018 e 50 a decorrere dal 2019 per la trasformazione e stipula di contratti a tempo indeterminato di ricercatori e tecnologi precari. Stabilizzazione anche “da parte del Crea”

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Nella manovra, passata in commissione Senato e ora al vaglio dell’Aula, c’è un emendamento che sblocca i finanziamenti per posti stabili nel settore delle ricerca pubblica. Sono previsti 10 milioni di euro per l'anno 2018 e 50 milioni di euro a decorrere dal 2019 per la trasformazione e stipula di contratti a tempo indeterminato di ricercatori e tecnologi precari (che al momento, cioè, hanno contratti a tempo determinato e contratti flessibili). L’annuncio, “con soddisfazione”, è stato dato dalle ministre Marianna Madia e Valeria Fedeli, rispettivamente a capo dei dicasteri della Pubblica amministrazione e dell’Istruzione.

“Fino a 2.170” assunzioni

L’emendamento Pd (riformulato) ha come firmatario il senatore dem Francesco Verducci. Le ministre, in una nota, hanno spiegato che l’emendamento alla legge di bilancio sblocca le risorse per assumere alcuni ricercatori precari. La misura consente “complessivamente” e “a regime”, dal 2019, di “assumere fino a 2.170 unità” negli enti di ricerca, tenendo conto che già la riforma della pubblica amministrazione permette “l'assunzione a tutti quegli enti che già dispongono di risorse stabili”. “Tenendo conto dei costi medi annuali – si legge nella nota –, le risorse messe a disposizione dall’emendamento, con un ‘cofinanziamento’ per almeno il 50 per cento da parte degli enti che assumono, consentono la trasformazione di circa 420 unità di ricercatori e tecnologi nel 2018 e nel 2019 potranno essere assunte ulteriori 1.750 unità”.

Il “cofinanziamento”

La formula utilizzata, quindi, è quella del cofinanziamento, per cui gli enti di ricerca “destinatari della norma debbano assicurare almeno una somma pari al 50 per cento dei finanziamenti ricevuti, con risorse proprie aventi carattere di certezza e stabilità”, si spiega. In altre parole: per attingere alle risorse fresche, stanziate con l'emendamento, gli enti devono mettere sul piatto un'altra fetta, almeno la metà. In questo modo il budget dedicato si innalza e, in parallelo, aumenta il numero delle possibili assunzioni.

I ricercatori interessati

L’emendamento è “in favore in favore degli enti di ricerca che intendono avvalersi delle disposizioni della ‘legge Madia’ (dlgs 75/2017 art. 20) per il superamento del precariato”. Sono interessati ricercatori e tecnologi che si trovino nelle condizioni previste dai due commi dell'art. 20 della riforma Madia: contratti a tempo determinato e contratti flessibili. I canali per gli ingressi, quindi, sono due: si accede direttamente se già in possesso di un tempo determinato (ottenuto dopo il superamento di una selezione ); oppure, nei casi di altri tipi di rapporto di lavoro flessibile, come i co.co.co, tramite riserva, fino alla metà dei posti messi a bando, nei concorsi che verranno. C'è però una premonizione da soddisfare: devono essere stati maturati presso una pubblica amministrazione tre degli ultimi otto anni.

Stabilizzazione “da parte del Crea”

Lo stesso emendamento prevede un percorso di stabilizzazione ad hoc “da parte del Crea” (vigilato dal ministero dell'Agricoltura). “In questo caso si tratta – si spiega – di 500 unità di personale di tutti i profili (ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi), di cui 411 precari i cui contratti potranno essere trasformati a tempo indeterminato e 89 precari che potranno partecipare alla riserva di posti da bandire nel triennio 2018-2020”. “Dopo anni di attesa, il passo giusto. Una battaglia vinta”, ha commentato il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina su Twitter.