Sud Italia, 200mila laureati in fuga in 15 anni. Persi 30 miliardi
EconomiaI dati resi noti dal rapporto Svimez, l'associazione sull'economia del Mezzogiorno, segnalano che un meridionale su tre è a rischio povertà. Ma nei prossimi anni è prevista una piccola ripresa del Pil, anche al Nord
Sono circa 200mila i laureati che negli ultimi 15 anni hanno abbandonato il Sud per trasferirsi nelle regioni del Centro-Nord. A dirlo è il rapporto Svimez. Questa cifra, moltiplicata per il costo medio che serve a sostenere un percorso di istruzione elevata, porta, secondo il rapporto, a una perdita netta in termini finanziari per il Meridione di circa 30 miliardi, andati nelle zone centro-settentrionali e in piccola parte all'estero. Secondo i dati distribuiti dall’Associazione sull’economia del Mezzogiorno, un abitante del Sud su tre è a rischio povertà ma il Sud crescerà quasi quanto il Nord nei prossimi anni.
Cifre al ribasso e saldo migratorio ancora negativo
I 30 miliardi che il Sud ha perso, rappresentano "quasi due punti percentuali di Pil nazionale", informa il rapporto. Inoltre, stando ai dati dell'Associazione, si tratta di una cifra al ribasso, che "non considera altri effetti economici negativi indotti". Nel complesso, il Mezzogiorno continua a presentare "un saldo migratorio profondamente negativo: alla fine del 2016 il Sud ha perso altri 62 mila abitanti. Il saldo migratorio totale sfiora le 28 mila unità in meno, mentre al Centro-nord si registra un aumento superiore ai 93 mila abitanti".
Sicilia e Campania le più colpite dalla fuga
Le regioni che risentono maggiormente della fuga sono quelle più grandi e più popolose. In particolare, nel 2016 la Sicilia perde 9.300 residenti, la Campania 9.100, la Puglia 6.900. Il pendolarismo nel Mezzogiorno nel 2016 ha interessato circa 208 mila persone, di cui 54 mila si sono spostate all'interno del Sud, mentre ben 154 mila sono andate al Centro-Nord o all'estero. Questo aumento di pendolari "spiega circa un quarto dell'aumento dell'occupazione complessiva del Mezzogiorno di circa 101 mila unità nel 2016".
Un meridionale su tre è a rischio povertà
"Un meridionale su tre è esposto al rischio di povertà, che nel Sud si attesta al 34,1%". Inoltre, nelle regioni più popolate, Sicilia e Campania, il rischio di povertà arriva a sfiorare il 40%. "La soglia resta sui livelli più alti di sempre e il livello di disuguaglianza interno all’area deprime la ripresa dei consumi. Le politiche di austerità – dice il testo del rapporto – hanno determinato il deterioramento della capacità del welfare pubblico di controbilanciare le crescenti disuguaglianze indotte dal mercato".
I posti di lavoro crescono solo per gli anziani
La crescita dei posti di lavoro al Sud nell'ultimo biennio "riguarda innanzitutto gli occupati anziani e, nella media del 2016, si registrano ancora oltre 1 milione e 900 mila giovani occupati in meno rispetto al 2008". Così si legge nei dati del rapporto Svimez, in cui si sottolinea che si sta consolidando "un drammatico dualismo generazionale, al quale si affianca un deciso incremento dei lavoratori a bassa retribuzione, conseguenza dell'occupazione di minore qualità e della riduzione d’orario, che deprime i redditi complessivi".
Segnali di ripresa
Il rapporto non dà solo notizie negative. Secondo le previsioni per il 2017 e il 2018, "il Mezzogiorno è in grado di agganciare la ripresa, facendo segnare tassi di crescita di poco inferiori a quelli del Centro-Nord". Questi i principali risultati segnalati. Secondo le stime del rapporto Svimez, aggiornate a ottobre, nel 2017 "il Pil italiano cresce dell'1,5%, risultato del +1,6% del Centro-Nord e del +1,3% del Sud". Nel 2018 - continua il Rapporto - il tasso di crescita del Pil nazionale si attesterà "all'1,4% con una variazione territoriale dell'1,2% al Sud".