In Evidenza
Altre sezioni
altro

Manovra-bis, proposta del Pd: dal 2018 addio monete da 1 e 2 centesimi

Economia
Foto LaPresse

I Dem chiedono abolizione delle monetine. Su circa 2.600 emendamenti, ne sono stati cassati oltre un terzo per estraneità di materia. Bocciate, ad esempio, proposte per applicare l'Iva al 4% anche ai pani speciali. Da chiarire come sostituire i voucher. Voto da giovedì

Condividi:

Le monete da 1 e 2 centesimi potrebbero scomparire a breve. Un emendamento del Pd alla manovra-bis, infatti, ne propone l’abolizione dal primo gennaio del 2018. Il risparmio che deriverebbe dallo stop al conio, spiega il Partito democratico, andrebbe al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato. Questo sulle monetine, ovviamente, non è l’unico emendamento presentato. Su circa 2.600, ne sono stati cassati circa 900 per estraneità di materia: oltre un terzo, insomma, non ha passato il vaglio di ammissibilità. Fino alle 17 c’era il tempo per presentare i ricorsi, che verranno discussi domani alle 13.30. Entro le 18, invece, i gruppi dovevano indicare i loro emendamenti “segnalati”: quelli, cioè, sui quali effettivamente si procederà all'esame e al voto, che dovrebbe iniziare giovedì.

Gli emendamenti bocciati

Il criterio per lo stop è stato unicamente quello dell'estraneità di materia, non quello delle coperture, che saranno valutate solo durante l'esame degli emendamenti. Tra quelli bocciati compare la serie di proposte fotocopia presentate da Pd, Scelta civica e Lega per applicare, in modo certo e definitivo, l'Iva al 4 per cento anche ai pani speciali. Stessa sorte per l'emendamento a firma Zanetti-Sottanelli che chiedeva di introdurre una flat tax al 10 per cento per attrarre i pensionati stranieri. Cassate anche le proposte di Iva agevolata su pannolini, biberon e tutti i prodotti per l'infanzia. Ma anche l’emendamento che contiene la delega al governo per regolare il regime degli affitti brevi. Stop pure alla proposta di alzare a 2mila euro la no tax area per le pensioni di reversibilità agli orfani; agli standard da rispettare per fare la guida turistica; al tentativo di reintrodurre la tassa sulle barche di lusso. Niente da fare, di nuovo, anche per gli sconti fiscali per l'abbonamento ai mezzi pubblici o per la possibilità di destinare il 2 per mille alle bande musicali e le associazioni culturali. Bloccato anche il tentativo di riaprire la rottamazione auto. Sono state salvate, invece, tutte quelle proposte che migliorano i saldi.

Come sostituire i voucher

Un nodo da sciogliere riguarda gli emendamenti alla manovra arrivati da tutti i gruppi per sostituire i voucher. Introdurre dei "coupon" per il lavoro breve come propone Ap, una "card" per il lavoro saltuario come chiede la Lega, oppure un vero e proprio "libretto famiglia" per pagare le prestazioni occasionali di colf, badanti ma anche insegnanti che danno ripetizioni ai figli a scuola come chiede il Pd? Molte proposte spingono per limitare il lavoro occasionale ad alcune categorie, come studenti, pensionati o casalinghe. Tutte le proposte limitano l'utilizzo ai lavori domestici, compreso il giardinaggio, o alle manifestazioni sociali o sportive, e insistono sulla tracciabilità dei pagamenti attraverso varie modalità di ticket, sempre numerati progressivamente e datati.

Le proposte

Sinistra italiana propone, ad esempio, delle schede da 10 euro l'ora, con limiti di 40 giorni e massimo 2.500 euro di compenso con lo stesso datore di lavoro; nella proposta di Ap si prevedono invece coupon del valore di 12 euro, in attesa che vengano diversificati per le diverse prestazioni dal ministero del Lavoro, con limite annuo di 7.500 euro (2.000 per datore di lavoro); il Movimento 5 Stelle propone i "Chéque" di impiego per l'acquisto di prestazioni di lavoro accessorio per servizi alla persona, alla famiglia e all'abitazione domestica, di 15 euro di valore nominale, con limite di 5mila euro l'anno e non più di 2mila per committente; la proposta del “libretto famiglia” che arriva dai deputati Dem della commissione Lavoro prevede, invece, che si possano ricevere compensi per massimo 5mila euro l'anno (1.500 dallo stesso committente, che si deve registrare su una piattaforma Inps) e che ogni datore di lavoro non possa pagare prestazioni per più di 7.500 euro l'anno, con retribuzione oraria fissata a 12 euro. C'è anche chi chiede, in attesa del riordino della disciplina, di riaprire i termini per l'acquisto dei voucher, fermo restando il loro stop a fine anno.