Che fine ha fatto il ponte sullo Stretto?

“È più probabile che facciano il ponte sullo stretto”. Questa è una esclamazione tipica dei siciliani quando qualcuno dice qualcosa che pare sia impossibile. Perché il ponte sullo stretto è un refrain continuo. Un progetto avveniristico che potrebbe cambiare le sorti di Calabria e Sicilia per alcuni, un’opera totalmente inutile, pericolosa e irrealizzabile per altri. Di certo c’è che la prima concreta idea della costruzione del ponte è databile 1981. Ed è in questi anni, tra l’81 ed il ’97, che l’idea di unire Sicilia e Calabria ha iniziato a costare. Per la precisione 135 miliardi di lire. Utilizzati per fare studi di fattibilità, pagare progetti, esperti per verifiche sui luoghi e tutto quello che sarebbe servito per mettere in piedi un progetto. Tutto rimasto sulla carta ma abbondantemente pagato. Nemmeno una pietra posata o uno scavo effettuato. Nulla. Un’idea abbastanza costosa. Un progetto caduto nel dimenticatoio per diversi anni e tornato in auge nel 2002 quando l’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi, lo rimise in moto. Nel 2003 il primo passo con un saggio nella zona di Cannitello, la parte calabrese dove dovrebbe sorgere uno dei piloni che dovrebbe reggere il ponte. Poi arriva il cambio di governo e lo stop voluto da Romani Prodi. Si va avanti così per anni e, nel 2103, presidente del consiglio Mario Monti, il progetto viene definitivamente accantonato e la società Stretto di Messina posta in liquidazione. Con altri milioni di euro di soldi pubblici che volano via e cause milionarie per l’abbandono del progetto che fioccano grazie alle clausole che erano state inserite nei contratti. Cause che in parte si sono risolte quando il governo, guidato da Giorgia Meloni, ha rispolverato l’idea. Per il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini il ponte sullo stretto è un’opera strategica e fondamentale. Il progetto da utilizzare per realizzare questa grande opera è datato 2011. Nei mesi scorsi è stato aggiornato sulla base dei nuovi studi e di alcuni dei rilievi sollevati. Per la società “Ponte sullo Stretto” è tutto assolutamente sotto controllo e calcolato. Non è così per gli ambientalisti che hanno sollevato migliaia di eccezioni. Una tra tante l’ecosistema sottomarino dello stretto di Messina che verrebbe stravolto dai lavori creando – dicono gli ambientalisti - un danno inimmaginabile. Stesso discorso per le rotte migratorie degli uccelli e, non ultimo, il pericolo dei terremoti. La zona interessata dalla costruzione del ponte, infatti, ricade su una faglia molto attiva. Non per gli esperti della società chiamata a realizzare l’opera secondo la quale è tutto calcolato. Le faglie sulle quali devono poggiare i piloni – dice la società “Ponte sullo Stretto” – non sono più attive da anni. E il problema relativo all’allontanamento delle coste tra Sicilia e Calabria certificato dai geologi? Per la società nemmeno quello influisce. Insomma, un botta e risposta che però non produce nessuna certezza. L’opera dovrebbe costare, stando alle cifre del ministero per le infrastrutture e trasporti, 13 miliardi e mezzo di euro. Solo per la realizzazione del ponte e dei piloni. Poi sono stimati lavori da oltre un miliardo di euro per creare altre infrastrutture in Sicilia e Calabria. Ma sono soltanto costi stimati. Anche qui poca certezza. Il ponte dovrebbe essere lungo 3666 metri e ad unica campata. Nel mondo, così, non ce ne sono. Dovrebbe essere composto da sei corsi per le auto , due corsie di servizio e due binari ferroviari per l’alta velocità . L’altezza prevista per i piloni è di 399 metri. E poi ci sono gli espropri. Centinaia di case e ville che devono essere abbattute per fare spazio ai cantieri. Un tema accesissimo con i comitati formati dagli abitanti delle zone interessate che sono sul piede di guerra perché non vogliono lasciare le proprie case, da una parte. Dall’altra le proposte economiche di indennizzo. Tutto ancora molto aperto. L’idea del ministro Matteo Salvini era quella di far partire i cantieri nell’estate appena trascorso. Poi il rinvio alle fine dell’anno. Adesso si parla del 2025. Durata stimata dei lavori: 7 anni. Dovrebbero essere 4300 i lavoratori, di ogni ordine e grado, stimati per la realizzazione del ponte. Settemila nei periodi più intensi. Numeri da capogiro. La sola certezza, al momento, è un finanziamento a fondo perduto da 25 milioni di euro concesso dall’Agenzia esecutiva europea per il clima dell’Ue. Per il resto ci sarà da attendere.