Non investire nella scuola ci costerà 10mila miliardi di dollari all'anno entro il 2030

Uno studio dell’Unesco calcola le perdite economiche dell’abbandono scolastico e della mancanza dell’accesso a percorsi di istruzione di base per bambine e bambine di tutto il mondo: entro il 2030, anno in cui i governi si sono impegnati a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile , si rischia di perdere fino al 17% del PIL mondiale. A sei anni dalla scadenza nessun indicatore degli SDGs è stato pienamente raggiunto, soprattutto nell’ambito dell’educazione e nella parità di genere. Dovrebbe essere una crisi mondiale, un’emergenza tale da far riunire tavoli di lavoro quotidiani tra i ministri di tutto il mondo: entro il 2030, il costo privato associato a coloro che lasciano la scuola senza aver acquisito competenze di base sarà di 6,3 trilioni di dollari all’anno e si stima che potrebbe arrivare a 9,2 trilioni di dollari per quanto riguarda i bambini che non raggiungono le competenze minime richieste. Complessivamente, questi due fattori rappresenteranno rispettivamente l'11% e il 17% del PIL mondiale. L’Unesco stima poi 10 trilioni, cioè 10 mila miliardi di dollari in perdite annue includendo impatti diretti, come la riduzione del reddito e della produttività, ma anche a effetti fiscali più ampi, come la diminuzione delle entrate fiscali e l'aumento della spesa pubblica su questioni sociali come la sanità e l'ordine pubblico. Una riduzione del 10 per cento della quota di abbandoni scolastici precoci e di bambini con competenze inferiori alle basi aumenterebbe il PIL annuo dell'1-2%. Ridurre il numero di abbandoni scolastici e di bambini con competenze inferiori di un punto percentuale comporterebbe un aumento globale annuo dei redditi da lavoro pari rispettivamente a 470 miliardi di dollari e oltre 650 miliardi di dollari, si legge ancora nello studio dell’Unesco. Come sono stati calcolati questi dati? I dati sono ripartiti in costi privati, fiscali e sociali. I costi privati ricadono sugli individui, perché se i ragazzi abbandonano la scuola o non acquisiscono competenze di base, guadagnano meno rispetto a quelli che completano il percorso educativo. Questo comporta una riduzione del reddito disponibile per consumi, salute ed educazione. Inoltre, si considerano le spese sostenute per affrontare le conseguenze della criminalità, dal momento che chi abbandona la scuola ha una maggiore probabilità di essere coinvolto in attività illecite. I costi fiscali sono invece sostenuti dai governi : quando l'abbandono scolastico è elevato, lo Stato incassa meno entrate fiscali, perché i cittadini meno istruiti guadagnano meno e pagano meno tasse. Inoltre, i governi devono sostenere maggiori spese per i servizi sociali, come la sanità, l'istruzione e l'ordine pubblico, per affrontare i problemi legati alla bassa istruzione. I costi sociali sono invece una combinazione dei due e includono anche le inefficienze del mercato dovute alla bassa produttività e all’impatto negativo sull'economia in generale. Senza educazione si rallenta anche la parità di genere Ma a rallentare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile è anche il mancato impegno verso la parità di genere e negli investimenti nell’educazione delle bambine e delle ragazze soprattutto nei paesi in cui l’abbandono scolastico è più elevato. È il UN Women’s Gender Snapshot 2024 a fornire un quadro della situazione: “il report ci fornisce informazioni fondamentali non solo sul progresso globale rispetto al cambiamento climatico e alle sfide dell'intelligenza artificiale, ma anche su come le donne, soprattutto in alcune aree, continuino a faticare nell'accedere a un'istruzione universitaria”, spiega l’economista femminista Azzurra Rinaldi, autrice di libri come “Le signore non parlano di soldi” . “In questo senso, i dati del report ci ricordano che occuparsi delle donne non è solo un atto caritatevole, ma una strategia chiave per la crescita economica”, continua l’economista, e aggiunge: “La valorizzazione delle capacità e dei talenti femminili ha ripercussioni positive per l'intera società. Si tratta di un fattore cruciale di sviluppo che molti paesi non hanno ancora considerato appieno. Direi quindi che questo potrebbe essere un ottimo punto di partenza per un vero cambiamento”. Ci sono poi alcuni Paesi in cui il divario tra maschi e femmine è più elevato, perché l’accesso alla scuola è vietato o ostacolato dalla presenza di conflitti, come in Afghanistan, Ciad, Guatemala, e Pakistan, menzionati come esempi in cui le bambine affrontano maggiori ostacoli all'accesso e al completamento dell'istruzione. Educare le bambine però contribuisce a ridurre matrimoni precoci e gravidanze indesiderate, migliorando così le prospettive economiche e sociali sia per le singole donne che per le comunità nel loro complesso. In Afghanistan, se le restrizioni all'accesso all'istruzione secondaria per le bambine e le giovani donne rimanessero invariate, i costi privati associati all'abbandono scolastico precoce delle bambine potrebbero arrivare a 1,5 miliardi di dollari. “Questo report ci offre una prospettiva che molti attivisti ed economisti hanno sostenuto per anni”, conclude Rinaldi: “il divario di genere non è solo una questione di giustizia sociale, ma rappresenta un'enorme opportunità economica non ancora sfruttata”.

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