Dentro la truffa, il Man in the middle che ci svuota il conto

L’ultima vittima conosciuta la Fondazione dell’Opera del Duomo. Onlus che ha come missione la tutela della cattedrale di Santa Maria del Fiore, del Battistero, del campanile di Giotto e dei tesori che il suo museo custodisce a Firenze. Tra questi anche una delle Pietà di Michelangelo. Per il restauro del complesso Eugeniano di Firenze, destinato a ospitare la sua base operativa, l’ente avrebbe dovuto pagare oltre un milione e mezzo alla ditta che sta eseguendo i lavori, la Cev di Treviso. Peccato che questi soldi, in due tranche, non siano mai arrivati a destinazione. Una mega truffa, denunciata dal direttore dell’Opera nell’agosto scorso che ha portato a nove fermi e fatto scoprire un giro di fatture false, conti all'estero e montagne di denaro nero. Una truffa con un nome da film La frode informatica ha un nome da film: Man in the Middle, ed è una delle più diffuse. “L’uomo nel mezzo” si insinua dove meno ce lo aspettiamo: dentro e-mail del tutto ordinarie, tra soggetti che si scambiano informazioni commerciali. Il meccanismo è tanto semplice quanto efficace. Un cybercriminale riesce a violare l’account di uno dei due interlocutori, osserva silenziosamente lo scambio di messaggi e, nel momento opportuno, interviene sostituendosi a uno dei partecipanti. L’obiettivo è quasi sempre lo stesso: dirottare un pagamento, modificando l’IBAN del beneficiario. Individuarne l’autore è complicatissimo: "Si tratta spesso di criminali molto preparati dal punto di vista tecnico", spiega Chiara Marando della Polizia Postale vice dirigente del Centro Operativo toscano per la sicurezza cibernetica. Risalire alla loro identità richiede analisi approfondite degli indirizzi IP e tracciamenti complessi, resi più difficili dal fatto che molte di queste operazioni avvengono tramite reti e collaborazioni internazionali. Un fenomeno globalizzato La truffa non conosce confini: non esistono Paesi più coinvolti di altri perché il fenomeno è ormai globalizzato. Un equivoco molto diffuso riguarda le vittime: si pensa spesso che queste frodi colpiscano solo aziende con grandi volumi di denaro. Non è proprio così. “Anche i consumatori comuni sono esposti, soprattutto quando effettuano piccoli pagamenti tramite home banking: bollette, servizi, acquisti quotidiani”. La normalizzazione del pagamento online ha facilitato le nostre vite ma ampliato enormemente il perimetro di rischio. Come difendersi quindi? Prima di tutto, proteggendo l’accesso alla propria e-mail con password robuste e verifica a due fattori. Ma non basta. È cruciale prestare attenzione ai dettagli: errori grammaticali, stile del messaggio insolito, richieste improvvise o pressanti di effettuare un bonifico “con urgenza”. Un cambio improvviso di IBAN deve sempre essere verificato contattando direttamente l’interlocutore. Oggi le banche forniscono un controllo automatico sulla corrispondenza tra beneficiario e IBAN: un avviso di mancata corrispondenza deve far scattare un campanello d’allarme, anche se molto spesso si tratta di falsi positivi. La vera difesa è imparare a dubitare. Se si cade nella trappola, la tempestività è fondamentale. “Bisogna denunciare subito, i criminali spostano rapidamente il denaro attraverso più conti per far perdere le tracce. Prima si interviene, maggiori sono le possibilità di bloccare le movimentazioni”.

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Chiara Caleo