Emergenza idrica fuori stagione: la Sicilia occidentale a secco

In Sicilia l’autunno non era così piovoso da anni ma la zona occidentale dell’isola a metà novembre si è ritrovata a secco come nei mesi estivi, quando la siccità prolungata e la mancanza di piogge avevano messo a dura prova le riserve idriche. Se l’acqua manca anche quando piove allora non può che essere un problema di mala gestione – tuonano i sindaci dei comuni della provincia di Trapani, alle prese con una inaspettata emergenza fuori stagione. A Santa Margherita Belice come a Paceco, ad Alcamo come a Castellammare del Golfo, l’acqua nell’ultima settimana è arrivata nelle case e nei bar ogni sette, dieci giorni, a volte ogni due settimane, con un razionamento ancora più dilatato rispetto a quello abituale, che da sempre costringe gli abitanti dei comuni del trapanese - come del resto quelli dell’agrigentino - a raccogliere l’acqua nei serbatori e nelle cisterne, e fortunati sono quei cittadini che hanno più spazio sui balconi e nei terrazzi e possono collocare cisterne più grandi. Agli occhi di chi legge al di là dello Stretto la situazione può apparire assurda, perché nel 2025 ovunque, in qualsiasi paese e città d’Italia, l’acqua corrente è la norma, ma queste zone del profondo Sud fanno eccezione; qui di fatto l’acqua corrente non c’è stata mai e alla cronica emergenza si aggiunge una nuova emergenza dovuta, questa volta, ad un errore di calcolo della distribuzione dell’acqua contenuta nella Diga Garcia che rifornisce i comuni dell’hinterland trapanese. L’acqua è stata destinata ad usi irrigui, dirottata sulle campagne, con il risultato di lasciare a secco i rubinetti nelle abitazioni e nelle attività commerciali. “Un orrore più che un errore” dice il Sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, che mi riceve a Palazzo Cavarretta durante una accesa seduta del Consiglio comunale, allargata a cittadini e associazioni, in cui si fa il punto sulla riunione convocata d’urgenza a Palermo con i vertici della Regione Sicilia in cui, già dai tempi dell’emergenza estiva, è attiva, e di fatto permanente, la cabina di regia istituita con la Protezione civile. Per garantire un flusso d’acqua ai comuni del territorio è stato necessario l’intervento della città di Trapani che da qualche giorno sta rifornendo i comuni più piccoli di 17 litri d’acqua al secondo, attingendola dai suoi pozzi, e attivando il dissalatore. Non nasconde il disappunto, Tranchida. “Era stato tutto previsto” dice. “Avevamo già scritto a settembre alla Regione avvertendo che la diga Garcia si stava svuotando e che, se avessero usato quelle risorse idriche per l’agricoltura, entro Natale le case e le attività commerciali si sarebbero ritrovate senza acqua. Non ci hanno ascoltati e così è stato. In maniera solidaristica Trapani sta fornendo acqua agli altri comuni anche perché ci sono scuole, ospedali, Rsa che non possiamo non aiutare, ma stiamo togliendo l’acqua ai nostri cittadini per darla agli altri. Va dato atto al Presidente della Regione che ha chiesto scusa per l’errore. Ma sono stati sottratti 4,5 milioni di metri d’acqua. Un cosiddetto errore che per me è un orrore. Abbiamo chiesto di verificare per quale motivo l’acqua piovana non viene accumulata nella diga, vogliamo capire cosa succede. Noi dobbiamo sopravvivere con quelle poche migliaia di metri cubi rimasti, chiediamo alla Regione cosa stanno facendo per risolvere in maniera strutturale la questione. L’acqua è vita e quando manca è mala vita. Non vorrei che dietro questi errori/orrori ci fosse la malagestione. Ribadisco: con l’acqua non si scherza”. Domenica mattina arriva una nota della Regione con cui si annuncia la fine dell’emergenza che da lunedì ha interessato il territorio del Trapanese. Il coordinatore della Cabina di regia regionale e dirigente generale della Protezione civile siciliana, Salvo Cocina, spiega che la fase critica è stata superata e stanno riprendendo, quindi, i turni ordinari di distribuzione. “Anche il servizio straordinario di autobotti sarà sospeso” scrive la Regione. “Il superamento dell'emergenza arriva dopo sei giorni di interventi intensi della macchina organizzativa messa su dalla Protezione civile, che ha attivato il Centro di coordinamento regionale e i Centri operativi comunali che a loro volta hanno inviato le autobotti alle utenze bisognose. Decine di autobotti, piccole e grandi - alcune con capacità fino a 30 mila litri - sono confluite nel territorio della provincia di Trapani da tutta la Sicilia, garantendo rifornimenti continui alla popolazione. Secondo i dati provvisori, sono stati effettuati circa 600 carichi, per un totale di 5,5 milioni di litri di acqua trasportati e quattromila utenze servite. La crisi era iniziata dopo la riduzione dei prelievi dalla diga Garcia, scesi da 370 a 200 litri al secondo, in seguito alla revisione delle stime errate sul volume utile comunicate dal Consorzio di bonifica. La diminuzione aveva comportato un calo della portata complessiva dell’acquedotto Montescuro per il Trapanese, passata da 510 a 340 litri al secondo. A consentire il pieno recupero della portata sono stati i lavori straordinari disposti tempestivamente dalla Cabina di regia e subito eseguiti da Siciliacque: l’attivazione a pieno regime del dissalatore di Trapani per 100 litri al secondo; la messa in funzione di un nuovo pozzo Staglio per 25 litri al secondo e l’interconnessione tra gli acquedotti Montescuro e Bresciana, che ha consentito un apporto stimato di 30 litri al secondo, comprensivo del recupero delle perdite grazie alle riparazioni su quest’ultimo valutati in 30 litri al secondo. Proseguono, inoltre, gli interventi strutturali già programmati, che saranno completati nelle prossime settimane: la nuova stazione di pompaggio dall’invaso Arancio al Garcia, che garantirà fino a 200 litri al secondo, e la condotta di collegamento dei pozzi Inici, in grado di apportare ulteriori 40 litri al secondo al sistema idrico del Trapanese”. Ma i problemi, nella realtà non sono risolti ovunque, e se di normalità si può parlare, in questo pezzo di Sicilia dove l’erogazione dell’acqua è eternamente sottoposta a turnazione, la normalità è ancora lontana. “Nei comuni dove l’acqua arrivava ogni 7 giorni, adesso arriva ogni 5 giorni” mi dice il coordinatore dei Sindaci del Belice Nicola Catania. Siamo sempre in bilico, sull’orlo del collasso di un sistema che finché non verranno eseguiti interventi strutturali importanti non ci lascia intravedere prospettive incoraggianti”. “Fino a quando non verranno completati tutti i lavori e le dighe non funzioneranno a pieno regime avremo sempre problemi” conferma il Capo dell’ufficio tecnico del Comune di Trapani, l’ingegnere Orazio Amenta. Il dissalatore e i pozzi, in quanto impianti elettromeccanici, sono suscettibili a fermi dovuti a guasti o interruzioni di corrente elettrica e se qualcosa si guasta o si ferma ci ritroviamo di nuovo nel pieno di una emergenza. Siamo sempre sul filo, sperando che piova e che tutto funzioni. Purtroppo oggi paghiamo lo scotto di decenni di mala-gestione e mala-politica legate al sistema dell’acqua e degli appalti. Non dimentichiamo che la Diga Garcia di cui in questi giorni stiamo parlando è intitolata a Mario Francese, il giornalista che perse la vita proprio per le sue inchieste sul sistema di corruzione e criminalità organizzata legato alla diga. Finché non verranno programmati ed eseguiti interventi che invertano la tendenza, finché non verranno risolte le problematiche relative alle continue perdite idriche, in una rete vetusta e colabrodo, saremo sempre in emergenza, a subire una serie di paradossi. Da un lato togliamo risorse idropotabili alle popolazioni per darle alla agricoltura, dall’altro l’acqua che deve essere utilizzata per l’agricoltura viene gettata in mare”. Il malfunzionamento delle dighe nella Sicilia occidentale è un problema antico, legato a mancati collaudi e certificazioni mai pervenute per cui l’acqua, quando arriva copiosa, deve essere sversata in mare. È accaduto anche in questi giorni alla Diga Trinità costruita nel 1960 nella zona di Castelvetrano ma mai collaudata. Da questa diga dipende l’irrigazione nel territorio del Belice, tra le province di Trapani e Agrigento, in cui il settore agricolo, ricco di vigneti e uliveti dalle produzioni di altissima qualità, è quello che regge l’intera economia. “E qui registriamo un ulteriore paradosso” mi dice la deputata regionale del Movimento 5 stelle, Cristina Ciminnisi, componente della Commissione ambiente all’Ars che da anni conduce una battaglia a fianco degli agricoltori. “La diga Trinità ha un livello di invaso di 63 metri secondo quanto previsto dalle indicazioni del Ministero delle Infrastrutture. Quando l’acqua supera quel livello deve essere sversata in mare perché, sulla carta, non rispetta le indicazioni legate alla sicurezza sismica e statica. Il risultato è che i campi più vicini vengono allagati e danneggiati, perché colpiti da fiumi di acqua e detriti provenienti dalla diga, e le altre zone agricole restano a secco. Anche se una recente perizia disposta dal Presidente della Regione Schifani ha accertato che quelle criticità in realtà non sussistono, la situazione resta ferma. Basterebbero piccoli interventi e opere di messa in sicurezza per aumentare il livello dell’invaso; interventi annunciati ma mai effettuati. Se nella stagione delle piogge l’acqua si disperde in mare, quello che si prospetta per la stagione della siccità non è affatto rassicurante. Si va avanti con irrigazioni di soccorso senza interventi strutturali”. Nella terra degli eterni cantieri in corso, della gestione sempre emergenziale e delle soluzioni mai davvero risolutive, accade anche che ci siano comuni in cui l’acqua nelle case arriva ma non viene pagata dai contribuenti, perché – ennesimo paradosso – i comuni non possono non erogare un servizio pubblico indispensabile ma non possono nemmeno emettere le bollette e i conti sono sempre in rosso. Mi spiega l’intricato groviglio Francesco Gruppuso, Sindaco di Calatafimi Segesta e presidente dell’ATI, Ambito territoriale idrico. “Nel 2017 la Regione ha messo in liquidazione l’EAS, Ente Acquedotto Siciliano che gestiva le reti idriche dei comuni. La Corte costituzionale ha stabilito che le reti non dovevano essere cedute fino alla individuazione da parte della Regione di un Ente gestore unico. L’Ente però non è stato individuato e l’acqua viene erogata senza che vengano pagate le bollette. L’iter per la soluzione è cominciato ma è lungo. Intanto i comuni subiscono una grossa perdita perché non possono gestire la rete ma devono comunque fare la manutenzione, aggiustare le perdite e far arrivare l’acqua ai cittadini. Ci auguriamo di poter uscire dalla gestione emergenziale. La gestione dell’acqua deve essere fatta in modo ordinario e virtuoso dato che l’acqua è un bene prezioso e va diminuendo”.

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Raffaella Daino