Dentro la maturità, gli studenti: "Vogliamo essere ascoltati"

“Io chiederei al ministro Valditara di non provare astio verso le proteste, ma di dare ascolto agli studenti. Creare muri ribadisce solo, ancora una volta, che la scuola non è più il centro focale della società”. Per Lorenza , studentessa di 18 anni della scuola “Cor Jesu” di San Giovanni, a Roma, le nuove disposizioni sull’esame di Stato non parlano abbastanza ai giovani come lei. L’intento dichiarato della riforma, che ha convertito in legge il decreto del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, è quello di ridisegnare la struttura delle prove e “valutare la persona nella sua interezza”. Ma, secondo lei, è proprio qui la falla più grande. “Il cittadino in Grecia, nelle scuole filosofiche ellenistiche come l’Epicureismo, faceva molto affidamento sul concetto di amicizia, sul rapporto con l’altro, che veniva considerato un bene supremo - racconta - È grazie all’amicizia, basata anche sul dibattere e sullo scambio di conoscenza, che si può migliorare se stessi. Non bisognerebbe limitarsi a discutere di programmi scolastici e nozioni”. Cosa cambia La riforma, che entrerà in vigore con l’esame di maturità del 2026, riduce il numero delle materie a quattro, modifica il peso dei crediti scolastici e introduce la valutazione più stringente della condotta e delle competenze di cittadinanza. Da alcuni docenti è stata definita “più oggettiva ma anche più asettica” e meno “personale”. Il ministro Giuseppe Valditara ha spiegato che la nuova legge è “un ulteriore passo avanti verso una scuola che mette al centro la persona dello studente”, ma le sue parole, ad alcuni, non sembrano completamente convincenti. “La parte orale mi preoccupa - dice ancora Lorenza - Non per la mole delle materie, ma per come viene organizzata. Non è più dipendente dallo studente: deve solo rispondere a delle domande, in modo quasi asettico. Questo intacca la figura dello studente che non può dimostrare la propria maturità e le proprie capacità di ragionamento. Il fatto che siano diminuite le materie è un peggioramento, perché si riduce il campo di conoscenza e non si comprendono più le sue capacità generali”. Preoccupazioni Un timore condiviso anche da Simone, suo compagno di scuola alla “Cor Jesu” di Roma. “La nuova riforma dell’esame di Stato suscita non poche preoccupazioni, in particolare per l’eliminazione dell’input esterno - ossia il documento fornito dalla commissione negli anni precedenti, uno stimolo che dava inizio ai collegamenti tra le materie - a favore di un qualsiasi argomento appartenente a una delle quattro materie d’esame. Anche se il numero delle discipline è stato ridotto, questa modifica limita la possibilità di gestire la prova orale valorizzando le proprie competenze”, spiega Simone. “Ci espone a domande su parti del programma poco approfondite”. Simone critica anche la logica di fondo della riforma, che a suo parere non risponde alle reali necessità della scuola italiana. “È un dato di fatto che il sistema educativo presenti criticità significative. Il governo dovrebbe tutelare le esigenze degli studenti, accogliere le loro richieste e garantire un dialogo costruttivo. Questo non avviene: si assiste a una repressione delle manifestazioni studentesche, anche con episodi di violenza, nei confronti di chi esercita un diritto costituzionalmente garantito. Tale atteggiamento non può che essere interpretato come una forma di oppressione”. Lati positivi C’è anche, però, chi combina allo scetticismo una certa dose di pragmatismo. È il caso di Marco , studente della stessa scuola di Roma. “Ciò che più mi spaventa è proprio il fatto di dovermi imbattere nello studio di materie che, come nel caso di Fisica, risultano quasi impossibili da memorizzare interamente. L’unico miglioramento che noto è la riduzione del numero di professori esterni, cosa che renderà l’esperienza più piacevole e aiuterà lo studente a confrontarsi con una commissione più familiare”. Allo stesso tempo, Marco invita a non drammatizzare e commenta il fenomeno degli studenti che hanno disertato l’esame di Stato lo scorso anno, spiegando che per lui “quello della salute mentale è una scusa per non affrontare l’esame. La fase di preparazione sarà, come è sempre stato, pesante, ma sarà la giusta opportunità per imparare a responsabilizzarci e a gestire situazioni scomode”. I dati di Skuola.net Secondo un sondaggio di Skuola.net, tutto sommato la riforma non dispiace del tutto. Anzi: la metà degli studenti promuove le novità, il 71% favorevole alla bocciatura per chi salta l’orale e 2 studenti su 3 hanno accolto con entusiasmo la scelta di ridurre le materie del colloquio orale. Nello specifico, spiega Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, la nuova legge “rende l’esame più focalizzato”. Sembrerebbero aver ragione gli studenti quando evidenziano la predilizione per un sapere nozionistico rispetto a uno più comprensivo, ma secondo lui questo approccio alla scuola non è stato introdotto dalle riforme del ministro Valditara. “Prima era un po’ un minestrone nozionistico - spiega - lo studente doveva essere pronto su tutte le materie, e questo portava spesso a una preparazione superficiale. Ora ci si concentra su quattro discipline, ma non si deve trascurare il resto, perché per essere ammessi servirà comunque la sufficienza in tutte”. Grassucci precisa che “non cambia la struttura fondamentale dell’esame: due prove scritte, una di italiano e una d’indirizzo, e un orale. Cambia solo la focalizzazione, con la condotta che incide sui crediti scolastici e quindi sul voto finale”. Il giornalista riconosce che “gli studenti sono contenti perché è stato tolto lo spunto iniziale, che era diventato un incubo”, ma invita a ridimensionare il peso della riforma. “Il livello di difficoltà resta invariato. Il vero discrimine sarà l’ammissione, non l’esame in sé. In passato i bocciati erano meno dello 0,3%: se non cambia il meccanismo di valutazione, sarà difficile vedere differenze sostanziali”, spiega. "Scuola madre del cittadino" Tra speranze e delusioni, resta la sensazione di una distanza crescente tra studenti e istituzioni. “In un sistema che dovrebbe formare e sostenere, si introducono invece riforme che si limitano a cambiare la forma degli strumenti valutativi - continua Simone - senza affrontare i veri problemi della scuola italiana: la mancanza di ascolto, di comprensione e di fiducia nei confronti di chi studia”. Lorenza è dello stesso avviso: “La scuola è madre, è la madre del cittadino e della persona. Ma oggi sembra aver dimenticato il suo ruolo. Se vogliamo davvero formare cittadini consapevoli, dobbiamo tornare a insegnare il confronto, il dialogo e la capacità critica”. Solo così, secondo loro, si può davvero parlare di maturità.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Dentro la maturità, gli studenti: "Vogliamo essere ascoltati"

Agnese Ranaldi