Morti sul lavoro, una piaga infinita non solo italiana

Non è un caso se quasi in ogni comune italiano c’è una piazza o un corso dedicato ai caduti del lavoro. Le morti bianche sono una piaga che affligge il nostro Paese da tempo immemore. E non solo il nostro. Eurostat ha pubblicato i dati comparati degli incidenti con esito letale e di quelli che hanno causato lesioni per cui i lavoratori hanno ricevuto una prognosi superiore ai quattro giorni. E li ha ripuliti - questo è il motivo dell’apparente latenza nell’elaborazione dei dati che risalgono a fine 2023 - dalle denunce fatte ma poi non riconosciute agli enti nazionali a tutela dei lavoratori. Risultato: nel 2023, nell'Ue si sono verificati 2,82 milioni di infortuni non mortali sul lavoro che hanno comportato almeno 4 giorni di calendario di assenza dal lavoro e 3.298 infortuni mortali sul lavoro. Rispetto all'anno precedente, gli infortuni non mortali sono diminuiti di 148.935 e gli infortuni mortali sono aumentati di 12 . In termini assoluti, quindi non parametrati alla popolazione, l’Italia ha il peggior risultato assoluto per quel che riguarda gli incidenti mortali, 473, meglio solo della Francia che nel 2023 ha perso 811 lavoratori in orario di servizio. Inail ha ricevuto più di mille denunce di decessi sul lavoro nel corso 2023, ma ne ha poi riconosciute solo 611, cifra che include anche le morti “in itinere” , escluse invece dal computo Eurostat. Pur rivisti dopo le indagini Inail, 473 morti all’anno equivalgono comunque a più di uno al giorno, più precisamente a 4 decessi ogni 3 giorni. Ma il dato assoluto è poco utile per inquadrare il fenomeno in termini comparativi con gli altri Paesi. Molto più utile il tasso di incidenza degli incidenti sulla popolazione totale di lavoratori. In tutta l'UE, nel 2023 si sono verificati 1,63 infortuni mortali ogni 100.000 occupati. Ricalibrando i dati in base all’incidenza, la situazione italiana appare meno tetra. Restiamo sopra la media europea ma in modo meno drammatico. Molto peggio di noi stanno le cose in Francia e in altri dieci Paesi Ue. Gli ecosistemi lavorativi più sicuri sono quelli di Paesi Bassi, in Germania e in Grecia, con meno di un decesso ogni 100 mila lavoratori. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Il dato francese, così fuori scala rispetto agli altri, merita una spiegazione. Il sistema di rilevamento statistico d’oltralpe, a differenza di tutti gli altri, non fa distinzioni tra morti avvenute sul lavoro per cause di lavoro e quelli avvenuti sul lavoro per cause naturali. Un decennio senza miglioramenti Se la rilettura dei dati sul totale dei lavoratori ha migliorato la posizione italiana, la serie storica, purtroppo, conferma che non stiamo facendo i progressi auspicabili per migliorare la situazione. Dal 2016 al 2023 il tasso di incidenza ogni centomila lavoratori è diminuito solo di 0,1. È andata un po’ meglio a livello Ue, dove il calo è stato di 0,24. Se non visualizzi il grafico, clicca qui La discontinuità evidente dei dati del 2020 e 2021 deriva dal diverso conteggio tra l’Italia e gli altri Paesi avvenuta durante la pandemia di Covid-19. Infortuni in calo in Italia In tutta l'Ue, nel 2023 si sono verificati 1.393 incidenti non mortali ogni 100 mila occupati. L'intervallo dei tassi di incidenza tra i paesi dell'UE variava dai meno di 100 incidenti in Romania e Bulgaria a oltre duemila ogni 100.000 occupati in Spagna, Portogallo e Francia. Tassi di incidenza particolarmente bassi per gli incidenti non mortali possono riflettere una sottostima, ad esempio legata a sistemi di segnalazione poco consolidati, scarsi incentivi finanziari per le vittime a segnalare tali incidenti o obblighi giuridici non vincolanti per i datori di lavoro. Da questo punto di vista, destano qualche dubbio i dati di Bulgaria e Romania, tra le più falcidiate da incidenti mortali e tra le nazioni meno afflitte dagli infortuni sul lavoro. L’Italia, con poco meno di 1.140 infortuni ogni 100 mila lavoratori, nel 2023 è stata migliore della media degli altri paesi Ue. Un tasso di incidenza che equivale a 270 mila incidenti non mortali, in netto calo sia in termini assoluti che relativi rispetto ai dati del 2022, quando gli infortuni denunciati sono stati più di 330 mila con un tasso di incidenza di 1429 ogni 100 mila. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Professioni a prevalenza maschile Circa 2 infortuni non mortali sul lavoro su 3 hanno coinvolto uomini. I fattori che influenzano queste statistiche includono la percentuale di uomini e donne occupati; i diversi tipi di lavoro che uomini e donne svolgono; e le attività in cui lavorano. Gli incidenti non mortali sono più comuni nei settori manifatturiero , nell'edilizia , nel commercio e distribuzione e nelle attività sanitarie e di assistenza sociale . Quasi un quarto , invece, di tutti gli infortuni mortali sul lavoro nell'Ue nel 2023 si è verificato nel settore dell'edilizia, mentre i trasporti e lo stoccaggio hanno registrato la quota successiva più elevata. L'industria manifatturiera e l'agricoltura, silvicoltura e pesca

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Gabriele De Palma