L'Italia è sempre più povera

Un italiano su 6 vive in famiglie in condizioni di difficoltà economica se non di povertà assoluta. I dati rilasciati da Istat sulla povertà in Italia nel 2024 non lasciano grande spazio alle interpretazioni e restituiscono l’immagine di un Paese che ogni anno che passa vede aumentare la percentuale di famiglie che non riescono a fronteggiare le spese essenziali. Il crescente costo della vita unito all’immobilismo, o quasi, delle retribuzioni orarie sta creando una situazione sempre meno sostenibile. Un decennio di impoverimento Ci stiamo impoverendo sempre di più, un andamento che - con poche controtendenze - è purtroppo stabile da una decina di anni. Nel 2024 sono 5,7 milioni gli italiani che hanno vissuto, o meglio sono sopravvissuti, in condizioni di povertà assoluta, quasi il 10 per cento del totale e in lieve crescita rispetto all’anno precedente. Raggruppando gli individui in famiglie, si ottiene il dato di 2,2 milioni di famiglie povere . Nel 2014 gli individui poveri erano meno, il 6,9 per cento; da allora la crescita è stata costante con l'eccezione del 2019. Oltre alla povertà assoluta, e cioè l’impossibilità di far fronte alle spese essenziali, l’ufficio statistico nazionale valuta anche l’indice di povertà relativa, che descrive una mancanza di risorse necessarie per mantenere lo standard di vita corrente medio della società in cui vive. L’incidenza di povertà relativa tra le famiglie, pari al 10,9%, è in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al 2023. Ne sono afflitte oltre 2,8 milioni di famiglie. In lieve crescita è anche l’incidenza di povertà relativa tra gli individui, che sale al 14,9% , il che equivale a oltre 8,7 milioni di persone. Anche in questo caso, negli ultimi dieci anni il dato è sensibilmente peggiorato. Andando più nel dettaglio, l’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, sale al 35,2% nelle famiglie composte esclusivamente da stranieri, mentre scende al 6,2% per le famiglie composte solamente da italiani. E si conferma più alta tra le famiglie ampie: raggiunge il 21,2% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,2% tra quelle con quattro, per scendere all’8,6% tra le famiglie di tre persone. Differenze regionali L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene più alta nel Mezzogiorno , seguita dal Nord-ovest e dal Nord-est , mentre il Centro conferma i valori più bassi . D’altra parte, tra le famiglie assolutamente povere, il 39,8% risiede nel Mezzogiorno e il 44,5% al Nord ; il restante 15,7% risiede nel Centro . La povertà assoluta è cresciuta nell’ultimo anno soprattutto nelle Isole, dove si registra un significativo aumento, arrivando al 13,4% dall’11,9% del 2023. Quanto alla povertà relativa, Puglia, Calabria e Campania sono le Regioni con una percentuale più alta di persone in questa situazione, così come Sicilia e Sardegna. Mentre i cittadini della Valle d’Aosta, del nord-est e delle Regioni del centro sono quelli che registrano meno difficoltà economiche. Il risultato, trasportato su una mappa, è un Paese spaccato in due. Non siamo un paese per giovani Il dato più preoccupante della serie pubblicata da Istat è però un altro, l’incidenza di povertà interessa in modo diverso le diverse fasce di età. Fra i minori si conferma al 13,8% – il valore più elevato della serie storica dal 2014 – ma quel che impressiona di più è vedere come le famiglie meno attempate siano quelle più in difficoltà. Tra gli over 65, infatti, il tasso di povertà assoluta è del 6,7 per cento contro l’11,6 % dei maggiorenni under 34. Mentre la povertà relativa interessa poco meno del 9 per cento di chi è nato prima del 1960, contro il 15,7% di chi ha tra i 35 e i 44 anni. Istat commenta questo dato, spiegando che è “effetto della minore propensione al risparmio delle famiglie più giovani”. La motivazione sembra, però, perdere consistenza dal momento che la differenza con gli over 65 è sensibile anche per la fascia d’età 45-54 anni. Non proprio l’età della spensieratezza.

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Gabriele De Palma