Sextortion, casi un aumento in Italia: 8 vittime su 10 sono uomini

“Durante la videochiamata, ho visto questa ragazza spogliarsi e assumere atteggiamenti intimi, incoraggiandomi a fare altrettanto: io l’ho fatto, inquadrandomi solo dal petto in giù”, ha scritto Davide nel messaggio che ha inviato a inizio 2024 all’ong Permesso Negato. “Ad un certo punto mi sono accorto che il suo video si era interrotto, pensavo ad un problema di connessione sul più bello. E invece sullo schermo è apparso un video che ritraeva me pochi secondi prima mentre mi stavo masturbando. Li ho capito di essere stato registrato”. Fondata a Milano nel 2019, Permesso Negato offre supporto alle vittime di condivisione non consensuale di materiale intimo: Davide è una delle più di 4mila persone che negli ultimi anni hanno chiesto aiuto all’organizzazione. Il suo è un caso di sextortion, una forma di estorsione sessuale in cui le vittime vengono ricattate con la minaccia di diffondere immagini o video intimi. Un reato che, secondo i dati della Polizia postale, nel 2024 è stato denunciato da più di 1.500 persone maggiorenni: un aumento del 3% rispetto all’anno precedente. Di queste, l’86% sono uomini. Nel suo ultimo report, anche Permesso Negato conferma la crescita del fenomeno, soprattutto tra gli uomini, e ne sottolinea la sua trasversalità: le vittime hanno età, orientamento sessuale, provenienza e situazioni relazionali molto diverse. Un quadro che mostra come la sextortion rappresenti una minaccia diffusa, difficile da indagare e da contrastare. Un fenomeno trasversale Tra il 2020 e il 2024, Permesso Negato ha registrato 1.086 casi di sextortion, passando dai 41 del primo anno ai 392 del 2024, con un incremento progressivo che solo nel 2023 ha subito una leggera flessione. Ma cosa si intende esattamente per sextortion? Dal punto di vista giuridico, si tratta di una condotta estorsiva in cui il ricattatore minaccia di diffondere immagini o informazioni sessuali della vittima per costringerla a compiere determinate azioni. Le modalità possono variare: in alcuni casi le immagini vengono sottratte tramite attività di hacking e utilizzate per estorcere denaro attraverso messaggi minatori; in altri, più frequenti, il materiale è ottenuto grazie a un’azione di adescamento condotta su social network, chat o siti di dating, dove il criminale, attraverso un profilo falso, costruisce un rapporto di fiducia e spinge la vittima a condividere immagini intime che diventeranno poi oggetto del ricatto. Sebbene la condivisione non consensuale di materiale intimo colpisca storicamente in misura maggiore le donne, nel caso della sextortion online emerge una netta inversione di tendenza: la stragrande maggioranza delle vittime sono uomini, come dimostrano sia i dati raccolti da Permesso Negato che dalla Polizia postale. Inoltre, la varietà dei profili delle vittime dimostra la natura trasversale del fenomeno. Nel suo report, l’ong sottolinea una differenza rilevante riguarda il trattamento riservato alle vittime in base al genere: agli uomini viene quasi sempre richiesto denaro per evitare la diffusione del materiale compromettente, mentre alle donne viene più spesso chiesto l’invio di ulteriori immagini intime. L’analisi dei casi raccolti suggerisce inoltre la possibile presenza di vere e proprie organizzazioni criminali strutturate, data la forte somiglianza tra le modalità di adescamento sia in Italia che all’estero. Un elemento chiave del modus operandi è l’utilizzo combinato di più piattaforme: i criminali iniziano il contatto su social network come Instagram o Facebook, dove reperiscono facilmente informazioni personali, per poi spingere la vittima su piattaforme meno regolamentate, come Telegram. Negli ultimi anni questa strategia si è evoluta, includendo anche app di messaggistica come Google Hangouts e, più recentemente, piattaforme legate ai videogiochi come Discord. Le estorsioni hanno anche un impatto economico tangibile: secondo le testimonianze raccolte, 133 vittime hanno versato complessivamente oltre 45mila euro, spesso tramite sistemi di pagamento immediati come PayPal, Western Union e MoneyGram. Le richieste totali, però, ammontano a quasi 400mila euro, a dimostrazione del fatto che molti casi restano sommersi o non completamente documentati. Alle strategie criminali si accompagnano conseguenze psicologiche profonde. La sextortion produce effetti traumatici complessi, poiché combina violazione dell’intimità, perdita di controllo e abuso relazionale. Nel breve periodo le vittime sperimentano ansia intensa, insonnia, pensieri intrusivi e reazioni di vergogna o colpa che spesso ostacolano la denuncia. A lungo termine, la minaccia costante che il materiale possa riemergere genera un “perpetual trauma loop”, una condizione in cui il trauma viene riattivato nel tempo, mantenendo la persona in uno stato di allerta cronica. I casi di sextortion sui minori sono in leggero calo Circa un centinaio di ragazzi e ragazze sotto i 18 anni si sono rivolti a Permesso Negato tra il 2020 e il 2024: un numero che, tuttavia, non riflette l’effettiva portata del problema. Secondo l’ong, diversi fattori contribuiscono a questa sottostima: il senso di vergogna, il tentativo di risolvere la situazione in autonomia, la paura della reazione dei genitori e, in alcuni casi, il timore che dichiarare la propria minore età potesse comportare il coinvolgimento obbligatorio degli adulti. Le informazioni fornite dalla Polizia postale indicano che nel 2024 il fenomeno ha colpito soprattutto gli adolescenti tra i 14 e i 17 anni, ma la mancanza di una serie storica completa rende difficile delineare un quadro preciso. Nei primi anni analizzati , infatti, i dati non distinguevano per età o genere, nel 2022 e 2023 sono stati pubblicati numeri riferiti esclusivamente ai minori , mentre solo nel 2024 sono stati diffusi i dati sulle vittime sia minorenni che maggiorenni . Il confronto con altri Paesi In molti Paesi la risposta alla sextortion è più strutturata rispetto all’Italia, dove il reato non è ancora riconosciuto in modo autonomo e viene perseguito attraverso un insieme frammentato di norme come e l’estorsione, la violazione della privacy e la diffusione illecita di materiale intimo. Le Filippine, ad esempio, hanno introdotto nel 2012 il Cybercrime Prevention Act, che affronta i reati informatici, inclusi quelli a sfondo sessuale, mentre in Canada il codice penale include la distribuzione non consensuale di immagini intime, applicabile anche nei casi di sextortion. Negli Stati Uniti non esiste una legge federale specifica, ma diversi Stati, come California e Texas, hanno adottato normative ad hoc. Secondo Permesso Negato, in Italia l’introduzione di una fattispecie autonoma di sextortion rappresenterebbe un passo decisivo. Consentirebbe, infatti, di offrire chiarezza giuridica, migliorare la raccolta dati, dare maggiore visibilità pubblica al fenomeno e garantire strumenti di tutela più efficaci per le vittime. Accanto alla riforma normativa, servirebbe però un approccio integrato che coinvolga anche le imprese tecnologiche e gli enti pubblici per prevedere aggravanti specifiche per le persone più vulnerabili, assicurare l’accesso gratuito al supporto psicologico, formare forze dell’ordine e personale scolastico e rafforzare la collaborazione con le piattaforme digitali per una rimozione più rapida dei contenuti intimi diffusi in maniera non consensuale.

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Sextortion, casi un aumento in Italia: 8 vittime su 10 sono uomini

Roberta Cavaglià