Gli allevatori in Emilia-Romagna faticano a convivere con i lupi

“È un allevamento blindato. Altrimenti, i lupi si mangiano tutto”. Sono un ricordo gli animali al pascolo liberi. Per difendere i suoi 150 bovini, a Montescudo, sulle colline di Rimini, Vincenzo Cecchini ha trasformato il suo pascolo in un fortino anti-lupi con una recinzione elettrificata alta due metri. Sono sempre più frequenti negli ultimi anni gli attacchi al bestiame. Una situazione difficile, da queste parti. In gioco c’è il futuro di tante aziende agricole. “Con l'arrivo dei lupi ci siamo dovuti attrezzare”, racconta, “prima si è sempre fatto pascolo libero. Lasciavi andare le mucche dove preferivano, in modo particolare nel momento del parto. I vitellini nascevano sul prato. Oggi se fai in quella maniera, non trovi più niente. I lupi sentono l’odore degli animali e aggrediscono per primi i piccoli”. Cecchini ha costruito, all’aperto, un campo inaccessibile: “I costi ci sono. Tutte queste recinzioni, e tutto l’impianto elettrificato, sono stati pagati di tasca nostra. L'azienda agricola è la storia della mia famiglia, da tre generazioni. Faccio il lavoro di mio nonno e di mio padre, ma prima i lupi qui non c'erano, adesso è cambiato tutto”. Anche il modo di lavorare. “Servono molti più controlli, molte più persone devono rimanere insieme agli animali, per riuscire a gestire la situazione. Di conseguenze abbiamo un aggravio delle spese a parità di guadagno. La recinzione elettrica aiuta molto, ma qualche volta non basta. Seppure molto raramente, capita che un lupo riesca a scavalcare”. Oltre al danno economico, la preoccupazione. Il lupo ora si incontra anche nei centri abitati. A Ferragosto una cagnolina è stata sbranata all’ingresso di un’abitazione della periferia di Rimini. “Siamo preoccupati per gli animali domestici. Anche noi ci siamo trovati il lupo alla porta del garage. Abbiamo un cagnolino ma soprattutto ci sono i bambini piccoli. Viviamo con molta paura e la notte si sta molto attenti”. Per fronteggiare l'emergenza lupi a Rimini è stato creato un tavolo tecnico in prefettura, la Regione Emilia-Romagna ogni anno con un bando mette a disposizione risorse per contenere l'impatto dei lupi, dallo scorso giugno ha ampliato l'indennizzo dei danni indiretti agli agricoltori. Il Parlamento europeo, in linea con un parere della Commissione europea, a maggio ha declassato il lupo da specie “rigorosamente protetta” a “protetta”. Un provvedimento che, pur garantendo la conservazione della specie, concede maggiore flessibilità agli Stati nella gestione della presenza dei lupi. Per l’assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Alessio Mammi, serve un piano organico per l’abbattimento dei lupi: “Il Governo non ci lasci soli”. Fare l'allevatore, qui, è quasi antieconomico secondo Lorenzo Falcioni, vicepresidente della Cia Romagna: “Per il territorio di Rimini nel 2010, i capi di ovicaprini superavano le 40mila unità. Nel 2025 siamo passati a meno di 7mila, nonostante l'ingresso in questa provincia di altri due Comuni: Sassofeltrio e Montecopiolo, due realtà che hanno una buona produzione ovicaprina. Quando il lupo fa un danno a un'azienda agricola occorrono risposte tempestive per tutelare la sopravvivenza dell’attività. Bisogna avere un sostegno dalla Comunità europea, dallo Stato e dalla Regione. Molti agricoltori, in particolare i giovani allevatori, non hanno più lo stimolo per restare in Appennino. Attenzione, questo non ha soltanto ripercussioni sull’economia del territorio. Gli agricoltori e gli allevatori con il loro lavoro si prendono cura della montagna. Se viene a mancare la loro presenza, è sotto gli occhi di tutti quello che succede quando ci sono gli eventi calamitosi di carattere atmosferico”.

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Flavio Isernia