Primo giorno di scuola: ecco il kit di sopravvivenza... per i docenti

Di solito passano tre o quattro ore, al limite una notte, tra la telefonata della segreteria e la presa di servizio. Ovvero dal momento in cui si accetta il lavoro da docente a quando si entra, per la prima volta, in classe. Per molti, quei 40 occhi puntati addosso sono sufficienti per dimenticare tutto quel che serve per educare una classe di adolescenti. A molti altri, invece, quelle abilità e competenze non sono mai state insegnate davvero. Il risultato è l’ansia da primo giorno. Se ne discute molto meno – e, quindi, si indaga molto meno – rispetto allo stress degli studenti, ma i dati a disposizione sono allarmanti: secondo un’indagine del 2020 condotta dalla Fondazione Agnelli, in Italia oltre il 40% degli insegnanti segnala sintomi di esaurimento emotivo, con prevalenza tra le donne. Così, per alleviare almeno il senso di spaesamento del primo giorno, la startup di formazione per docenti Discentis ha redatto un “Manuale di sopravvivenza per neo-docenti”. “I docenti ci dicono ogni giorno di sentirsi soli – commenta Viviana Pinto, fondatrice della piattaforma di didattica – In tutte le aziende c’è un momento di formazione iniziale. A scuola ti lanciano in classe senza nessuna indicazione”. 1 - Attenzione alla burocrazia Il primo giorno inizia con una telefonata e con una mail. Al docente viene comunicata la scuola in cui prenderà servizio, ma non solo: “Nell’email – commenta Pinto – potresti trovare anche alcune informazioni contrattuali. Possono sembrar tecnicismi, ma è importante capirle bene. Per questo, consigliamo alcune sigle sindacali a cui rivolgersi”. Poi, arriva il momento di firmare il contratto in segreteria. E, in quell’istante, vengono fornite alcune informazioni strategiche, come il funzionamento del registro elettronico. “Le varie piattaforme funzionano in modo diverso – si legge nel manuale – Perciò, può essere utile chiedere sempre a colleghi più esperti come lo usano loro”. 2 - I primi 5 minuti in aula “Se sei fortunato – continua il kit – potresti non essere solo: magari ci sarà un altro docente con te”. Ma più spesso non è così e gli occhi degli alunni saranno tutti puntati sul docente. Perciò, il kit di sopravvivenza ha tre parole chiave per superare i primi 5 minuti di lezione: chiarezza, ascolto e presenza sincera. Che si traducono in azioni utili e semplici: “Spiega chi sei e perché sei lì”, “osserva cosa fanno e dicono i tuoi studenti”, “mostra attenzione e curiosità ma anche emozione”. “Quel che conta – spiega la fondatrice di Discentis – è che lo studente non stia solo ad ascoltare, ma che sia partecipe della lezione. Per questo, invece di entrare e mettersi dietro alla cattedra a spiegare subito, si può evitare la cattedra e mettersi ad ascoltare gli studenti. È molto importante togliere le barriere: i ragazzi non sono vasi da riempire”. 3 - Il patto formativo Dopo aver rotto il ghiaccio, c’è un passo educativo fondamentale: il patto d’aula. In altre parole, il momento in cui si decide insieme “come si sta in aula”, quali sono gli obiettivi dell’anno da trascorrere insieme e quali gli strumenti con cui raggiungerli. Lo scopo? “Costruire un clima sereno, rispettoso e collaborativo”, si legge nel manuale. Ma anche “prevenire conflitti e malintesi”. Togliere le barriere, perciò, secondo gli educatori di Discentis non significa assenza di regole. “Più grandi sono e più il patto formativo è importante – commenta Pinto – Serve a mettersi d’accordo su tutte le regole, anche quelle che diamo si danno scontate perché siamo abituati a un certo tipo di scuola. Parlandone prima, si possono anche mettere in discussione regole comuni: alzare la mano per parlare, chiedere prima di andare in bagno, ecc. L’importante è definire le regole del gioco”. 4 - Le prime attività I minuti a disposizione sono pochi, ma non significa che la didattica non possa entrare nel vivo dalla prima lezione. Magari attraverso il gioco. “Noi proponiamo sempre una didattica ludica – chiosa Pinto – Già dalla prima lezione, adattandoli alle diverse età, si possono portare giochi in classe. L’importante è riflettere sull’attività in un secondo momento, guidando dei momenti di riflessione, da cui possono nascere spunti di discussione e interazioni positive”. L’approccio di Discentis si definisce learner-centered approach: “L’idea è che lo studente sia il primo a vivere l’esperienza di apprendimento in modo attivo: a giocare, a essere protagonista del laboratorio. Il docente, in questo contesto, ascolta e guida più spesso di quanto parla”. 5 - Cosa fare a lezione finita Fuori dall’aula, il lavoro non è finito. Anzi, è appena iniziato. Il manuale suggerisce di sfruttare ogni momento utile per imparare qualcosa sulla scuola e sugli studenti, a partire dalla ricreazione. “Parla con un collega”, “osserva gli studenti nei loro gruppi e prendi nota senza giudicare”, “recati in segreteria per consultare la documentazione degli studenti”. Sono questi alcuni dei consigli dei formatori di Discentis, che ricordano: “L’importante è ricordare che non si è docenti solo durante le lezioni”. Ma l’incarico non è solo sinonimo di responsabilità. “Si può continuare sempre a parlare e conoscere gli studenti – conclude Pinto – Si potrebbe, ad esempio, chiedere in prestito un quaderno per farsi un’idea di cosa si è fatto in precedenza. Aiuterebbe sicuramente a orientarsi”.

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Andrea Ceredani