Quanto spenderà l’Unione europea per le politiche migratorie

Nel nuovo bilancio presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, per il settennato 2028-34, Bruxelles ha annunciato lo stanziamento di 81 miliardi di euro per le politiche migratorie. Si tratta di una cifra superiore al triplo dei finanziamenti previsti dallo scorso Quadro finanziario pluriennale . Gli obiettivi? Il primo lo ha dichiarato la stessa presidente annunciando l’intero piano da oltre 2mila miliardi di euro: “Il nostro budget a lungo termine servirà a proteggere i cittadini europei”. Ma la linea sulle migrazioni è stata chiarita, in un secondo momento, da una nota della Commissione: “Il nuovo bilancio prevede di rafforzare le frontiere esterne dell’Ue e consolidare la sicurezza interna”. In altre parole, l’Unione europea prosegue nel progetto di esternalizzazione delle frontiere e di rafforzamento dei controlli ai confini - anche quelli interni, tra i quali è sempre più frequente l’interruzione degli accordi di libera circolazione di Schengen - destinando una parte sempre più minoritaria dei fondi ai progetti di accoglienza e inclusione. In attesa del testo dettagliato del futuro bilancio europeo, a permettere le prime previsioni di spesa sono gli annunci di Ursula Von der Leyen. Le migrazioni costano sempre di più La premessa è che l’Unione europea, per le politiche migratorie, spende ogni anno più soldi. Quando Bruxelles presentò il bilancio per il settennato 2021-27, introdusse per la prima volta una rubrica apposita per le migrazioni. Era la numero 4, che istituiva due nuovi fondi: il Fondo asilo e migrazione – rinnovato rispetto al precedente Fami, che aveva anche l’“integrazione” tra i suoi obiettivi - e il Fondo per la gestione integrata delle frontiere. Il primo ha tuttora il compito di “aiutare gli Stati membri sottoposti a forti pressioni migratorie” e di “combattere la migrazione irregolare aumentando i rimpatri e cooperando con i Paesi terzi per la riammissione”. Il secondo, soprattutto, serve a “rafforzare le frontiere esterne”. In totale, per il settennato 2021-27, l’Unione aveva stanziato oltre 22 miliardi e mezzo di euro. Cifre ben lontane dagli 81 miliardi del Quadro pluriennale appena presentato, che proporzionalmente riserverà molti più fondi alla “gestione delle frontiere” che alla maggior parte delle altre voci di spesa . A chi andranno i soldi per le migrazioni In attesa dei dettagli del bilancio, la Commissione ha annunciato le macro-voci di spesa. La fetta più grande della torta, da oltre 25 miliardi di euro, sarà dedicata alle cosiddette “Home Thematic facilities”, ovvero al meccanismo di finanziamento flessibile per aiutare gli Stati membri a rispondere a emergenze o difficoltà nell’accoglienza di chi richiede protezione internazionale. Al momento, questi fondi sono impiegati per “l’ammissione umanitaria e i trasferimenti di beneficiari/richiedenti protezione internazionale” e per “il sostegno all’integrazione” tramite Enti locali o organizzazioni internazionali. Alla “gestione dei confini” andranno 15,4 miliardi di euro. Bruxelles non ha ancora puntualizzato le modalità di spesa interne a questa voce, ma ribadisce nella nota di presentazione che “frontiere esterne solide sono essenziali per proteggere l’Ue da minacce alla sicurezza”. Dodici miliardi sono dedicati alla vera e propria voce “Migrazione”, che dovrebbe garantire l’applicazione del Patto sulla Migrazione e l’Asilo. Altrettanti finanziamenti sono invece riservati a Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera. Quasi 7 miliardi sono stanziati per la sicurezza interna e altri 3 andranno all’Europol. I restanti 6,7 saranno in mano di agenzie comunitarie. Il budget minore, 130 milioni di euro in sette anni, è dedicato al Centro dell'Ue per la prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori. Digitalizzazione delle frontiere: opportunità e rischi Tra gli obiettivi del fondo europeo per le migrazioni, c’è “la completa digitalizzazione del controllo delle frontiere”. Al momento, il compito è affidato a Frontex che si avvale dal 2015 della collaborazione delle missioni satellitari Copernicus per monitorare e mappare confini. Negli ultimi anni, allo scopo, l’agenzia europea ha implementato anche l’intelligenza artificiale per la costruzione di “gemelli digitali”, ovvero scenari virtuali realistici in cui effettuare test e simulazioni sulle frontiere. Lo scopo, secondo Frontex, sarebbe il miglioramento dell’efficacia degli interventi e la garanzia di maggiore sicurezza per gli agenti. Ma, secondo diverse ong, l’impiego di telecamere e rilevazioni biometriche favorirebbe la “dronificazione dei confini” che, specialmente lungo il confine croato-bosniaco, come mostrato dall’inchiesta Burned Borders dell’organizzazione No Name Kitchen, si accompagna all’applicazione di respingimenti illegali e all’incendio di beni personali da parte delle forze dell’ordine locali. Al momento, però, la strada è tracciata: i fondi per lo sviluppo di sistemi di controllo digitale delle frontiere saranno sempre maggiori.

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