Rsa care e carenti: come l’Italia (non) si prende cura degli anziani

Aumenta la popolazione anziana ma cresce anche la domanda di cure specifiche e mirate per le persone over 65 che non sono più autosufficienti. È un quadro questo che emerge dal settimo rapporto dell’osservatorio long Term care del Cergas Bocconi che descrive come le Rsa – le residenze sanitarie assistenziali – riescano a soddisfare appena il 7,6% dei bisogni delle persone. Ne sanno qualcosa le famiglie che molto spesso si ritrovano a dover curare a casa i loro cari. Oppure, se decidono di chiedere l’accesso ad una struttura, molto spesso devono aspettare a lungo prima di poter ricevere una chiamata dagli operatori sanitari. “È un quadro molto complicato – afferma Elisabetta Notarnicola dell’Osservatorio Long Term Care SDA Bocconi – che vede due tipi di problemi. Da un lato c’è l’immobilismo da parte delle istituzioni pubbliche, del welfare pubblico e delle politiche sociali in generale, dall’altro c’è un vuoto di offerte di mercato e di servizi che - ipotizzando che le famiglie optino per strutture private – sono assenti”. Queste realtà sono diffuse soprattutto al nord e presentano diverse criticità che dovrebbero essere risolte, afferma Virginio Marchesi, presidente Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza sociale – Uneba Milano. “C’è il problema dei posti letto – sostiene – Una volta, diversi anni fa, le persone che entravano nelle Rsa avevano una speranza di vita più lunga, oggi questa speranza di vita si è ridotta perché tendono ad arrivare persone sempre più avanti negli anni, molto compromesse da un punto di vista fisico e cognitivo, e quindi c’è bisogno di una risposta molto più veloce e immediata da parte delle strutture”. Le rette e la spesa per le famiglie Le Rsa, dicevamo, sono più diffuse nel nord d’Italia. Prendiamo il caso della Lombardia. Secondo un’indagine sui costi della Fnp Cisl, la spesa media, mensile di una delle 729 residenze sanitarie assistenziali della Regione, è di 2.236 euro. Al giorno, sono 74,54 euro, all’anno 27.281 euro e il trend è in sensibile aumento. I costi sono divisi in due parti: una quota viene erogata dal sistema nazionale sanitario e una quota alberghiera dal singolo. “Il problema – osserva il segretario generale della Fnp Cils Lombardia, Sergio Marcelli – è che la distinzione fra le due quote non è sempre chiara e quella alberghiera tende a prevalere su quella sanitaria, aumentando così la spesa a carico delle famiglie. Negli ultimi anni la Lombardia è intervenuta a più riprese erogando contributi economici agli enti gestori delle Rsa, ma non ha fatto altrettanto a favore degli assistiti, a differenza di altre regioni come il Veneto e la Puglia. Il risultato è che i costi invece di calare sono cresciuti nel tempo. Però le pensioni medie sono inferiori ai 1.500 euro”. Il viaggio di Sky tg24 nelle Rsa Abbiamo incontrato famiglie e alcuni direttori di Rsa. A Torino, abbiamo intervistato Massimo Oliviero del Convitto Principessa Felicia di Savoia. Ci ha spiegato che hanno solo tre medici di medicina generale per oltre 200 ospiti, che sono quasi per l’80% non autosufficienti. “Ce ne vorrebbe di più di personale – spiega Oliviero – Almeno il doppio. Il problema c’è ed è reale e si fa sentire. Con grande difficoltà si fanno le selezioni ed è un compito veramente arduo, poi i corsi sono praticamente deserti soprattutto quelli per gli Oss ”. La carenza di personale può influire sulla qualità dell'assistenza agli anziani e grava sui pochi in servizio che devono fare i salti mortali per provvedere alle cure del paziente. “Servono più risorse e più valorizzazione di queste figure, sia dal punto di vista professionale sia economico. Gli operatori socio sanitari sono una ricchezza preziosa – spiega ancora Oliviero -, profili indispensabili che invece mancano. E ci sentiamo rispondere che non ci sono i soldi”. Fabrizio Ondei, direttore di una grande e organizzata struttura con 198 posti letto, la Rsa Istituto Mons. Biraghi di Cernusco sul Naviglio, in Lombardia ci dice: “Qui da noi sono in lista d’attesa ci sono circa 600 persone”, ma chiarisce che l’alto numero è dovuto al fatto che le famiglie spesso presentano domande in varie strutture, proprio perché non trovano posto al primo contatto. E quale potrebbe essere una soluzione? “Più posti letto e, per andare incontro alle famiglie anche un maggior finanziamento di quelli che sono i contributi da parte del pubblico, che sia la Asl, l’Ats o il servizio sanitario nazionale o regionale”. “Alla presentazione della domanda viene fatta una classificazione sosia che ci viene richiesta dalla Regione - spiega il dott. Gianpaolo Riva, geriatra e responsabile sanitario della Rsa Mons. Biraghi - È una classificazione che serve a definire il grado di complessità della persona che tiene conto, fondamentalmente, degli aspetti sanitari, assistenziali, e degli aspetti cognitivi. In questo modo si formula una classe che va da 1 a 8, con la più grave che è la classe uno”. E poi ci sono le famiglie, alle prese con le rette da pagare, le infinite attese, che devono districarsi in un ginepraio di burocrazia di certificati, richieste, solleciti, visite mediche. “Per entrare in una Rsa ci vogliono dai 3.500 ai 4.000 euro mensili, spiega Maria Grazia Breda, la presidente della Fondazione Promozione Sociale, un'organizzazione con sede a Torino che si occupa di tutela dei diritti di anziani cronici non autosufficienti, inclusi malati di Alzheimer e altre demenze. “A volte – continua – arriva la convenzione quando ormai il malato è deceduto. La legge c’è e dice che è il servizio sanitario nazionale a doversi occupare di queste persone. Ma poi diventa una scelta politica su dove indirizzare i soldi”. Malati di Alzheimer Il quadro diventa poi ancora più complesso quando si manifesta una malattia neurodegenerativa. Lo sa bene Eleonora Feroldi, che risiede nel bresciano, e che vive un calvario con il marito, che a 73 anni ha iniziato a manifestare sintomi di Alzheimer. Feroldi si è dovuta scontrare con le trafile burocratiche e i costi di agenzie private. Oggi, paga 1.862 euro al mese, 60 euro al giorno per il ricovero di suo marito in una Rsa. “È un calvario. Con gli stipendi di una pensione come si fa?”.

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Rsa care e carenti: come l’Italia (non) si prende cura degli anziani

Carola Di Nisio