Madri italiane, diritti a geografia variabile

In Italia essere madre è ancora una corsa a ostacoli e dove si nasce fa la differenza. Lo racconta il nuovo report Le Equilibriste 2025 di Save the Children, che attraverso il Mother’s Index fotografa le disuguaglianze territoriali nei diritti e nelle condizioni socioeconomiche delle madri. A guidare la classifica per il secondo anno consecutivo sono la Provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna e la Toscana, territori in cui l’accesso al welfare e alle opportunità è più solido. In coda, invece, resta il Sud Italia: la Basilicata è ultima, con un punteggio del 90, ben al di sotto della media nazionale . Bolzano, Emilia-Romagna e Toscana in testa Il Mother’s Index è stato elaborato da Save The Children grazie alla collaborazione scientifica dell’Istat, utilizzando l’Adjusted Mazziotta-Pareto Index , una metodologia già applicata per sviluppare altri indicatori, come il Benessere Equo e Sostenibile e l’Indice di Fragilità Comunale. L’indice integra sette dimensioni: demografia, lavoro, servizi, rappresentanza, salute, soddisfazione soggettiva e violenza. Ogni dimensione viene misurata separatamente e poi sintetizzata in un punteggio unico, su una scala che va da 70 a 130, con 100 come media di riferimento. La metodologia non consente che un buon risultato in un ambito compensi le criticità in altri, offrendo così una misura complessiva delle condizioni delle madri in diverse aree. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Nel 2024 il valore medio del Mother’s Index per l’Italia è salito a 102,6, segnando un miglioramento rispetto al 2022, quando il riferimento era stato fissato a 100. In testa alla classifica resta la Provincia autonoma di Bolzano , seguita da Emilia-Romagna e Toscana , territori che mostrano condizioni socio-economiche e di accesso al welfare più favorevoli. Undici territori su 21 si trovano al di sotto della media nazionale per il 2024: la maggior parte di questi si trova nel Sud Italia o nelle isole , a cui si aggiungono Abruzzo, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Quest’ultima, in particolare, è una delle regioni che ha perso più posizioni nel biennio 2022-2024, quando è passata dal terzo al sedicesimo posto: a peggiorare sono soprattutto i dati che riguardano salute, demografia e lavoro. Al contrario, i territori che hanno visto migliorare in maniera significativa il loro Mother’s Index complessivo sono Lombardia, Umbria e Lazio. Nel complesso, tuttavia, nel biennio analizzato il divario territoriale si riduce: la distanza tra la prima e l’ultima regione scende da 34,5 a 27,4 punti. Le sette dimensioni del Mother’s Index Passando all’analisi dei singoli ambiti che compongono il Mother’s Index, dal punto di vista demografico il tasso di fecondità totale si conferma in calo. La Provincia autonoma di Bolzano resta un’anomalia positiva , mentre anche Sicilia, Campania e Calabria superano in maniera significativa la media nazionale . A livello lavorativo, il quadro peggiora: solo cinque regioni superano la media del 2022, con la Toscana appena sopra la soglia e la Campania ultima . In questo campo pesano fattori come il part-time involontario, i contratti precari e le dimissioni di madri con figli piccoli. In quello dei servizi emerge invece una forte differenza territoriale: il Centro-Nord mostra una copertura più solida , mentre al Sud solo la Sardegna supera la media nazionale. A mettere insieme questi tre ambiti c’è la “child penalty”, la penalizzazione che colpisce le madri nel mercato del lavoro dopo la nascita dei figli. In Italia, infatti, cinque anni dopo il primo parto, il tasso di occupazione femminile resta 33 punti più basso rispetto a quello dei padri. La genitorialità spiega circa il 60% della differenza occupazionale tra uomini e donne, mentre asili nido insufficienti e costosi aggravano il problema: nel 2020 il tasso di copertura nazionale di questi servizi era del 27%, ben sotto la soglia raccomandata a livello europeo. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Negli altri ambiti del Mother’s Index emergono squilibri altrettanto marcati. Sul fronte della rappresentanza politica, il Lazio guida la classifica , mentre la Basilicata è all’ultimo posto , sottolineando quanto la presenza femminile ancora molto disomogenea nei governi locali. Nel settore sanitario, dove a pesare dal punto di vista della maternità sono soprattutto gli indicatori sulla mortalità infantile e la disponibilità di consultori, la Valle d’Aosta registra la performance più bassa . Bolzano si conferma ancora una volta in cima alla graduatoria , mentre anche Basilicata, Sardegna e Molise superano la media nazionale. La soddisfazione soggettiva presenta una delle forbici più ampie: Bolzano ancora prima , Puglia fanalino di coda . Infine, per quanto riguarda il campo della violenza di genere, che fotografa la disponibilità territoriale di centri antiviolenza e case rifugio, i dati premiano il Friuli-Venezia Giulia , mentre la Provincia autonoma di Trento resta ultima , mantenendo dal 2022 un gap costante con le altre regioni.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Madri italiane, diritti a geografia variabile