Gli Inemendabili che possono cancellare Basaglia

Uccidere Franco Basaglia nel centenario della sua nascita. C’è un capitolo nella relazione annuale dell'associazione Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia che non fotografa il presente, ma mette in guardia sul futuro. Si tratta della denuncia di una controriforma che investe le Rems, le residenze per l’esecuzione della pena, più precisamente le Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza, che oggi rischiano di lasciare nuovamente spazio ai loro non compianti antenati: gli ospedali psichiatrici giudiziari. Ne scrive Michele Miravalle, coordinatore dell’osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione degli adulti di Antigone. La controriforma Al centro della sua analisi c’è la delibera con cui il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, il 22 gennaio 2025 «ha preso atto» – e dunque condiviso- il «documento predisposto dalla Commissione mista per i problemi della magistratura di sorveglianza relativi alle problematiche connesse alle REMS», redatto il 12 novembre 2024. “Partendo da un presupposto condivisibile: la scarsità della disponibilità dei posti nelle residenze, il Csm punta a aumentare il numero delle strutture, ma inserendo un elemento che cancella di fatto uno dei cardini della riforma Basaglia”, spiega Miravalle a Insider. Secondo il plenum, occorrerebbe dotare l’Italia di tre strutture, una a nord, una al centro e una al sud, per ospitare i cosiddetti “inemendabili”. “Si tratta di rinunciare alla funzione rieducativa della pena e riaffermare una linea di controllo e contenzione nei confronti di individui che di fatto sarebbero riportati nei vecchi ‘manicomi’ o ‘ospedali psichiatrici giudiziari’ per lasciarli lì”, ha aggiunto Miravalle. Il controverso Punto 5 In un report che si concentra sulle “apnee” che stanno già coinvolgendo il sistema carcere, si resta nel circuito delle altre strutture detentive. Il passaggio più controverso della delibera del Csm è senza dubbio il punto 5, dove si auspica l’ «individuazione di un ‘doppio’ circuito che distingua tra pazienti stabilizzati che possano seguire un percorso di riabilitazione psichiatrica finalizzato ad un prossimo reinserimento sociale e soggetti con un profilo di pericolosità bisognoso di contenimento, da gestire in strutture di alta sicurezza ove accordare prevalenza al profilo custodiale». Quello che sottolinea Miravalle è proprio la definizione di soggetti “inemendabili” ai quali riservare la mera custodia e dimenticare la cura. “Quel termine ci riporta agli albori delle tecniche di segregazione, quando malattia mentale e pericolosità erano un binomio indissolubile. Allora la persona con patologia psichica era da ‘neutralizzare’, ricorrendo alla sua esclusione fisica, giuridica e morale dal patto sociale”, ha concluso Miravalle. L’invenzione degli “inemendabili” I giuristi sono critici e i medici confermano: “Nessun uomo è irrecuperabile e la categoria psicopatologica dei soggetti inemendabili è scientificamente inesistente”. L’ha scritto Pietro Pellegrini, dal 2012 Direttore del Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche dell’AUSL di Parma e coautore del programma della Regione Emilia Romagna per la definizione dei percorsi per i pazienti affetti da disturbi mentali autori di reato. Pellegrini, inoltre ha curato l’apertura della REMS di Parma, avvenuta nell’aprile 2015. “Con proposte di questo tipo si rischiano di archiviare tutte le discussioni interdisciplinari che in questi anni hanno prodotto una interpretazione polisemica della pena, come una altrettanto polisemica interpretazione della cura”, ha spiegato Pellegrini a Insider. Quello che contestano gli psichiatri è la nuova criminalizzazione dei disturbi mentali. “In questi anni, proprio dopo l’insegnamento di Basaglia, avevamo iniziato a trattare non più il malato, ma l’uomo, la donna, il marito, la moglie, il figlio, a costruire la cura intorno a tutti i fattori, per questo è stato eliminato l’isolamento, sono stati limitati costrizioni e controlli. Così come per il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari, avevamo ben chiara la volontà di garantire un percorso giudiziario e sanitario. Non ci si accontentava più di quell’approccio contenitivo correzionale. Ma questo pare cancellato con questa identificazione, inventata, degli ‘inemendabili’ che non esistono”, ha continuato Pellegrini. Le prossime tappe “Quello che noi temiamo è l’indirizzo politico che contiene il documento del Csm”, ha spiegato Miravalle che ha sottolineato come di fatto il parere del plenum sia più un indicatore del clima che si respira ma non provochi alcun cambiamento, per ora. “Non è quello di cui abbiamo bisogno - ha concluso Pellegrini -, ma abbiamo la priorità di completare davvero la rete delle Rems, adeguando tutte le regioni, se non le province di posti adeguati. E poi c’è bisogno di un’azione corale, di collaborazione tra giustizia e medicina per stabilire percorsi di cura, di trattamento, e di formazione per il personale sempre in questo modo corale di procedere che è stato alla base delle grandi trasformazioni positive del nostro paese, proprio nel solco indicato da Franco Basaglia”.

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