La scuola italiana ha un problema con i compiti a casa?

A lamentarsi dei troppi compiti a casa, per una volta, non sono gli alunni ma lo stesso ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che in una circolare ha raccomandato di “evitare carichi di lavoro per gli studenti troppo condensati e gravosi” e di garantire “una migliore organizzazione del tempo da dedicare allo svolgimento dei compiti pomeridiani, soprattutto in concomitanza con giornate festive”. Tradotto: meno compiti a casa, soprattutto durante le vacanze. Secondo le indicazioni del Ministero, poi, si dovrebbe fare a meno “di concentrare le attività di verifica in classe in un’unica giornata” e di “consegnare compiti sul registro elettronico in serata per l’indomani”. Insomma, l’invito è ad alleggerire il carico sulle spalle degli studenti. Che, in effetti, è il più alto d’Europa. Secondo l’indagine Programme for international Student Assessment dell’Ocse, condotta nel 2018, gli studenti italiani, facendo una media dalla primaria alla secondaria di secondo grado, impiegano circa 8,5 ore alla settimana per terminare i compiti a casa. Ma a una maggiore mole di lavoro individuale non corrisponde necessariamente un sistema scolastico più efficace: nei test Pisa del 2022, l’Italia ha raggiunto un punteggio di 471 in matematica e di 482 in italiano . In Corea del Sud, per fare solo un esempio, i punteggi nei test Pisa superano quota 550, a fronte però di sole 2,5 ore settimanali trascorse sui libri da parte degli studenti coreani. I più studiosi d'Europa In Europa nessuno studia quanto noi. Gli studenti della primaria italiana trascorrono dalle 5 alle 7 ore sui libri alla settimana, rispetto alle 3-5 delle vicine Francia e Germania e rispetto alle 0-1 delle scandinave Finlandia e Svezia, dove si privilegia lo svolgimento dei compiti in orario scolastico, sotto la guida dei docenti. La tendenza non cambia con l’avanzare dell’età: alla secondaria le ore di studio individuali, in Italia, oscillano in media dalle 9 alle 11 settimanali, contro le 7-9 francesi, le 5-7 tedesche e le 2-3 finlandesi e svedesi. Anche negli Stati Uniti gli studenti devono svolgere meno compiti a casa: circa 6 ore a settimana. Per trovare un Paese in grado di raggiungere l’asticella italiana, bisogna guardare alla Russia, dove gli studenti impiegano circa 9 ore settimanali per terminare i compiti. La reazione dei genitori: "Troppi compiti ci mettono in difficoltà" In questo contesto, studenti e famiglie accolgono con favore la raccomandazione di Valditara. “Si tratta di una richiesta che portiamo avanti da anni, sostenuti anche da molti dirigenti scolastici. Quindi, condivido la raccomandazione ma sono stupita che sia servito persino l’intervento del ministro”, commenta a Sky tg24 Insider Claudia Di Pasquale, presidente dell’Associazione italiana dei genitori. Per lei, madre di tre figli e presidente di Consigli d’istituto per oltre dieci anni, l’argomento non è nuovo: “Lo vivo ogni giorno sulla mia pelle: quando arrivano compiti alle sei del pomeriggio sul registro elettronico, la scelta del docente non mette in difficoltà solo lo studente, che non può fare sport o svagarsi, ma anche la famiglia che non si gode quella che potrebbe essere l’unica ora della giornata da passare insieme al figlio”. La responsabilità di questa tendenza ad assegnare più compiti che altrove, secondo Di Pasquale, è da attribuire a “una scuola che non è cambiata negli ultimi 50 anni”. “Ma le famiglie non sono più quelle degli anni ’50 o ’70 – sostiene – Oggi entrambi i genitori lavorano e spesso tornano a casa, alla sera, già stremati. È giusto che i nostri studenti continuino a essere preparati, ma senza intaccare quelle poche ore che passano in famiglia”. La reazione dei docenti: "Non si possono suggerire regole agli insegnanti" Capire perché l’Italia detenga il record dei compiti a casa, in realtà, è complesso. Secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato dei docenti Anief, “i dati vanno contestualizzati controllando il quadro orario di ogni Paese e il monte delle ore”. Ma anche questo distinguo non è sufficiente: secondo il dossier The Organisation of School time in Europe della rete europea Eurydice, l’Italia è il primo Paese del continente per numero di giorni di scuola: 200, al pari della Danimarca. E, anche guardando alle ore trascorse in classe, la tendenza non si inverte. Per le elementari, in Italia, sono obbligatorie 891 ore annue contro la media Ocse di 775 ore . E anche alle medie il minimo delle 990 ore italiane è molto più alto rispetto alle 894 dei Paesi Ocse. L’elevato carico di studio, perciò, potrebbe essere motivato anche dall’impostazione della didattica in Italia. Ma i docenti difendono la propria indipendenza nella scelta dei compiti da assegnare agli studenti: “È il consiglio di classe, nella sua autonomia, a decidere quali strumenti impiegare in classe – commenta il presidente del sindacato Anief – sia in fase di verifica sia per i compiti a casa”. Non è, dunque, competenza del Ministero fornire indicazioni al corpo docente raccomandazioni sullo studio pomeridiano. “I compiti sono uno strumento per sviluppare competenze – spiega Pacifico – ma anche per valutare l’apprendimento. Solo un docente, all’interno di un consiglio di classe, può capire cosa serva caso per caso”. È complesso, secondo Pacifico, capire quando i compiti siano davvero troppi: “Ogni studente è una storia a sé – conclude – Bisogna vedere se ci sono attività extracurricolari d’istituto in corso e comprendere come sia stata impostata di volta in volta la didattica”.

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