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Emergency salva 82 migranti, porto assegnato Ravenna a 900 miglia

Cronaca
Raffaella Daino

Raffaella Daino

Emergency soccorre 82 naufraghi, assegnato porto Ravenna
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Emergency soccorre 82 naufraghi, assegnato porto Ravenna
00:00:53 min

La Life Support ha evitato una nuova tragedia nel Mediterraneo centrale, intervenendo in soccorso di un gommone stracolmo e salvando le 82 persone a bordo tra cui 11 donne e alcuni bambini piccolissimi. Alla nave è stato assegnato il porto di Ravenna, ad oltre 4 giorni di navigazione. "Anche questa volta" sottolinea l'organizzazione umanitaria "la prassi del governo di non concedere porti vicini costringe la Life Support e i naufraghi a bordo a percorrere centinaia di miglia"

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Quando la nave di ricerca e soccorso di Emergency ha raggiunto il punto da cui era partito l'sos hanno trovato un gommone stracolmo di persone, con i tubolari sgonfi, il motore in avaria. “Verso le 16 dal ponte di comando della nave abbiamo avvistato una barca in pericolo: un gommone sovraffollato e deformato dal peso delle troppe persone a bordo, mentre il mare era ancora mosso con onde lunghe" spiega Jonathan Naní La Terra, Capomissione della Life Support. "Abbiamo subito messo in acqua i nostri mezzi di soccorso, ci siamo avvicinati e il nostro Sar team ha messo in sicurezza le persone distribuendo i giubbotti salvagenti portando in salvo tutti i naufraghi a bordo della Life Support. Ora il nostro staff si sta prendendo cura delle persone soccorse e siamo ancora in area operativa, disponibili a ulteriori interventi in caso di nuovi casi di barche in difficoltà”.

I soccorsi

Le 82 persone soccorse, di cui 11 donne, 2 ragazze minori non accompagnate, 1 bambina accompagnata, 23 ragazzi minori non accompagnati e 1 bambino accompagnato, hanno riferito di essere partite da Zawiya in Libia, alle 2 di notte circa. Le persone migranti provengono da Sudan, Eritrea, Etiopia, Ghana, Nigeria e Togo. "Dopo aver completato il soccorso e aver informato le autorità competenti alla Life Support di Emergency è stato assegnato il POS, cioè il Place of Safety, di Ravenna, a oltre 900 miglia dal punto in cui è stato effettuato il soccorso" denuncia l'organizzazione umanitaria. "Anche questa volta, dunque, la prassi del governo di assegnare porti di sbarco distanti dalla zona operativa alle navi Sar della flotta civile costringerà la Life Support e i naufraghi a bordo a percorrere centinaia di miglia e a oltre 4 giorni di navigazione per arrivare a destinazione".

 

 

 

Nella foto di Dario Bosio uno dei bambini salvati dalla Life Support di Emergency

I porti di sbarco

La Life Support, con un equipaggio composto da marittimi, medici, infermieri, mediatori e soccorritori, sta compiendo la sua 31/a missione nel Mediterraneo centrale, operando in questa regione dal dicembre 2022. Durante questo periodo, la nave ha soccorso un totale di 2.783 persone. "Come evidenziato dal report “Il confine disumano - Salvare vite nel Mediterraneo centrale” dedicato al secondo anno di attività della nave Sar di Emergency, la prassi del governo di assegnare porti di sbarco distanti dalla zona operativa alle navi Sar della flotta civile già nel 2024 aveva costretto la Life Support e i naufraghi a bordo a percorrere in media 630 miglia nautiche in più a missione, impiegando oltre tre giorni di navigazione. Per andare e poi tornare in zona operativa, inoltre, lo scorso anno sono stati necessari 59 giorni di navigazioni aggiuntiva. Tempo prezioso sottratto all’attività di ricerca e soccorso".

Le 5 raccomandazioni di Emergency

E proprio per salvaguardare il diritto alla vita in mare Emergency fa all’Italia, all’Ue alle organizzazioni internazionali cinque raccomandazioni. La prima è quella di porre la tutela della vita in mare al centro di ogni decisione che riguarda il Mediterraneo centrale e rafforzare la capacità di ricerca e soccorso in mare, attivando una missione SAR europea. La seconda prevede di riconoscere il ruolo umanitario delle Ong, abbandonando qualsiasi pratica di criminalizzazione, abrogando il decreto Piantedosi e assicurando l’assegnazione di porti di sbarco più vicini. La terza chiede di interrompere ogni azione a supporto dei respingimenti verso Libia e Tunisia che non possono essere considerati un luogo sicuro per lo sbarco dei naufraghi, revocando il Memorandum Italia-Libia e il Memorandum d’Intesa fra Ue e Tunisia e di non replicare le politiche di esternalizzazione in Paesi terzi. La quarta sollecita a revocare il Protocollo Italia-Albania, chiudere i centri albanesi e dirottare i finanziamenti per rafforzare il sistema d’accoglienza, garantendo dei percorsi efficaci di inclusione sociale. L’ultima chiede di investire in programmi di cooperazione di lungo periodo per il rafforzamento delle comunità e dei servizi nei Paesi di origine e transito e garantire ed ampliare vie di accesso sicure e legali in Europa. È possibile leggere il report “Il confine disumano - Salvare vite nel Mediterraneo centrale”  al seguente link

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