Intervista a Gaia, vittima del pestaggio dell'ex compagno a Pozzuoli: "Ho ancora terrore"

"Invece di migliorare, sto peggiorando. Ho attacchi di panico, sto male. E non dormo". Inizia così la videochiamata con Gaia: con enorme coraggio ha deciso di mostrare le ferite che le sono state inferte da un brutale pestaggio, avvenuto ad opera del suo ex compagno e padre di suo figlio, un bimbo ancora piccolissimo. Gaia avrebbe voluto essere presente per un’intervista dal vivo, ma non ce l’ha fatta. Ha il volto tumefatto, segni ovunque, paura, confusione. Nella notte tra sabato e domenica scorse, a 25 anni, ha rischiato di diventare l’ennesimo nome nell’ormai lunghissima e dolorosa lista delle vittime di femminicidio. Il giorno dopo, ha contattato il deputato di Avs, Francesco Emilio Borrelli, per rendere pubblica la sua storia. “Il mio pensiero adesso è quello di condividere con le altre donne questo momento, anche se più penso a quella notte, più il mio trauma si rinnova". Il racconto del pestaggio Nella notte tra sabato scorso e domenica, lui è arrivato con due amici e mi ha preso a botte. Io ero in auto al Belvedere di Pozzuoli e lui, con queste due persone, è arrivato in un’altra auto”. È stata probabilmente seguita, Gaia, che negli anni avrebbe subito altre violenze, mai denunciate, che sperava di aver archiviato quando aveva posto fine a quella relazione. Purtroppo non è stato così e sul volto gonfio porta ancora i segni del pestaggio: “Dopo avermi picchiata, voleva portarmi con sé e ha tentato anche di buttarmi giù”. Era una serata come un’altra e lei non aveva certamente appuntamento con l’ex. Poi l’inferno: “Calci, pugni, sono stata trascinata per terra, mi tirava i capelli”. Aiutato, a quanto pare, dai due complici. In tre contro una. E i complici le urlavano “vergognati”. E poi, la paura di morire, quando l’hanno spinta verso la balaustra del belvedere, per fortuna abbastanza alta. La scelta di mostrare le ferite La rabbia e il dolore l’hanno spinta a denunciare pubblicamente: “Bisogna farsi sentire, non dobbiamo tacere davanti a uomini del genere. Ho ancora il terrore, sono riuscita a salvarmi perché in auto ho trovato il telefonino del mio ex sbloccato e ho fatto partire una telefonata a mio padre. Spero che con un percorso psicologico io possa stare meglio”. Oltre alle percosse e all’aspetto psicologico, c’è quello relativo al rischio che una cosa del genere possa ripetersi: il suo ex è in carcere, ma i presunti complici no. Il rischio di essere l’ennesima vittima Nelle ultime settimane le morti di Sara Campanella e Ilaria Sula hanno aggiunto altro orrore alla piaga dei femminicidi. Alla luce di quello che le è successo, Gaia dice con un filo di voce: “Le posso capire. Mi sento una sopravvissuta. Adesso, però, vorrei concludere questa videochiamata perché non mi sento bene”. Vandalizzato un cartello di solidarietà Mentre scriviamo, sono passati alcuni giorni da questo colloquio, che è stata l’ultima intervista che ha rilasciato la giovane prima di chiudersi nuovamente nel silenzio. Per domani alle 18, presso l’istituto Gramsci di Bacoli, la città della vittima, il deputato Borrelli e il sindaco di Bacoli Josi della Ragione hanno organizzato un sit in di solidarietà nei suoi confronti e per denunciare la piaga dei femminicidi, ma la situazione sembra essere tesa: qualcuno ha vandalizzato un cartello che stigmatizzava quanto successo a Gaia al Belvedere di Pozzuoli, il luogo nel quale ha rischiato di morire. Il bollettino quotidiano di femminicidi e violenze Sempre mentre scriviamo, in Campania, negli ultimi quattro giorni, una donna è morta con gravi ustioni all’ospedale Cardarelli di Napoli. È stata aperta un’inchiesta perché aveva raccontato ai sanitari di essere stata vittima di un’aggressione da parte del marito, che le avrebbe gettato del liquido infiammabile addosso per poi darle fuoco. Una versione diversa da quella riportata dal coniuge, che ha chiamato i soccorsi parlando di un atto autolesionistico. Un’altra donna, solo due giorni fa, riesce a salvarsi chiamando i Carabinieri: il marito, 40 anni, agli arresti domiciliari in un’altra abitazione per maltrattamenti e stalking nei confronti dell’amante, prima chiama e minaccia di morte la moglie al telefono perché pretende che lei gli porti il bambino in piena notte, poi al termine di una lunga sequela di vessazioni telefoniche e dal vivo, la donna si convince a denunciare. In quelle ore, il marito dà in escandescenze e piomba a casa della donna impugnando una mazza da baseball. Per fortuna, non la trova. Lei è dai Carabinieri a formalizzare la denuncia. Come non ripensare all'intenso testo dell'attivista peruviana Cristina Torres-Cáceres, scritto di getto e diventato virale in Italia dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, che alla fine recita: "Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima".

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