"Voci di coraggio", dentro l'opera di street art che celebra la forza delle donne migranti

Colori, volti, speranza. Una mostra a cielo aperto per accendere i riflettori sulla condizione femminile in contesti sociali difficili. Protagoniste sono le donne migranti venezuelane in Colombia, e le donne colombiane in stato di vulnerabilità, per dare voce alle loro storie di forza e resilienza. È l'obiettivo di “Almas: Voci di Coraggio”, un' installazione di stencil-poster art che veste un intero tunnel urbano di 72 metri a Milano e racconta, con il linguaggio della street art, un progetto umanitario di Fondazione CESVI – realizzato con il contributo della Cooperazione Italiana - per la protezione e l’emancipazione femminile delle donne migranti venezuelane e delle donne colombiane, vittime di violenza e abusi in un contesto estremo colpito da conflitti interni e una profonda crisi economico-sociale. L'opera, visibile a partire dal 7 aprile e inserita nel calendario della guida Fuorisalone, è stata realizzata nel multiculturale quartiere di NoLo, all’interno del Tunnel Reload , dal maestro stencil artist e architetto Pablo Pinxit, e curata da Christian Gancitano. Un tema, quello della casa, che acquisisce un significato politico e simbolico durante la settimana milanese del Salone del Mobile: "La casa è anche quella che le donne migranti hanno dovuto abbandonare, la casa per molte persone rappresenta un luogo non sicuro", dice a Sky TG24 Insider Roberto Vignola, vicedirettore di Fondazione CESVI. Il tunnel che ospita l'opera "per anni è stato considerato il 'tunnel della paura', e renderlo teatro di un'installazione che rappresenta le donne che sono uscite da contesti di difficoltà e violenza è un segnale forte. La Design Week ci sembrava un'ottima occasione per lanciare un messaggio sociale". Quando la speranza passa attraverso l'arte L’opera d'arte urbana “Almas: Voci di Coraggio” racconta il percorso di rinascita delle migranti venezuelane, delle donne migranti di ritorno colombiane e delle donne delle comunità ospitanti dei barrios periferici colombiani, coinvolte nel progetto implementato da CESVI in Colombia per l’emancipazione e l’inclusione socio-economica femminile. Il curatore, Christian Gancitano, ha spiegato che se "da un lato del tunnel sono raffigurati per icone alcuni valori legati alle culture e alle buone pratiche della rivalsa e dell’impegno civico femminile, dall’altro lato è riprodotta una copia “specchio” dell’opera in colori più tenui, con frasi di donne note in diversi ambiti culturali e sociali". Parte integrante dell’opera sono i ritratti fotografici scattati alle donne nell’ambito dei progetti di CESVI in Sudamerica. Mentre la location dell'opera, Tunnel reload, è diventata la prima galleria di “poster art“ pubblica a Milano, in uno dei quartieri più multietnici della città. La migrazione venezuelana in Colombia Negli ultimi cinque anni l'America Latina ha visto il più grande flusso migratorio interno della sua storia, con quasi sette milioni di persone che hanno lasciato il Venezuela per raggiungere i Paesi vicini. Da oltre un decennio il Venezuela è colpito da una crisi che ha condotto la Nazione al collasso economico con conseguenze drammatiche sul piano umanitario. Attualmente nel Paese sono oltre 20 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria: l’82% dei venezuelani soffre di insicurezza alimentare e quasi il 70% versa in condizioni di povertà multidimensionale. La principale destinazione della popolazione venezuelana in fuga è la Colombia, che attualmente accoglie oltre 2,8 milioni di rifugiati. Nel Paese, però, la condizione dei migranti non è facile e le criticità maggiori riguardano proprio le donne, molto esposte ai rischi di sfruttamento e violenza a causa della loro vulnerabilità economica: per loro è estremamente difficile ricostruire una vita sicura. Verso l'indipendenza economica: il progetto ALMAS Per rispondere a questa emergenza, CESVI con il progetto ALMAS contribuisce al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione venezuelana in Colombia, con specifica attenzione a donne e giovani nelle città di Santa Marta e Barranquilla. Un programma che ha l’obiettivo di garantire l'inclusione socioeconomica delle donne venezuelane migranti e rifugiate, e delle donne colombiane, migliorando i servizi locali che permettono l'accesso alla formazione e favorendo l'occupazione e l'imprenditorialità. In pratica il progetto ALMAS fornisce sostegno a queste donne gettando le prime basi per un'indipendenza economica: "Lavoriamo sulla loro formazione, ci occupiamo dell’incubazione delle loro idee e dell’accompagnamento allo sviluppo imprenditoriale fino alla fase del finanziamento", spiega il vicedirettore di CESVI. "Alla fine di questo percorso ricevono un finanziamento attraverso un fondo di garanzia che eroga dei presti a tasso super agevolato, e la soddisfazione più grande è sapere che il tasso di restituzione dei prestiti è pari al 99%. Le donne si dimostrano sempre molto responsabili e contribuiscono al miglioramento delle condizioni di vita di tutta la famiglia". Un progetto, quello di ALMAS, che continua da quattro anni e che ha coinvolto circa 1200 donne. Che oggi hanno una prospettiva futura grazie a all'indipendenza economica. "Una donna dipendente dal punto di vista finanziario è una donna più ricattabile, più debole, quindi anche soggetta a violenze interfamiliari piuttosto che a ricatti di qualsiasi tipo", sottolinea Roberto Vignola. "L'indipendenza economica è un elemento chiave nei percorsi di emancipazione femminile". La storia di Keila Tra le tante storie di emancipazione c'è quella di Keila, una donna venezuelana di 36 anni. Nel momento in cui doveva passare la frontiera per lasciare il suo Paese è stata ricattata in molteplici modi, alcuni uomini hanno anche provato a corromperla facendo leva sulla figlia. "Le dissero che aveva un bene più prezioso dei soldi, ed era la sua bambina. Quel racconto mi ha impressionato", racconta il vicedirettore di CESVI. Ma la storia di Keila ha un lieto fine: "È riuscita a superare anche questa difficoltà e si è ritrovata a Santa Marta, città del Nord Ovest della Colombia dove opera la nostra associazione". E lì Keila ha ricominciato da zero. "Aveva esperienza in cucina, era una brava cuoca. Così l’abbiamo aiutata ad avviare un’attività di catering", che oggi produce quattro linee di prodotti alimentari, dai surgelati ai dessert. Oggi è una piccola imprenditrice: si occupa di organizzare catering per feste e banchetti. "Siamo stati nel suo laboratorio e abbiamo assaggiato i suoi ottimi tequeños". La sua attività da tre anni le consente di mantenere una delle sue figlie all'università, dove studia Comunicazione sociale. Keila si commuove mentre racconta la sua storia: "Ci sono stati momenti difficili, ma sono grata per quello che abbiamo: se fossimo rimasti in Venezuela tutto questo non sarebbe stato possibile".

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