Quando la legittima difesa è considerata davvero legittima?

La legittima difesa in Italia è un argomento ancora dibattuto. La legge, precisamente l'articolo 52 del codice penale, stabilisce che “non è punibile chi ha commesso un fatto per essere stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo di un'offesa ingiusta”. Tradotto: se mi trovo in una situazione di pericolo di aggressione ho diritto a difendermi. Ma ci sono alcuni aspetti importanti da tenere in considerazione. Prima di tutto, come rimarca la legge, la difesa deve essere sempre proporzionata all'offesa. Ciò significa che è legittimo l'utilizzo di un'arma - legalmente detenuta - nei confronti di chi si introduce all'interno della nostra abitazione o della nostra attività lavorativa. Ma solo se lo si fa per difendere la nostra incolumità o quella di altri, oppure i propri beni o quelli di altri. Ci si può quindi difendere quando ci si trova in una situazione di pericolo di aggressione o quando non c'è desistenza da parte dell'aggressore. Non solo. Si parla di legittima difesa anche nel caso in cui si ricorre all'uso dell'arma per respingere un'intrusione avvenuta con violenza. E inoltre, la difesa può dirsi legittima quando, ad esempio, non ci si può rivolgere alle forze dell'ordine o quando non è possibile fuggire di fronte alla minaccia. Se la reazione di difesa è invece sproporzionata all'offesa, si può incorrere nel reato di eccesso colposo di legittima difesa. Il rischio è una pena per delitto colposo, che arriva fino a cinque anni per le ipotesi più gravi, come l'omicidio. La legge che regola la legittima difesa trova ampi spazi di discrezionalità nell'applicazione della giurisprudenza. Sul tema si sono confrontati gli ospiti della quinta puntata di Materia Grigia, il talk di confronto di Sky TG24 condotto da Fabio Vitale: Franco Gabrielli, già capo della polizia, sottosegretario con delega alla sicurezza del governo Draghi e attualmente professor of Practice di Public Management alla SDA Bocconi, e Antonio Bana, avvocato, past president di Asso Armieri e curatore della materia Criminologia all’Università degli Studi di Milano. Se foste in possesso di un'arma, legalmente detenuta, e in casa vostra in piena notte facessero irruzione due ladri, usereste quell'arma? Bana: “Quando hanno fatto la riforma della legittima difesa e dal 2006 al 2019 si è passati attraverso un'attenta analisi e studi dottrinali e giurisprudenziali. Si è fatto questo excursus per capire dove le pronunce di merito o di legittimità sono andate ad incidere su quelli che sono i fattori della proporzionalità tra offesa e reazione all'offesa. E questo è il fatto fondamentale, perché ogni caso è specifico a sé. Se io ho un'arma e posso difendere la mia incolumità o la comunità dei miei familiari, devo avere una grandissima lucidità, una grandissima preparazione, sangue freddo e capire chi ho davanti. Ricordiamoci che chi è abituato a delinquere, è abituato anche a usare l'arma se ce l'ha, e quindi ha una reazione diversa da chi la usa una sola volta. La proporzione sta in questo caso: perché se da una parte c'è un ladro con un coltello o un bastone e io tiro fuori la mia pistola e attingo alla persona, poi devo andare a discutere sulla mia proporzionalità, anche se in quel momento il ladro era in casa mia e io ho cercato di difendermi. È una leggerissima linea di difesa che deve essere utilizzata a seconda dei casi. Quindi, legittima difesa, sempre legittima?” Gabrielli: “Io condivido queste precisazioni e sottolineature che tendono a mettere in evidenza che l'utilizzo dell'arma non è un gioco, ma è qualcosa di molto serio. Però, se noi ci pensiamo, c'è una contraddizione nella norma soprattutto nell'articolo 55, che è l'eccesso colposo. L'eccesso colposo introduce un elemento che, almeno nelle intenzioni del legislatore, era quello di capire la situazione e, non a caso, si parla di grave turbamento emotivo che esattamente collide con quello che diceva l'avvocato. Per rispondere un po' crudamente alla sua domanda, io andrei molto cauto sull'utilizzo dell'arma in quella che – peraltro - la dottrina ormai non chiama più legittima difesa, ma chiama 'offesa legittima', perché si è spostato molto verso la possibilità del difendente di poter utilizzare le armi e soprattutto cercare di limitare una interpretazione - non me ne vogliano i magistrati - arbitraria sul tema della proporzionalità. Però questo inevitabilmente espone il cittadino, che ha un'arma, a una situazione che, dal mio punto di vista, è di pericolo. O tu hai le caratteristiche a cui faceva riferimento prima l'avvocato oppure io consiglierei - salvo una situazione ovviamente estrema - che l'arma rimanga là dov'è”. Bana: “Io posso trovarmi di fronte a qualcuno che come me ha un'arma. Io devo essere capace di vedere se, intanto, si tratta di un'arma vera – perché a volte non è così. Poi, la mia reazione di difesa di un decimo di secondo prima potrebbe essere: 'Gli sparo alle ginocchia così lo ferisco'. Ipotizziamo che questa persona si abbassi, io lo colpisco al cuore. Ecco come i fatti, nella propria difesa, possono anche cambiare. Ci sono stati tanti casi di questo genere”. Gabrielli: “Noi dobbiamo sempre partire dal presupposto che esiste un libero convincimento del giudice e le norme vanno interpretate. Quindi anche le disposizioni che tendono a restringere questo ambito poi devono necessariamente misurarsi con l'interpretazione, con la verifica situazione per situazione. Non è che, una volta che io ho parlato in maniera generale del grave turbamento, questo è in qualche modo assolvente. Va verificato caso per caso, e questo lo fa il giudice”.

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