
Nell’ambito di “Bigliettopoli”, la maxi inchiesta della procura di Torino con al centro la cessione di biglietti omaggio per spettacoli in cambio di favori, i due magistrati disposero le intercettazioni telefoniche senza aver prima chiesto l'autorizzazione parlamentare come previsto dalla legge. La vicenda coinvolse l'allora senatore dem intercettato nelle sue conversazioni con l'imprenditore e amico Giulio Muttoni
Il Consiglio superiore della magistratura ha sanzionato il sostituto procuratore di Torino Gianfranco Colace e il Gip Lucia Minutella, ritenendoli "responsabili dell'illecito disciplinare a loro ascritto": il primo è stato sanzionato con trasferimento, passaggio alla funzione civile e perdita di anzianità di un anno, la seconda con la censura. Nell’ambito di “Bigliettopoli”, la maxi inchiesta della procura di Torino con al centro la cessione di biglietti omaggio per spettacoli in cambio di favori, i due magistrati disposero le intercettazioni telefoniche senza aver prima chiesto l'autorizzazione parlamentare come previsto dalla legge. A chiedere le sanzioni per pm e gip è stata la procura generale della Cassazione, davanti alla sezione disciplinare del Csm, per la vicenda che coinvolse l'allora senatore dem Stefano Esposito intercettato nelle sue conversazioni con l'imprenditore e amico Giulio Muttoni, quest'ultimo accusato di corruzione ma poi assolto in primo grado.
L'inchiesta
Il procedimento disciplinare nei confronti di Colace e Minutella era scattato per il caso delle intercettazioni illegittime disposte svolte nel corso del procedimento: le captazioni, poi diventate inutilizzabili per effetto di una pronuncia della Corte costituzionale, furono disposte tra il marzo 2015 e il marzo 2018 nel procedimento in cui finirono migliaia di conversazioni di Esposito, il quale fu indagato e in seguito prosciolto a Roma. In un ramo dell'inchiesta, poi trasferito a Roma, l'ex senatore aveva intanto visto archiviare le accuse nei suoi confronti nel dicembre scorso, dopo sette anni, su richiesta della procura della capitale. L'accusa per i due magistrati torinesi era di "grave violazione di legge, determinata da ignoranza o negligenza inescusabile" per un presunto mancato rispetto delle regole sulle intercettazioni, disposte senza avere chiesto l'autorizzazione parlamentare. Il pm Colace avrebbe chiesto il rinvio a giudizio di Esposito indicando fra le fonti di prova anche le intercettazioni telefoniche e la gip Minutella il rinvio a giudizio dell'allora senatore Pd indicando quelle stesse intercettazioni quali fonti di prova. Entro novanta giorni la sezione disciplinare del Csm depositerà le motivazioni della condanna. Due settimane fa il pg della Cassazione Marilia Di Nardo aveva definito quelle intercettazioni "indirette e non occasionali, una captazione prolungata nel tempo". Per la difesa avevano parlato il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini e l'avvocato Marcello Maddalena, già procuratore generale del Piemonte, chiedendo sia per Colace che per Minutella l'assoluzione.
