Esami istologici fermi per mesi, la battaglia di Maria Cristina: "Non dobbiamo arrenderci"

Nella provincia di Trapani ci sono 3.300 persone in attesa da mesi di conoscere l'esito dell'esame istologico. Tra loro Maria Cristina Gallo, che nel frattempo ha sviluppato un tumore con metastasi. L’abbiamo incontrata, mentre sull’ennesimo caso di malasanità siciliana indaga ora la Procura di Marsala. I pazienti hanno dovuto attendere quasi un anno per un referto, uno di loro è deceduto prima di conoscere l’esito dell'esame istologico a cui si era sottoposto; si chiamava Paolo Robino, era un infermiere in pensione, aveva 74 anni; operato a settembre all'ospedale di Marsala per l'asportazione di un tumore e morto a gennaio, il referto è arrivato dieci giorni dopo. Aperto un fascicolo con l'ipotesi di lesioni gravissime colpose Maria Cristina Gallo, di Mazara del Vallo, invece ha ricevuto il referto del suo esame, sollecitato più volte, solo 8 mesi dopo e solo grazie all’azione del suo legale e nel frattempo aveva sviluppato un tumore con metastasi. Ha presentato un esposto alla procura di Marsala che ora vuole far luce sull’ennesima falla nella sanità siciliana. I pm hanno aperto un fascicolo con l'ipotesi di lesioni gravissime colpose per ricostruire le responsabilità nella catena di ritardi che hanno riguardato oltre 3.300 persone, costretti ad un’attesa per mesi di un risultato, come Maria Cristina, la cui storia ha dell’incredibile. Operata all’ospedale di Mazara Abele Ajello, per l’asportazione di quello che sembrava un fibroma, che invece era un tumore al quarto stadio. L’esame istologico, che avrebbe dovuto esser eseguito prima dell’intervento, fu fatto invece successivamente, richiesto dall’ospedale di Mazara all'Asp di Trapani che a sua volta si rivolse ad un laboratorio di Castelvetrano; l’esito arrivò otto mesi dopo. "La Sicilia merita una sanità migliore" Maria Cristina Gallo e il marito Giacomo Tranchida mi accolgono nella loro casa e la prima frase che pronunciano è: “Non dobbiamo arrenderci, la Sicilia merita una sanità migliore, ci sono tanti bravi medici, infermieri, personale sanitario costretti ad andar via, soffocati da questa sanità malata”. E di bravi medici e infermieri siciliani ne ha incontrati molti a Milano all’Istituto nazionale tumori dove nel frattempo ha avviato un ciclo di chemioterapia. Ogni mercoledì mattina va a Palermo, prende l’aereo e torna la sera dai suoi figli. “Estenuante oltre che costoso ma dopo quello che mi è successo come faccio a fidarmi della sanità nella mia regione?" “Chiedo verità e giustizia” dice Maria Cristina “e spero che la mia voce possa continuare a salvare altre vite. Ho deciso di denunciare non i medici ma il sistema, perché gli errori possono essere commessi e io non voglio puntare il dito su qualcuno ma spero che questo sistema logoro, fallace e intriso di menzogne cambi, che i responsabili facciano un esame di coscienza e che questa sanità smetta di essere un luogo che genera dolore, per le persone ammalate e per le loro famiglie, ma torni ad essere un luogo di cura e di guarigione. Papa Giovanni Paolo II li chiamava “sistemi di peccato, di male che genera male”, io da cristiana sono disposta a perdonare, ma il perdono presuppone l’ammissione di colpa”. "Scoprire altre persone nella mia condizione è stato uno shock" “È stato uno shock” aggiunge Maria Cristina Gallo “scoprire che altre tremila e trecento persone erano nella mia stessa condizione, private della possibilità di una diagnosi che permettesse loro di curarsi nel modo migliore, convinte magari di stare bene quando invece un male impietoso avanzava dentro di loro. Io sogno una prassi virtuosa, al posto di questo sistema fatto di bugie e di interessi personali, in questo momento di sofferenza, anche se sento dire spesso che non cambierà nulla, credo che non dobbiamo arrenderci, in nome di quelle persone danneggiate in modo irreversibile; non dobbiamo dimenticare che chi è malato di cancro non torna più alla spensieratezza d’un tempo, la paura è qualcosa con cui dobbiamo imparare a convivere e meritiamo un sistema in cui ci venga permesso di essere curati al meglio. Quello che è accaduto è invece gravissimo”. Convocato negli uffici della Regione, a Palermo, il direttore generale dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce ha assicurato che gli esami ancora da smaltire sono ormai solo poche centinaia. Ma gli ispettori inviati dal presidente della Regione, Renato Schifani, hanno in realtà scoperto che gli esami ancora da analizzare sono invece migliaia. Se ne occuperanno le Asp di Palermo, Catania e Caltanissetta, insieme agli ospedali Villa Sofia-Cervello, Civico, Fondazione Giglio e Policlinico di Palermo. L'assessore regionale alla Sanità, Daniela Faraoni, ha avviato in tutta l'isola un monitoraggio per verificare il numero degli esami istologici da svolgere e dei tempi per evaderli. Richiesta una verifica sui tempi di attesa per i referti dal Codacons Il Codacons ha chiesto una verifica immediata sui tempi di attesa per i referti istologici in tutte le strutture sanitarie siciliane. Il caso ha sollevato l’interesse di rappresentanti delle istituzioni come il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, di Forza Italia, che dopo aver fatto visita alla paziente ha portato il caso in Parlamento, e il capogruppo alla Camera di Italia Viva, Davide Faraone, che ha avviato verifiche dalle quali emergono altri “episodi inquietanti, che riguardano campioni andati smarriti nel trasporto da Castelvetrano a Trapani. In questi casi i pazienti non avranno i risultati in ritardo di otto mesi come capitato alla signora Maria Cristina Gallo, ma non avranno mai alcun esito. Grazie ad alcune testimonianze siamo anche venuti a sapere – racconta Faraone - di altri casi, di pazienti operati senza che fossero eseguiti gli esami, al buio”. Intanto il caso si allarga, l’attenzione degli inquirenti si concentra ora anche sulle decine di migliaia di euro spesi dall’Asp, nel periodo in cui si accumulano gli esami da evadere, per finanziare eventi come il Cous cous festival di San Vito Lo Capo e un Premio alle Isole Eolie. Sulla spesa destinata alla comunicazione il Movimento Cinquestelle ha annunciato richieste di ispezione in tutte le Asp siciliane; quello di Trapani, secondo il coordinatore regionale Nuccio Di Paola, potrebbe non essere un caso isolato. Lanciata una petizione dai cittadini L’indignazione cresce. Al presidente della Regione hanno inviato una petizione centinaia di cittadini di Marsala che denunciano la "drammatica situazione in cui versa la sanità pubblica della provincia di Trapani. Non è plausibile - scrivono i firmatari - che la governance dell'Asp si scrolli di dosso le proprie responsabilità, attribuendole ad alcuni anatomo patologi, colpevoli di essere stati posti in pensione, senza adottare e programmare in tempo utile convenzioni, stipulate, verosimilmente, solo dopo che i buoi sono scappati". "In un Paese civile - prosegue la petizione - dopo la gestione fallimentare rappresentata dai media, i vertici dell'Asp di Trapani non aspetterebbero un provvedimento di revoca, ma si dimetterebbero volontariamente". Si ricorda, poi, al presidente Schifani nell'estate scorsa ebbe a dire pubblicamente: "Se i manager non raggiungono gli obiettivi, decadenza automatica anche per direttori sanitari e amministrativi". E ancora "La riduzione delle liste d'attesa negli ospedali è uno dei principali impegni assunti dal mio governo, ci saranno rigorose verifiche". All'Asp di Trapani, invece, conclude la lettera, "bisogna attendere anche 8 mesi per un esame istologico e, quindi, sapere dopo tanto tempo, se si è già con un piede nella fossa".

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