Taranto, dalla crisi politica all'attesa dei padroni dell'ex Ilva

Non c’è pace per Taranto, una città, è il caso di dire, in “amministrazione straordinaria”. I commissari sono ormai ovunque: dall’economia alla politica , e se solo potessero, i tarantini “commissarierebbero” anche la squadra di calcio, da mesi sull’orlo del fallimento. L’ultimo commissario arrivato, in ordine di tempo, è Giuliana Perrotta, scelta dal Prefetto Paola Dessi per traghettare il comune alle elezioni anticipate del prossimo maggio. Che si sono rese necessarie dopo la resa dei conti dei giorni scorsi in consiglio comunale, dove si sono dimessi 17 dei 34 consiglieri. Tutti a casa, quindi, dopo poco meno di tre anni, a partire dal sindaco Rinaldo Melucci, già sfiduciato nel 2021 e poi tornato a palazzo di città con le elezioni dell’anno successivo. E non ci sarà un sindaco, quindi, ad accogliere i nuovi padroni della più grande acciaieria d’Europa, la cui convivenza con la città dei due mari si è fatta, negli ultimi anni, sempre più conflittuale. Ormai è questione di giorni, forse di ore: i tre commissari nominati dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso dopo la fine della breve e non felicissima era Arcelor-Mittal, stanno per sciogliere le ultime riserve sulle due principali offerte d’acquisto rimaste in gara. I favoriti sembrano essere gli azeri di Baku Steel, pronti a garantire un miliardo di euro e una pianta organica di 8500 lavoratori . Più di quanto non siano arrivati ad offrire gli indiani di Jindal, che riprovano a mettere le mani sul gruppo ex Ilva invocando competenza ed esperienza che a loro dire i competitors non avrebbero. A Taranto, dove il gruppo ha l’impianto e i problemi più grandi, sono in tanti gli spettatori interessati alla partita. Gli operai, innanzitutto, cui vanno aggiunti i 1600 lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria, che esistono e hanno nomi e cognomi, nonostante si tenda ad ignorare l’esistenza di questa realtà. Quindi il mondo produttivo, che vede la maggior parte delle sue aziende dipendere proprio dal siderurgico. Infine, con la politica messa in stand-by dagli ultimi eventi, la città, che confida finalmente nella conversione green dell’acciaieria. Una città che ha smesso, ormai, di fare affidamento sulla giustizia, dopo il clamoroso fallimento del processo “Ambiente Svenduto” contro i veleni provocati dal siderurgico, che ripartirà ora da Potenza, con la metà degli imputati. E a proposito di partite, qui a Taranto, negli ultimi tempi, nemmeno lo sport se la passa benissimo. La marcia di avvicinamento ai giochi del Mediterraneo del 2026, la cui assegnazione era stata inizialmente vissuta come una grande opportunità di sviluppo per l’intera città, si sta rivelando una difficilissima corsa ad ostacoli. Ma a tenere banco tra gli sportivi tarantini, nelle ultime settimane, sono soprattutto le vicissitudini della squadra di calcio, ultima in classifica in Lega Pro e destinata a scendere tra i dilettanti. E dire che mesi fa sembrava fatto il passaggio ad una società inglese che prometteva di portare il Taranto nel calcio che conta. Ma di bonifici, in città, non ne sono mai arrivati, e gli unici soldi spesi da questa società, sono stati quelli per le birre offerte nei pub ai tifosi tarantini da un suo pittoresco inviato. Lo stesso che si fece fotografare accanto al sindaco, sul balcone di palazzo di città, con tanto di sciarpa rossoblù al collo.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Taranto, dalla crisi politica all'attesa dei padroni dell'ex Ilva