Napoli e i minori violenti, cosa ci dicono i dati sui "cattivi ragazzi"

Per descrivere la situazione della criminalità minorile a Napoli, bisogna cominciare da alcuni dati: il capoluogo partenopeo, in tutte le statistiche, non è la città con la maggiore incidenza criminale. Secondo l’ultima classifica stilata dal Sole 24 Ore, si trova al dodicesimo posto tra le città in cui si contano più reati denunciati. Napoli e la sua area metropolitana vantano una popolazione giovane tra le più alte d’Italia, ma sono in fondo alla lista per qualità educativa, con un tasso di incompetenza alfabetica e matematica preoccupante e una forte presenza di neet, cioè giovani che non studiano né lavorano: una percentuale tra le più alte del Paese, secondo il rapporto Istat 2022-2023. Ad esempio, il 48 per cento dei ragazzi che frequentano le scuole medie ha scarsa dimestichezza con l’italiano, il 66,8 per cento con la matematica. Oltre il 14 per cento dei giovani, poi, non studia e non lavora. Un dato che supera di molto la media nazionale, che è al 9 per cento. La fotografia dell’Istat è impietosa: oltre alla dispersione scolastica, ci sono servizi educativi insufficienti, scarsa preparazione scolastica e mancanza di opportunità lavorative. La disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni è al 43,7 per cento, sempre secondo gli ultimi dati Istat. Drammatici, poi i dati sulla dispersione scolastica. Un esempio: tra settembre 2023 e gennaio 2024 oltre 800 alunni non hanno mai frequentato la scuola, oltre 7000 sono stati assenti fino alla metà delle giornate di scuola e per 1700 ragazzi i giorni di assenza hanno superato quelli in presenza. Un quadro che stride con l’immagine di una rinascita culturale per Napoli. La criminalità minorile La presidente della Corte d’Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, nella sua relazione relativa al 2024, presentata all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2025, non usa mezzi termini: “Purtroppo sempre più spesso anche i minorenni sono coinvolti in atti criminosi” ed è “molto frequente l’abitudine dei minori di uscire armati anche al solo scopo difensivo e allo stesso modo, non mancano casi di minori che si armano per compiere reati violenti”. Anche nella relazione si ricordano i giovani uccisi per futili motivi ma si sottolinea anche che “le condotte aggressive dei minori non sono più limitate alle zone disagiate del territorio metropolitano, ma coinvolgono anche le classi sociali più abbienti” e che “il contesto in cui esplode la violenza giovanile non è solo quello del degrado e della povertà, ma diviene una modalità di affermazione”. Dunque, non solo rampolli di camorra, ma singoli e bande che esercitano violenza. Un passaggio è dedicato anche al capitolo droga: sono in aumento anche i minori che spacciano, al soldo della criminalità organizzata. Quasi il doppio rispetto al 2023 i reati commessi da minori: “Registra quasi il raddoppio dei numeri dell'anno precedente, con un rilevante incremento di misure cautelari”, si legge. Sono 105 nel primo semestre del 2024, mentre nel 2023 erano 47. I giudizi abbreviati sono stati 73 nel primo semestre del 2024, mentre erano 43 l’anno prima. E se da un lato si configura un dato allarmante, nella relazione viene citata “un’altrettanto problematica situazione” al Tribunale di per i Minori: una carenza di organico di circa un terzo. Aumentano le misure contro i reati dei minori “I sequestri di armi sono praticamente quasi raddoppiati nel corso dell'ultimo anno – racconta a Sky Tg24 Insider il Maggiore Sergio Vaira, comandante della compagnia Vomero dei Carabinieri - Sono avvenuti per lo più nelle aree di svago, come le piazze, le aree pedonali, ma anche nelle stazioni della metropolitana, della funicolare, a volte anche alle fermate degli autobus”. I Carabinieri, da un po’ di tempo, hanno infatti predisposto controlli con i metal detector anche alle stazioni dei mezzi pubblici. Ha fatto scalpore la richiesta, arrivata dalla preside di una scuola dell'area orientale della città, di ottenere controlli con i metal detector: è stata accolta dal Prefetto di Napoli che ha predisposto controlli a campione anche negli istituti scolastici, ad opera della Polizia. Ma c’è un identikit del minore che possiede un’arma? “L'aspetto su cui dovremmo riflettere tutti – commenta il comandante - è che non è possibile tracciare un chiaro identikit del minorenne che esce di casa armato. Sostanzialmente tutti, ma dico tutti in maniera trasversale, senza distinzione di provenienza o di livello di istruzione, spesso magari anche a causa di comportamenti emulativi, possono irresponsabilmente procurarsi un'arma di questo tipo e addirittura farne uso in un momento d’ira”. Per far fronte a questa situazione, il Tribunale dei Minorenni ha avviato una sperimentazione che prevede la composizione di un collegio di giudici, presieduto dalla Presidente Paola Brunese, per trattare i casi di possesso di armi da taglio da parte dei minori con rito direttissimo e ridurre così i tempi per celebrare i processi, per cui in un mese al massimo, questa la previsione, il giovane trovato armato dovrebbe essere processato. E poi c’è anche il problema delle armi da sparo, sia illegali, sia modificate illegalmente in laboratori clandestini: un facile accesso alle armi per i minori. Viene da domandarsi, però, come ha sottolineato recentemente Isaia Sales, saggista e politico, esperto di storia delle mafie, perché non si riesca a colpire adeguatamente i fornitori di armi di questi adolescenti. E poi, di fronte alla fotografia impietosa scattata dall’Istat, ci si chiede dove sia tutto il resto che manca, al di là dell’aumento di misure preventive e repressive, che intervengono sull’effetto, ma non sulla causa.

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